di ILARIA BONIBURINI   

Resoconto di un rapporto sullo sfruttamento della foresta pluviale ad opera di una rete complessa di aziende europee con la complicità sia del governo congolese che di due agenzie europee per l’aiuto allo sviluppo. (i.b.)

Il 26 giugno 2018 è stato pubblicato un rapporto del Global Witness (1) sullo sfruttamento della foresta pluviale del bacino del fiume Congo ad opera di una rete complessa di aziende europee con la complicità sia del governo congolese che di due agenzie per lo sviluppo europee. Ci è sembrato importante riportarne una sintesi; non solo perchè questa foresta è un bene comune di carattere planetario per il ruolo che svolge nella salute del pianeta, ma anche per mettere in evidenza come il continente africano continua ad essere sfruttato da capitalisti occidentali, che spesso operano con il supporto delle cosiddette agenzie di cooperazione allo sviluppo, ovvero quelle agenzie che dovrebbero “aiutarli a casa loro”.

La foresta pluviale del bacino del fiume Congo, che ricade prevalentemente nel territorio della Repubblica Democratica del Congo (RDC) è un fondamentale regolatore del clima e ha un importantissimo ruolo nell’assorbimento delle emissioni di CO2. E’ anche uno dei più importanti ecosistemi del pianeta per la sua biodiversità, ospita più di 600 specie di alberi e 10.000 specie animali. Non solo, la ricchezza naturale di questa foresta fornisce riparo, cibo, acqua e mezzi di sussistenza a decine di milioni di persone ogni giorno.

A differenza della foresta Amazzonica, la foresta della RDC, sino alla fine del secolo scorso, era una delle foreste a più basso tasso di deforestazione, ma una serie di studi recenti hanno messo in evidenza come la situazione sia cambiata. Un studio di Global Forest Watch, Blue Raster, Esri e l’Università del Maryland completato nel 2017, ha rivelato che la RDC era una delle tre foreste dove la deforestazione stava peggiorando, soprattutto a causa della scarsa applicazione da parte del paese delle sue normative ambientali. Dal 2000 al 2014, la RDC ha perso una media di 0,57 milioni di ettari di foresta all’anno, e il tasso di perdita di foresta tra il 2011 e il 2014 è aumentato di 2,5 volte.

La Global Witness ha invece condotto un indagine (2) per comprendere chi sono i responsabili della deforestazione. La principale responsabile di questa colossale ed estremamente lucrativa operazione è la società europea Norsudtimber – il più grande proprietario unico di concessioni di disboscamento – che attualmente detiene venti concessioni di disboscamento per un totale di 40.000 km2 di foresta pluviale. Sono tre le società che controllano la Norsudtimber:

  • Precious Woods (5%), quotata in borsa con sede in Svizzera;
  • Kreglinger International (25%), anch’essa con sede in Svizzera, i cui proprietari rimangono sconosciuti;
  • e Realwood Establishmen (70%), proprietà di portoghesi e belgi.

Complici sono innanzitutto le consociate di Norsudtimber, che scambiano il legname in tutto il mondo attraverso transazioni segrete in giurisdizioni segrete, generalmente paradisi fiscali. Queste aziende servono anche per incanalare il denare che serve per corrompere i funzionari e politici congolesi. A seguire le aziende che comprano il legname, Global Witness ha individuato compratori in tutto il mondo. Indispensabili complici sono i politici congolesi, facilitati alla corruzione dalla perenne instabilità politica del paese. Il ministro dell’Ambiente Amy Ambatobe Nyongolo è stato già accusato di assegnare illegalmente concessioni di disboscamento, ma non accenna a interromperle.

Nonostante sia risaputo che il disboscamento non solo sta avvenendo a discapito delle popolazioni e della salute del pianeta, ma anche attraverso concessioni illegali, sia il governo francese che quello norvegese usano i loro fondi per dare supporto ad aziende come la Norsudtimber per espandersi in DRC. Queste azioni sono guidate dalla Central African Forest Initiative (CAFI), un ente finanziato a maggioranza dall’International Climate and Forest Initiative (NICFI) che appartiene alla Norad, l’agenzia governativa norvegese per la cooperazione allo sviluppo. L’Agenzia governativa francese per lo sviluppo (AFD) è anch’essa membro della CAFI.

La Norsudtimber sta operando illegalmente sul 90% dei suoi siti. Per esempio la maggioranza delle concessioni non hanno implementato il richiesto piano di gestione di 25 anni entro i termini imposti dalla legge nonchè evidenti segni di attività di disboscamento al di fuori dei perimetri autorizzati. Secondo la legge della RDC, ciò dovrebbe comportare la cancellazione dei contratti di concessione, ma la legge viene ignorata, con la complicità del governo della RDC. Ovviamente gli introiti re-investiti o destinati allo “sviluppo delle comunità locali” sono bassissimi, tra 1,49 e 4,79 dollari per abitante all’anno.

Tra i danni ambientali planetari dovuti alla riduzione della superficie forestale sono ingenti. Per esempio, l’espansione del disboscamento industriale sostenuta dall’Agenzia di sviluppo francese (AFD), potrebbe comportare quasi 35 milioni tonnellate di emissioni di CO2 in più rilasciate all’anno, o l’equivalente di altre 8 centrali a carbone. Questo è equivalente alle emissioni di carbonio della Danimarca per il 2014.

Note


(1) Global Witness è una ONG internazionale fondata nel 1993 che ha l’obiettivo di svelare e incidere sui legami tra sfruttamento delle risorse naturali, conflitti, povertà, corruzione e violazioni dei diritti umani in tutto il mondo. Qui il sito.(2) Il rapporto “Total System Failure” della Global Witness è qui scaricabile integralmente.

http://www.eddyburg.it/2018/06/le-reti-segrete-che-distruggono-la.html?m=1

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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