di Jack Rasmus

In evidenza nei media la settimana scorsa c’è stata la notizia che Amazon e il suo amministratore delegato, Jeff Bezos, hanno raggiunto livello record di valutazione di mercato e di ricchezza. Amazon vale oggi più di un trilione di dollari e la ricchezza personale di Bezos è di 165 miliardi di dollari. Questo è ovviamente dovuto in larga misura all’apprezzamento del valore delle azioni della società, con gli investitori negli USA e nel mondo che si ammucchiano a comprare azioni di Amazon e in tal modo spingono al rialzo il loro prezzo, la valutazione della società e, a sua volta, la quota di essa di Bezos in termini di suo patrimonio netto.

Il motivo per il quale c’è una simile impennata di investimenti in Amazon – e in altre azioni di società tecnologiche come Google, Apple, e altre – è già una storia in sé, ma è tralasciata qui per un’altra analisi. In breve, ha a che fare con l’accelerazione degli utili di capitale per la classe investitrice dalla distribuzione annua di un trilione di dollari dai riacquisti di azioni e dal pagamento di dividendi degli Stati Uniti SpA. Un trilione di dollari l’anno, ogni anno (dal 2011 al 2017) negli ultimi sei anni di riacquisti e dividendi da parte delle sole imprese delle 500 di S&P. Quest’anno, 2018, i riacquisti e la distribuzione di dividendi registreranno un record di più di 1,3 trilioni di dollari in tale distribuzione a investitori/azionisti, pompati dai tagli fiscali di Trump di più di 300 miliardi di dollari nel 2018 che stanno raddoppiando i profitti delle società di S&P 500.

Secondo un recente rapporto di Zion Research, per le 500 di S&P non meno del 49 per cento dei profitti record del 2018 è dovuto ai tagli fiscali di Trump, un massiccio sussidio diretto agli Stati Uniti SpA senza precedenti storici negli USA. Per alcuni settori, come le compagnie telefoniche, il 152 per cento dei profitti del 2018 è stato dovuto ai tagli fiscali di Trump. I massicci profitti determinati dai tagli fiscali sono poi ridistribuiti ad azionisti/investitori mediante riacquisti di azioni e dividendi ben oltre un trilione di dollari l’anno. Gli azionisti/investitori poi reinvestono il grosso di quel trilione di dollari nel mercato azionario, spingendo ulteriormente al rialzo il prezzo delle azioni che già aumentano a causa dei profitti e dei riacquisti record. Una buona parte del reinvestimento in azioni è andata al settore tecnologico, le Apple, Google e naturalmente Amazon in particolare, il che determina l’attuale valutazione di mercato di un trilione di dollari della società e i 165 miliardi di dollari di patrimonio netto personale di Jeff Bezos.

Ma a giustificare questo osceno sussidio del reddito degli Stati Uniti SpA da parte del governo USA – Trump e Congresso – l’”interpretazione” politica è che sta creando posti di lavoro e che i salari stanno aumentando. Ma mentre i salari stanno crescendo per una fetta dei lavoratori nella tecnologia, nell’assistenza sanitaria e in altre professioni di fascia alta e stanno crescendo i salari dei dirigenti, essi sono stagnanti e in declino per almeno 133 dei 165 milioni di lavoratori statunitensi (per un’analisi più dettagliata si veda “The Myth of Rising Wages” [Il mito dei salari in aumento] sul mio blog, jackrasmus.com).

L’altra “interpretazione” – che sono creati posti di lavoro – è stata promossa in particolare da Amazon, così come dalla maggior parte del settore tecnologico. Ma quanto è vera? Quali sono i precedenti di Amazon riguardo all’occupazione? E non solo nel 2018, ma in anni recenti e, cosa più importante, nel decennio a venire? Quanti posti di lavoro ha creato Amazon? Quanti ne ha distrutti in altri imprese? Qual è stato l’effetto “netto” di Amazon sull’occupazione?

Distruzione del lavoro presso i concorrenti

Non è un segreto che il modello aziendale di Amazon ha distrutto decine di migliaia, forse centinaia di migliaia, di posti di lavoratori statunitensi in industrie come le librerie (indipendenti e catene come Borders Inc.). Il suo modello aziendale si è poi ampliato oltre la vendita di libri alle vendite al dettaglio in generale con la conseguenza della distruzione di negozi locali al dettaglio di articoli elettronici, giocattoli e di altri negozi a conduzione familiare. In anni recenti tale effetto a cominciato a espandersi a quelli che sono chiamati “megastore” come Sears, JC Penny e altri. Gravemente indeboliti dalla concorrenza di Amazon, hanno cominciato a chiudere negozi e hanno così eliminato migliaia di posti di lavoro. Sears e altri probabilmente non sopravvivranno alla prossima recessione presto in arrivo e falliranno del tutto. Anche se non totalmente dovuto alla concorrenza di Amazon, ci sono pochi dubbi che l’effetto di Amazon sia stato “la goccia che fa traboccare il vaso”, come si dice.

Il modello aziendale di Amazon non ha solo contribuito direttamente alla distruzione di posti di lavoro costringendo aziende alla bancarotta. Lo fa anche indirettamente. Un buon esempio sono Walmart e Macys. Sono rapidamente passati al modello aziendale di Amazon e a emularlo creando proprie attività di vendita di commercio in rete. Cominciando a farlo hanno anche chiuso centinaia dei loro negozi fisici in centri commerciali di tutti gli Stati Uniti. Con quelle chiusure scompaiono decine di migliaia di posti di lavoro. E’ distruzione indiretta di occupazione.

Tale processo di costrizione dei concorrenti a passare al commercio elettronico e a chiudere negozi sarà presto replicato anche nell’industria dei supermercati. Le catene regionali di supermercati si stanno affrettando a creare vendite e consegna di alimentari in rete. E una volta fatto, addio a molti delle decine di migliaia di posti di lavoro nei vostri supermercati locali (cassiere, magazzinieri, addetti agli acquisti) con molti di essi che ridurranno gli articoli al loro interno che possono facilmente essere venduti in rete e che chiuderanno molti dei loro punti vendita fisici.

Ma quanto all’occupazione presso la stessa Amazon? La versione è che Amazon sta creando occupazione sostituendo i posti di lavoro persi presso i concorrenti al dettaglio, sia grandi sia piccoli. Si sente parlare di piani di Amazon per creare nuovi magazzini negli Stati Uniti (e anche all’estero) creando in tale processo migliaia di nuovi posti di lavoro. Città di tutti gli Stati Uniti si stanno attualmente facendo un’intensa concorrenza nelle offerte per nuovi magazzini di Amazon. Offrono grandi sovvenzioni e tagli fiscali ad Amazon per indurla a sceglierle come località dei nuovi magazzini della società. Dunque questo non significa nuovi posti di lavoro che sostituiscono quelli che scompaiono nel vecchio dettaglio a causa di Amazon? Sì, ma solo nel brevissimo termine. In una fase di attività successiva, prossima a seguire, tali posti di lavoro scompariranno rapidamente.

Distruzione del lavoro da parte di Amazon: automazione dei magazzini

Ciò di cui Amazon non ama parlare è che attualmente sta conducendo progetti pilota interni nei suoi magazzini esistenti il cui piano consiste nell’eliminare migliaia di posti di lavoro per ordinare, mettere in scaffali e recuperare merci e spedire quelle ordinate. Diversamente dai lavoratori reali, questi “bot” lavoreranno 24 ore su 24, sette giorni su sette, non faranno mai pause pranzo né si ammaleranno e, cosa altrettanto importante, non cercheranno mai di creare un sindacato e di premere per salari e indennità maggiori. Questo è il futuro del lavoro in Amazon. I posti creati oggi spariranno presto. Nel giro di cinque o dieci anni Amazon sarà totalmente automatizzata. I posti di lavoro spariranno, ma le concessioni fiscali e le sovvenzioni delle amministrazioni locali resteranno. I costi di Amazon continueranno a diminuire in misura spettacolare e con essi anche aumenterà di pari passo la redditività. E’ per questo, inoltre, che la classe investitrice continua a riversare denaro in acquisti di azioni di Amazon, spingendo sempre più in alto la valutazione di mercato della società e con essa la ricchezza personale di Bezos!

Ma la svolta accelerata alla nuova tecnologia di gestione delle sue attività di magazzino non è il solo modo nel quale Amazon e Bezos stanno determinando la distruzione di occupazione. Amazon non è semplicemente una società di stoccaggio. Non è solo una società di vendita al dettaglio. E’ una società tecnologica. Ed è così che Amazon distruggerà la maggior parte dei posti di lavoro nel prossimo decennio.

Tecnologia dei droni e distruzione dell’occupazione nelle consegne

Amazon è una sviluppatrice all’avanguardia della tecnologia dei droni. Il suo piano per la fine del prossimo decennio consiste nel consegnare la maggior parte dei suoi prodotti confezionati mediante droni. Ciò costringerà maggiori imprese di consegna di colli come UPS, Fedex e Poste Statunitensi a passare anch’esse alla consegna mediante droni. Ciò significa meno camionisti. Ci sono oggi negli USA milioni di camionisti. La maggior parte sono operatori di consegne locali, non autisti di camion a 18 ruote. I loro posti di lavoro sono destinati a scomparire a centinaia di migliaia, mentre Amazon (e Google e altri) perfeziona la tecnologia di consegna mediante droni che avrà forte presa nel prossimo decennio.

Alexa, Intelligenza Artificiale (IA) e 31 posti di lavoro distrutti

Ma l’impatto negativo dell’automazione delle sue attività di magazzino e della tecnologia di consegna mediante droni impallidirà rispetto a quello che sta arrivando con la tecnologia dell’Intelligenza Artificiale (IA), di cui Amazon è anche un grande innovatore e sviluppatore. Dunque, brevemente, che cos’è l’IA? Una rudimentale IA è incarnata nel ‘bot’ (“domestico” di casa, come alcuni lo chiamano) Alexa di Amazon. Alexa è un dispositivo hardware ma è l’intelligenza informatica al suo interno che costituisce l’IA. Attualmente Alexa (e prodotti simili di Google e Apple) risponde a semplici comandi vocali degli utenti. Compiti semplici come “ordina questo” (su Amazon, ovviamente), “spegni le luci”, “cambia la temperatura del termostato” in casa, eccetera. Ma Alexa diventerà più intelligente, molto più intelligente. “Imparerà” ad anticipare i comandi degli utenti prima che siano addirittura impartiti. Insegnerà a sé stessa.

In un senso molto elementare l’IA non è altro che software (incorporato in un dispositivo hardware) che impiega tecniche di raccolta ed elaborazione avanzata di dati statistici, sulla cui base prende decisioni. E quanto maggiori le richieste degli utenti, tanti più dati raccolti, tanti più elaborati e tante più decisioni prese, tanto più intelligente diventa; il software “impara” mediante tecniche di IA chiamate “elaborazione di linguaggio naturale” e “apprendimento profondo”.

Nel tempo il processo decisionale diviene più accurato che se attuato da un agente umano. Questo non significa più accurato in tutte le decisioni, ad esempio compiti e decisioni complesse, creative. Ciò continuerà a essere il regno del processo decisionale umano, anche se solo per quella minoranza di lavoratori altamente istruiti o addestrati in grado di prendere tali decisioni. Le decisioni e i compiti semplici, eccetera, prese dalla vasta maggioranza dei lavoratori saranno sempre più assunte da futuri dispositivi comandati da software del tipo di Alexa. Ed è lì che si verificherà una massiccia distruzione di occupazione, e più presto di quanto i più prevedano. In realtà il maggiore impatto inizierà intorno al 2020 e accelererà lungo tutto tale decennio.

La devastazione dell’IA riguardo ai posti di lavoro e alle occupazioni sarà chiara entro il 2030, quando non meno del 50 per cento di tutti le imprese attueranno un qualche grado di IA entro il 2030, secondo McKinsey.

L’IA creerà posti di lavoro a “livello alto” che richiedono competenze di studi avanzati, cioè quella che è chiamata “analitica” di ogni genere. Ma distruggerà molte volte più posti e occupazioni in cui sono interessate decisioni più semplici, specialmente nel dettaglio, nell’ospitalità, in servizi elementari di ogni genere e naturalmente accelererà anche un’ulteriore distruzione di posti di lavoro già in corso nella manifattura.

Queste sono aree di lavoro che hanno già subito il serio impatto di quella che è chiamata “creazione di lavoro contingente” – cioè a tempo parziale, a chiamata, dei “lavoretti” e altre occupazioni. I posti di lavoro contingente si contano già a decine di milioni negli Stati Uniti e a simili decine di milioni in Europa, Giappone, Asia. Ma queste occupazioni già devastate – con salari inferiori e poche integrazioni – saranno totalmente eliminate anch’esse a milioni come conseguenza dell’impatto della IA nel prossimo decennio.

Ad esempio, quasi tutti gli addetti all’assistenza della clientela saranno sostituiti da macchine IA-Alexa anche più intelligenti. Questo sta già succedendo a livello rudimentale. Le domande di primo e secondo livello ai call center e le domande sui servizi sono già state sostituite. Ma con l’avanzare della IA domande anche di livello più elevato, che oggi gestiscono solo tecnici addestrati, saranno anch’esse sostituite. Ruoli di ‘assistente virtuale’ interno oggi svolti da macchine come Alexa prolifereranno nelle aziende e nell’economia nel prossimo decennio. Occupazioni come addetti al ricevimento, addetti alle biglietterie e ai chioschi, addetti alle vendite telefoniche, assistenti alle vendite nei negozi al dettaglio, distributori di ogni genere, addetti agli ordini e alla preparazione di alimenti e così via sono i principali lavori destinati al trasferimento. L’IA avrà un grande impatto anche su un sacco di occupazioni di manutenzione e riparazione. L’IA mette in grado macchine di ogni sorta di auto-manutenersi e persino di auto-ripararsi. L’industria automobilistica subirà un impatto pesante da capacità intelligenti di auto-manutenzione e auto-riparazione nelle nuove auto e camion che elimineranno decine di migliaia di posti di lavoro da meccanici. Pneumatici intelligenti impareranno ad auto-gonfiarsi e ripararsi, le auto a re-allinearsi e i filtri a pulirsi da sé. Servizi bancari e assicurativi locali, attività immobiliari residenziali, lavoro nella contabilità, commercializzazione e quelle che sono chiamate attività aziendali di “back office” saranno tutti influenzati riguardo all’occupazione da macchine di tipo Alexa che si espanderanno dal loro ruolo attuale di “domestici di casa”, diventeranno più avanzate, aggiornate e penetreranno attività aziendali su vasta scala. L’IA avrà anche un profondo impatto sui servizi d’istruzione: insegnanti di elementari, superiori e università saranno demansionati e diventeranno sempre più controllori in classe di attrezzature tecnologiche, a base software e hardware, che forniranno le istruzioni standardizzate di classe per molti dei corsi. L’istruzione superiore in rete diventerà anch’essa sempre più la norma. Salari e compensi degli insegnanti e dei professori stagneranno e si ridurranno in conformità.

Amazon ha piani di guidare l’industria tecnologica con il suo prodotto Alexa. Alexa da “domestico robot” casalingo è solo l’inizio. Nuove macchine di tipo Alexa a più rapido apprendimento, più potenti, di fascia alta e che si auto-istruiscono attaccheranno le imprese nel prossimo decennio. Serviranno da cavalli di Troia tecnologici che spazzeranno via intere funzioni aziendali e, nel processo, anche innumerevoli posti di lavoro.

Quanti posti di lavoro saranno distrutti? E quali sono le conseguenze economiche?

Lo studio del 2018 del McKinsey Consultants Group

Uno sguardo al futuro della distruzione del lavoro è stato offerto all’inizio di questo settembre da uno studio in profondità del ben noto McKinsey Consultancy Group. Lo studio ha stimato che il 60 per cento delle attuali occupazioni lavorative negli Stati Uniti subirà l’impatto della IA entro il 2030. E un terzo, il 33 per cento di tale 60 per cento, subirà una riduzione di posti di lavoro e/o di ore lavorate (v. pag. 21 di tale studio).

Oggi la forza lavoro statunitense conta circa 165 milioni di addetti. Supponendo una tendenza di lungo termine di una crescita annua di 1 – 1,5 milioni nei prossimi 12 anni – la media storica – ciò significa in media 175 milioni di lavoratori nel prossimo decennio. Presupponendo l’impatto secondo McKinsey del 60 per cento e che il 33 per cento di tale 60 per cento subirà un’occupazione ridotta, il risultato è all’incirca 31 milioni di posti di lavoro che andranno persi o che si vedranno considerevolmente ridotti gli orari a causa degli effetti della IA nel prossimo decennio.

Secondo lo studio di McKinsey il “costo” per i lavoratori sarà di 7 trilioni di dollari. L’IA ridurrà i costi delle imprese del 50 per cento una volta introdotta incrementando in tal modo i “profitti” delle attività per 13 trilioni di dollari mediante l’introduzione di IA assassina di occupazione. In altri termini l’IA accelererà in misura spettacolare le tendenze già devastanti della disuguaglianza di reddito negli USA. Essendo già scesa dal 64 al 56 per cento del reddito nazionale totale, la quota del lavoro diminuirà ancor più nettamente entro il 2030.

A meno che ci siano un grande programma finanziato dal governo di riaddestramento tecnico al lavoro, una fondamentale ristrutturazione del sistema di istruzione statunitense e un qualche genere di reddito annuo garantito per i lavoratori troppo anziani o incapaci di operare il rapido passaggio a un’economia guidata dall’IA, ci sarà un considerevole impatto negativo sui consumi delle famiglie e perciò sull’economia in generale. Ciò richiederà una grande ristrutturazione dell’attuale sistema di tassazione che inverta i 15 trilioni di tagli fiscali alle imprese e agli investitori che sono stati messi in atto dal 2001.

Considerata l’attuale dirigenza politica negli Stati Uniti, tuttavia, è molto improbabile che modifiche fiscale e una svolta dei finanziamenti saranno messe in atto. Congressi e presidenti Repubblicani sosterranno che il PIL sta crescendo nonostante la distruzione di occupazione. I posti di lavoro creati dall’IA saranno sovrastimati e quelli distrutti sottostimati e della disuguaglianza di reddito saranno incolpati i lavoratori cacciati che non riaddestrano e non diventano più produttivi (e utili alla crescita dell’economia guidata dalla tecnologia). Le politiche continueranno a offrire credito e debito alle famiglie come sostituti di un reale aumento dei salari. Integrazioni annue garantite al reddito saranno definite “socialismo”, mentre l’effettivo sovvenzionamento dei redditi di capitale da parte dei governi attraverso tagli fiscali e denaro a buon mercato – cioè vero “socialismo” per investitori e aziende – continuerà sotto altro nome. Nei momenti peggiori ai Democratici sarà offerta un’opportunità di cambiamenti, ma offriranno troppo poco-troppo tardi in correzioni simboliche, preparando così il terreno per un ritorno delle soluzioni Repubblicane-industriali che affermano di risolvere il problema mentre in realtà lo aggravano.

In altre parole il processo politico che ha caratterizzati gli ultimi tre decenni e mezzo probabilmente proseguirà nel decennio prossimo. La IA in termini netti renderà i ricchi molto più ricchi, offrirà opportunità di lavoro e di salari attraenti forse al 10 per cento al vertice della forza lavoro statunitense, lascerà forse un altro terzo ad annaspare nell’economia gettando contemporaneamente il 50 per cento dei lavoratori statunitensi in una condizione economica ancor più disperata di quella che già stanno vivendo.

Nel decennio tra il 2020 e il 2030 Amazon, la società tecnologica, sarà all’avanguardia dello sviluppo della IA e del suo devastante impatto negativo sulla maggioranza dei posti di lavoro e dei salari. Contemporaneamente nel più breve termine Amazon, la società di magazzino, comincerà a eliminare i suoi posti di lavoro a migliaia nel corso dell’automazione delle sue attività di magazzino; e Amazon il gigante del dettaglio continuerà a distruggere, direttamente e indirettamente, posti di lavoro nel dettaglio con i suoi concorrenti – grandi e piccoli – che tenteranno di adeguarsi alla macchina di distruzione dell’occupazione di Amazon.

Il dottor Rasmus è autore del libro di recente pubblicazione “Central Bankers at the End of Their Ropes: Monetary Policy and the Coming Depressione”, Clarity Press, agosto 2017 e dell’imminente critica integrativa della politica fiscale-commerciale-industriale statunitense “The Scourge of Neoliberalism: Economic Policy from Reagan to Trump” anch’esso da Clarity Press. Tiene il blog jackrasmus.com e il suo profilo Twitter è @drjackrasmus.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/amazon-the-job-killer-yesterday-today-aitomorrow/

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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