Tradotto da Francesco Cecchini

DONNA DALIT

La ragione per cui i dalit dell’India odiano Gandhi è perché ha contribuito a preservare il sistema delle caste, o Varna, nell’ India del dopo indipendenza.

Per capire l’India bisogna capire il concetto di casta o  la vera parola per questa pratica religiosa, Varna. Parola del sanscrito, Varna si traduce letteralmente &colore&. Il proprio Varna, il proprio colore, determina il proprio status nella società. Qualcosa simile al credo che la reincarnazione è determinata dalle proprie azioni nella vita precedente.

Nel sistema di Varna, delle caste, se si è della casta  Dalit, gli &intoccabili&, la casta più bassa, è perché si è stati puniti da Dio per i peccati in una vita precedente l’ attuale reincarnazione.

Secondo le credenze religiose indù, quelli della casta più bassa, più oscura, hanno il dovere religioso di obbedire e servire coloro che sono nelle &caste alte& , principalmente Brahmini / Sacerdoti dalla pelle più chiara, i Kashatrya / Warriors oi Va. Se sei un intoccabile, per esempio, costretto a pulire i bagni pubblici, stai infrangendo &Volontà di Dio& se ti ribelli contro questo status, qualcosa che verrà applicato ai tuoi figli dopo che tu e i loro figli li hanno seguiti. Accetta il tuo status, sii un buon servitore delle alte caste e un giorno sarai rinascerai come uno di loro. La pratica delle caste è l’unica pratica religiosa a cui tutti gli indù, che hanno moli dei, culti, libri sacri. Non c’è Bibbia, Torah o Corano nell’induismo, piuttosto una moltitudine di pratiche quotidiane, daimolti modi completamente diversi in varie comunità indù in tutta l’India.

Solo Varna, &colore&, è praticato da tutti gli indù.

Fino ad oggi questa pratica religiosa è osservata dalla maggior parte degli indù con addirittura l’80% dei dalit che credono a Varna.

I Dalit si definiscono Dalit perché rifiutano ciò che sono stati storicamente chiamati, &intoccabili&, sebbene la maggior parte degli altri popoli oppressi in India siano inclusi nella categoria . La parola deriva dal &dal&, lenticchie schiacciate, che è il cibo base dell’India

La maggior parte dei leader della comunità dei Dalit vede Gandhi come il principale responsabile nel mantenere la pratica delle caste nell’India dopo l’indipendenza, per essersi opposto ai loro diritti di voto nella costituzione indiana.  Ciò significa che tutte le caste possono votare per i  dalit  solo per quei seggi nel parlamento indiano riservati alle minoranze.

I Dalit credono che se solo i Dalit potessero votare per i leader dei Dalit, una selezione più rappresentativa avrebbe luogo. Questo è il punto su cui Gandhi si oppose. Permettere ai Dalit di scegliere direttamente i propri leader non era permesso, e ha continuato il suo famoso sciopero della fame fino alla morte per evitare che ciò accadesse. Il leader dei Dalit, il dott. Ambedkar, alla fine cedette, accettò la richiesta di Gandhi e i Dalit persero il diritto di scegliere direttamente i propri leader. Questa impossibilità di scegliere è ciò, che secondo i leader Dalit,  è maggiormente responsabile per preservare il sistema delle caste nell’ India dopo l’indipendenza. Senza leader Dalit scelti direttamente dai Dalit non c’è stato nessuno a combattere per i diritti dei Dalit per l’effettiva messa al bando di  del sisiema delle caste che  la Costituzione indiana,  firmata purtroppo anche dal leader Dalit Dr. Ambedkar, applica. Così la maggior parte dei capi Dalit lo afferma. Dopo oltre mezzo secolo di indipendenza, la Costituzione indiana  viene ancora applicata e prevede  solo una minima parte delle posizioni riservate ai Dalit in materia di occupazione e istruzione. Una cosa è certa è che le caste  dominano in quasi mezzo milione di villaggi in India e dalit sono costretti nelle professioni più umili e degradanti. E’ vietato anche bere acqua dai pozzi riservati agli indù delle alte caste

La maggior parte dei Dalit nell’India post-Gandhi rimangono in uno stato di miseria e di difficoltà con l’educazione di base per i loro figli ancora solo un sogno. Essere incapaci persino di scegliere i propri leader direttamente attraverso il  riservato, per il quale Gandhi ha  giocato un ruolo  importante in è la ragione per cui i Dalit dell’India lo odiano.

Thomas C. Mountain è stato editore del Journal Ambedkar sui Dalit dell’India o degli Intoccabili neri, fondato nel 1996. Oggi è un giornalista indipendente in Eritrea che vive e riferisce da qui dal 2006. Vedi thomascmountain su Facebook, thomascmountain su Twitter o meglio raggiungerlo presso thomascmountain@gmail.com

NOTE.

SANSKRITO

La lingua sanscrita è una lingua ufficiale dell’India appartenente alla famiglia delle lingue indoeuropee. Da essa derivano molte lingue moderne del paese prima e più diffusa tra tutti l’hindi. Il ruolo di questa lingua nella cultura indiana è simile a quello del latino e del greco antico in Europa. In sanscrito furono composti molti testi classici, ad esempio i Veda. Se ne hanno due versioni, poco divergenti: il sanscrito vedico ed il sanscrito classico, più tardo. È una delle 22 lingue ufficialmente riconosciute dalla Costituzione dell’India. Inoltre sembra che il sanskrito sia ancora parlato e scritto in un paio di villaggi indiani.

BHIMRAO RAMJI AMBEDKAR E ARUNDATI ROY

B.R. Ambedkar è l’autore diAnnihilation of Caste, con saggio introduttivo di Arundhati Roy. Editore: Verso Books Pagine 415 . Prezzo: 20 euro

http://ancorafischia.altervista.org/1bhimrao-ramji-ambedkar/

http://www.caravanmagazine.in/essay/doctor-and-saint

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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