Due gemelle. Una delle due ha un problema: deve studiare per un esame, ma il suo capo le ha chiesto di partecipare a un evento. E così chiede aiuto alla sorella. Questa la vorrebbe aiutare, ma c’è un problema: sono davvero identiche, possono anche scambiarsi i vestiti, ma i suoi capelli non sono così lisci come quelli della gemella. Quando tutto sembra perduto, ecco la soluzione: lo shampoo che rende lisci e setosi i capelli più crespi. La storia ha un lieto fine: lo scambio delle gemelle riesce e da quel momento entrambe useranno sempre quello shampoo così efficace per i loro capelli.
Immagino che abbiate visto anche voi questa réclame. Uno spot innocuo – anche piuttosto stupido, a essere sinceri – il solito tentativo di convincerci a comprare uno shampoo. Come spesso succede, le cose più stupide sono quelle più pericolose: è una delle pubblicità più violentemente sessiste che passano in televisione. Non sappiamo nulla di quelle due ragazze, solo che una studia e lavora. Brava. Ma evidentemente fa un lavoro in cui parlare è assolutamente superfluo.
Lo scambio dei gemelli è un espediente letterario che è stato sviluppato molte volte nella letteratura e nel cinema – da Plauto a Goldoni, da Shakespeare a Pirandello – e comunque l’effetto è sempre legato al momento in cui il gemello che finge di essere l’altro apre bocca. E infatti il primo problema della gemella avrebbe dovuto essere: “cosa succederà quando dovrò parlare? cosa dovrò rispondere quando mi chiederanno qualcosa? come farò a riconoscere le persone che ti conoscono?”. No, nessun problema, perché sua sorella fa un lavoro, qualunque esso sia, in cui parlare è assolutamente inutile, basta esserci, basta essere bella, ben vestita, ben truccata, con i capelli a posto, possibilmente lisci e setosi. A parlare ci penserà evidentemente il suo capo, un maschio ovviamente. E la situazione non cambierà neppure quando avrà completato i suoi faticosi studi, qualunque siano: continuerà a essere giudicata per come appare, non per quello che dice. Le due gemelle potranno continuare a sostituirsi nei loro posti di lavoro, e nessuno se ne accorgerà. L’importante è che usino sempre lo stesso shampoo.
Il problema non sono soltanto le sentenze sessiste o le discriminazioni nei luoghi di lavoro o le violenze nelle famiglie, ma il fatto che i giudici, quelli che devono fare le assunzioni, i padri di famiglia sono cresciuti vedendo pubblicità come queste. E che i nostri figli stanno crescendo vedendo pubblicità come queste. E anche le nostre figlie, che ho paura si stiano ormai convincendo che è meglio se stanno zitte. No, care ragazze, potete e dovete parlare, perché ciascuna di voi è diversa e ha il diritto di essere ascoltata. Anzi è un vostro dovere parlare, perché questa società ha bisogno non dei vostri capelli, ma delle vostre idee.

 

 

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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