Di George Monbiot e Katrina vanden Heuvel

 

Gli opinionisti e i pesi massimi Democratici sono rimasti sbalorditi quando la ventottenne Socialista democratica Alexandria Ocasio-Cortez ha battuto il Rappresentante in carica per 10 mandati, Joe Crowley, nelle primarie democratiche del mese scorso a New York. Parliamo con George Monbiot,  il giornalista e scrittore britannico e con Katrina vanden Heuvel redattrice ed editrice  di The Nation, su che cosa significa questa vittoria per il futuro del Partito Democratico e per il movimento progressista.

AMY GOODMAN – George Monbiot, quando hanno fatto delle domande a Trump sulle proteste di oggi in Gran Bretagna durante la sua conferenza stampa di 40 minuti a Bruxelles, prima che volasse da te – beh, non esattamente te e non esattamente Sheila, ma prima è volato in Gran Bretagna, dove andrà anche al suo campo da golf di Turnberry, di cui ha parlato, ha fatto un po’ di pubblicità, e ha detto che ne ha anche uno in Irlanda; dobbiamo ricordarci che due anni fa, quando è andato a quel campo da golf il giorno dopo il voto per la Brexit, lo ha incontrato un giovane comico che all’epoca nessuna sapeva chi fosse. E’ arrivato sul campo da golf e proprio mentre Trump stava per parlare – aveva una tuta e una cravatta  di Turnberry – gli ha detto: “Potete trovare le palle di Trump” – aveva in mano delle palle da golf – “proprio qui, dietro di me, nel negozio di articoli sportivi.” E ha cominciato a lanciare queste palle da golf alla gente e avevano sopra delle svastiche.* Oggi, però, quando hanno fatto delle domande  a Trump riguardo alle proteste – ha cominciato a parlare delle elezioni negli Stati Uniti e di quanto fossero importanti e che era stato eletto. Una volta ancora ha mentito e ha detto di avere vinto in Wisconsin; neanche Reagan aveva vinto in Wisconsin. Voi avete continuato a interessarvi della politica progressista negli Stati Uniti. E che cosa gli dite quando Trump ha detto: “Ho vinto”?

GEORGE MONBIOT: Ebbene, questo fa parte del problema del sistema che abbiamo. Il vostro presidente o il governo   a una singola decisione presa una volta dalla gente, e poi giustificare ogni cosa che avviene in seguito a questa. Penso che questo sia perché noi abbiano un bisogno disperato di mitigare la democrazia rappresentativa con la democrazia partecipativa, in modo da avere un ruolo continuo nell’attività decisionale e non possono proprio dire: “Ho vinto e quindi posso fare quello che voglio per il resto del mio mandato.”

Quello che vedo accadere ora in America, suscita molte  speranze. E’ molto simile a ciò che è accaduto con il Partito Laburista qui nel Regno Unito, in quanto qui c’è un

movimento progressista che sta finalmente prendendo per il bavero il Partito Democratico, lo sta scuotendo e dicendo: “Ehi, ragazzi, restare attaccati al neoliberalismo, alle politiche che non erano certo distinguibili da quelle dei Repubblicani, non  lo reciderà, non funzionerà dal punto di vista elettorale e non funzionerà in termini di cambiamenti politici che è necessario vedere.” L’elezione di Alexandria Ocasio-Cortez che di per sé  è emozionante, si rivela essere soltanto parte di un movimento molto più grande che risale proprio all’inizio del 2017, prima con la fondazione del Brand New Congress (un comitato di azione politica formato dai membri dello staff e dai sostenitori di Bernie Sanders, n.d.t.) e poi dei Democratici per la Giustizia  che ora combattono battaglie analoghe in tutti gli Stati Uniti.

E qui nel Regno Unito osserviamo questo e vediamo gli inizi di quella che pensiamo potrebbe essere una trasformazione globale molto importante: l’uso di un insieme di movimenti di massa che formano una rete: grosse tattiche di organizzazione del tipo a cui è stato dato inizio durante la campagna di Sanders, che sono state riprese qui nel Regno Unito dalla campagna di Corbyn; una vera radicazione nella comunità e consapevolezza che devono essere radici genuine. Si devono costruire comunità forti, anche dal lato non politico, ma fuori da quelle – quella cultura partecipativa si sviluppa una politica dalla quale le persone non tornano indietro. Si permette alle gente di esprimere i cambiamenti di cui hanno bisogno, e poi sostenere questo nel processo elettorale. E la speranza a lungo termine, come la percepiamo da qui, è che la trasformazione del Partito Democratico che questo promette, porterà, prima di tutto, ad alcune vittorie democratiche molto significative e, alla fine, all’abrogazione di Citizens United, a un buon sistema politico di finanziamenti e a un sistema politico molto più progressista e inclusivo, negli Stati Uniti e da qualche altra parte del mondo.

AMY GOODMAN: lei parla di Alexandria Ocasio-Cortez che ha battuto il quarto più potente Democratico in Parlamento, Joe Crowley e ha fatto tremare il Partito Democratico. Anche lei ha scritto riguardo a questo, Katrina.

KATRINA VANDEN HEUVEL: Non potrei dirlo meglio di quanto lo abbia detto George. Penso che siamo testimoni della scomparsa del vecchio ordine. Quello nuovo non è ancora nato, ma è molto potente. AOC, come la chiamo io, ne è un esempio. Parla del movimento che incontra l’establishment. Quello che è anche emozionante sono gli argomenti che stanno emergendo: ora c’è Medicare * per tutti, l’istruzione superiore gratuita. C’è un Green New Deal. C’è l’abolizione dell’ICE (United States Immigration and Customs Enforcement). Alexandria aveva, inoltre, una piattaforma molto forte che parla alla marea di Socialisti Democratici. Quello che ha detto quando ha vinto, quella notte, quella notte straordinaria è che il movimento incontra l’establishment. E George ha ragione. Non sono solo i candidati, il che  è eccitante, ma ci sono i movimenti fuori dal Partito Democratico che sono in competizione per prenderne il controllo. Sarà una lunga lotta, ma siamo sulla soglia di cambiamenti straordinari. E fisserei la data dal momento in cui il Partito Democratico non è riuscito a occuparsi della crisi finanziaria del 2008, della quale presto ci sarà il decimo anniversario.

AMY GOODMAN

Dobbiamo fermarci qui. Vogliamo ringraziare Katrina vanden Heuvel di The Nation , George Monbiot, il giornalista britannico, e Sheila Menon, organizzatrice del  lancio del pallone gonfiato con il volto di Trump.  Continueremo a occuparci di questo.

Il Dipartimento di Giustizia ha riaperto un’indagine di omicidio per la morte di Emmett Till, il ragazzo afro-americano di 14 anni, di Chicago, la cui uccisione nell’estate del 1955 aveva galvanizzato il movimento per i diritti civili. Il Dipartimento di Giustizia ha detto al Congresso che ha riaperto la sua inchiesta “in base alla scoperta di nuove informazioni,” senza approfondirle. Emmett Till,  è stato ucciso il 28 agosto 1955, mentre era in visita alla sua famiglia a Money, in Mississippi. La madre di Till ha fatto il funerale per suo figlio, lasciando aperta la bara, per mostrare i segni del razzismo e la brutalità dell’intolleranza.

https://www.globalist.it/world/2016/06/24/palline-da-golf-con-la-svastica-contro-donald-trump-202539.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Medicare

https://it.wikipedia.org/wiki/Emmett_Till

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/progressive-grassroots-movements-are-sweeping-the-u-k-u-s

Originale: Democracy Now

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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