FrANcesco CECCHINI
Arundhati Roy con guerriglieri naxaliti
Naxalbari non è morta e non morirà mai! Charu Majumdar, autunno 1967.
Naxalbari o Naksalbari, o Nakalbari, è un villaggio del Darjeeling, Bengala Occidentale, di poche migliaia di abitanti; è lungo il fiume Mechi che lo separa dal Nepal. A Naxalbari il 3 marzo del 1967 militanti del Communist Party of India (Marxist), assieme ad un gruppo di braccianti della tribù dei Santhal, occupò con le bandiere rosse un latifondo. Fu la scintilla di una rivolta che fu sconfitta solo anni dopo, con un bilancio di 10.000 morti, massacri, incarcerazioni, torture e stupri, armi tuttora usate nella repressione dei movimenti rurali. Ma come affermò Charu Majumdar, uno dei leader, fu la sconfitta di una battaglia, ma la guerra continuò e continua.
In armonia con la dichiarazione di Charu Majumdar il movimento naxalita esiste e lotta ancora.
Arundhati Roy tempo fa ha aiutato a capire i naxaliti trscorrendo del tempo con loro. Il link con il suo articolo pubblicato in Italia nel 2013 dall’Internazionale è il seguente:
Secondo l’intelligence di Delhi i guerriglieri naxaliti, operativi nel corridoio rosso, sono oggi circa diecimila e controllano 58 distretti sui 612 che compongono l’immenso territorio indiano. L’obiettivo del leader maoista Muppala Lakshman Rao detto Ganapathi è quello sottrarre sempre più territori al controllo statale per riorganizzarle in una nuova entità statale rivoluzionaria. Fondamentale resta però il passaggio della lotta dalle campagne alle città. L’India oltre che di campagne è fatta di grandi città, Bombay, Calcutta, Madras, Delhi, con la presenza di slums dove le condizioni di vita sono molto basse. Bombay è per il 60% uno slum, tanto da essere chiamata Slumbay. Quando il movimento naxalita passera dalle campagne alle città e le conquisterà, Naxalbari avrà definitivamente vinto.
Per una informazione abbastanza aggiornata sulla situazione leggere l’articolo pubblicato da Ancora Fischia il Vento, MARCIA DI CONTADINI A BOMBAY E GUERRA POPOLARE NEL CORRIDOIO ROSSO. Il link è il seguente:
INDIA. MARCIA DI CONTADINI A BOMBAY E GUERRA POPOLARE NEL CORRIDOIO ROSSO.
Ora il governo reazionario di Modi ha scovato poco giorni fa, 28 agosto, naxaliti nelle città, naxaliti urbani, e scatenato un’ offensiva contro il terrore maoista. Il terrore maoista sono attivisti che lottano da anni per i diritti dei fuoricasta. I cinque arrestati dalla polizia indiana nelle indagini su una vasta protesta dei dalit di otto mesi fa sono attivisti sociali, tutti di sinistra e accomunati da decenni di campagne per i diritti delle minoranze e dei fuoricasta. L’accusa precisa non è chiara, ma ufficiosamente vengono sospettati, in combutta con gruppi maoisti, di aver creato le condizioni dei disordini che paralizzarono ai primi di gennaio lo Stato del Maharastra, con una vittima e decine di feriti, dopo una cerimonia commemorativa da sempre malvista dalle caste più alte del sistema hindu.
I CINQUE TERRORISTI ROSSI INDAGATI E ARRESTATI.
https://www.youtube.com/watch?v=kzepkl-4M9s Perquisizione
Sono stati arrestati l’attivista e giornalista Gautam Navlakha di Delhi, lo scrittore e attivista P Varavara Rao di Hyderabad, l’avvocatessa per i diritti umani Sudha Bhardwaj di Faridabad, gli attivisti Vernon Gonzalves e Arun Ferreira di Bombay, l’attivista Stan Swamy di Ranchi e l’attivista Anand Teltumbde di Goa. Lo scorso 6 giugno, erano stati arrestati e condotti in carcere a Pune altri cinque attivisti, come risultato delle indagini per la manifestazione di inizio anno per commemorare le guerre Anglo-Maratha dove i senza casta combatterono a fianco degli inglesi, nell’esercito inglese, contro i bramini o altri appartenenti a caste alte dell’esercito-Maratha. Nello specifico lo scorso primo gennaio si commemorò l’ anniversario, 200 anni, della battaglia di Koregaon. L’esercito inglese della Compagnia delle Indie e i loro soldati dalit vinsero gli indipendentisti della casta Peshwas, bramini e guerrieri. La cerimonia fu resa popolare dal leader storico dei dali B.R. Ambedakar nel 1927 con il primo di molti pellegrinaggi a Koregaon. Gruppi di induisti con bandiere color zafferano avevano preparato un attacco a colpi di pietre contro i dalit che celebravano. Vi fu un morto e la rabbia dei fuoricasta per l’aggressione esplose in tutto Maharashtra con manifestazioni e blocchi stradali.
Le accuse della polizia di Pune agli attivisti sono da caccia alle streghe, assurde e contradditorie:
I cinque attivisti sono militanti del CPI (maoist) organizzazione politica fuorilegge
Ricevono armi dal maoista Nepal maoista
Arruolano giovani per i naxaliti
e così via
L’arresto degli attivisti ha indignato intellettuali progressisti che hanno attribuito la repressione al clima di odio e divisione sociale al governo del partito hindu Bharatiya Janata Party Bjp guidato dall’ hinduista estremista Narendra Modi. E’ stata pubblicata una dichiarazione con centinaia di firme, che denuncia questa situazione e condanna l’arresto di queste persone. La raccolta di firme continua. Gli arresti sono stati definiti come una manovra per incutere terrore tra chi sta lottando per gli emarginati, per i fuori casta, per i dalit. Il governo di Modi viene accusato di definire maoista coloro che dissentono dalle sue politiche e di criminalizzarlo. In prima fila nella protesta è stata la scrittrice Arundhati Roy che ha preso posizione rilasciato dichiarazioni ed interviste. In un’intervista al quotidiano The Hindu ha detto che la situazione attuale richiama gli dell’Emergency, quando Indira Gandhi quando tra il 1973 e il 1977 impose una dittatura, sospendendo i diritti civili e imprigionando decine di migliaia di oppositori. Tra l’altro Arundhati Roy dichiara che chiunque non sia d’accordo con l’ideologia hinduista estrema di Modi viene o incarcerato o assassinato da oscuri killer di destra. Gioca anche il timore di Modi di perdere le prossime elezioni che si terranno a metà 2019. Un duro colpo ai repressori Arundathi Roy l’ha dato con un potente scritto dal titolo ME TOO URBAN NAXAL, SONO ANCH’IO UNA NAXALITA INDIANA dove afferma: Essere linciati è un crimine. Essere poveri è un crimine. Difendere i poveri significa rovesciare il governo. Il link con l’articolo in lingua originale è il seguente:
Arundhati Roy naxalita urbana
La mobilitazione del movimento progressista indiano ha riportato una parziale vittoria. La Corte Suprema indiana ha liberato dalla prigione gli attivisti e messi ai domiciiliari, in attesa del processo il prossimo 6 settembre, dichiarando che il dissenso è la valvola di sfogo della democrazia.
A contribuire alla propaganda che un attivista per i diritti umani è un maoista naxalita è stato il cineasta Vivek Agnihotri che ha scritto del suo viaggio nel film &Buddha in a Traffic Jam& mettendo in luce il nesso tra il movimento maoista naxalita in tutta l’India e i suoi sostenitori nei centri urbani come il mondo accademico e dei media. Una balla storica. Vivek Agnihotri ha anche scritto un libro, URBAN NAXALS che gli hinduisti duri e puri diffondono