Francesco Cecchini.
Nessun essere umano deve essere considerato straniero o clandestino in nessun luogo della terra.
Parola d’ordine per la cittadinanza universale.
Il deserto del Sahara è più cimitero del Mediterraneo. Il Mediterraneo è diventato il simbolo di traversate pericolose, barconi strapieni, migranti morti annegati, non c’è una contabilità precisa. Ma c’è un luogo in cui si stima che più persone muoiano, il più delle volte senza lasciare traccia: il deserto del Sahara. Da più di un anno l’Algeria ha abbandonato nel deserto del Sahara oltre 13.000 persone, tra cui donne incinte e bambini, intercettandole al confine ed espellendole, senza acqua né cibo, spesso sotto la minaccia di armi. È quanto ha riportato il quotidiano Al-Jazeera English, basandosi su un report dell’agenzia di stampa The Associated Press, pubblicato lunedì 25 giugno. Anche l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) tempo fa avevano informato su questa situazione. il direttore dell’Africa occidentale e centrale, Richard Danziger, a una conferenza a Ginevra mesi fa aveva detto: “Non abbiamo ancora una stima del numero di persone uccise nel deserto del Sahara affermando che dal 2014 potrebbero essere morti nel deserto, persi, assetati, esausti con una temperatura di oltre 40 gradi, da soli, con bambini, in piccoli gruppi, circa 30.000 esseri umani. Quello che si sa è quello che hanno raccontato i sopravvissuti. Alcuni, che sono riusciti a tenere i loro telefoni, hanno registrato ciò che è accaduto e che incolpa le autorità di frontiera di alcuni paesi, in particolare l’Algeria. In questo paese che si dice popolare e socialista non solo i migranti africani vengono respinti alle frontiere, ma se riusciti ad entrare vengono arrestati in varie città, Algeri, Orano, Tlemcen, portati alla frontiera e spinti con la forza nel deserto.
Nel luglio del 2017 il primo ministro algerino Ahmed Ouyahia aveva dichiarato che i migranti subsahariani sono “una fonte di droga e criminalità” in Algeria. Le dichiarazioni sono state definite scioccanti e scandalose, hanno destato l’indignazione delle associazioni per la protezione dei diritti umani e di alcuni partiti politici. Hanno preso posizione Amnesty International e La Lega Algerina per i Diritti dell’Uomo(LADDH) che ha detto: “Ricordiamo a Ouyahia che queste persone sono fuggite da guerre, violenze e povertà e sono venute in Algeria per cercare pace e sicurezza, ed è nostra responsabilità accoglierle, in conformità con i testi internazionali firmati e ratificati dall’ Algeria”.
Il PT ( Parti des travailleurs) di Louisa Hanoune* ha denunciato attraverso il suo vice Ramdane Taziff la campagna xenofoba e razzista del primo ministro. Dicendosi inorridito delle affermazioni Taziff ha dichiarato che ” lo stato deve responsabilizzarsi della tragedia che colpisce i nostri fratelli africani e regolarizzare la loro situazione”. Questo dopo un anno non avviene ancora in Algeria, anzi si continua a respingere e a spingere nel deserto del Sahara verso la morte i fratelli africani.