La narrazione mediatica dominante rappresenta il Venezuela come una nazione fallita portata nel baratro dalle politiche di segno socialista adottate dai governi di Chavez prima e Maduro poi con l’obiettivo di screditare ogni politica che provi a discostarsi dal nefasto neoliberismo. Un’ideologia economica che davvero ha prodotto, e continua a produrre, fame e miseria in ogni angolo del globo dove trova applicazione.
Le difficoltà che vive Caracas sono innegabili, ma occultare scientificamente il ruolo giocato da guerra economica, boicottaggi e azioni di sabotaggio quanto interne che esterne, non serve a comprendere la reale situazione, ma creare ulteriori mistificazioni, utili alla propaganda promossa dagli Stati Uniti che hanno come obiettivo quello di installare a Caracas un governo fantoccio asservito ai voleri di Washington.
I fatti però hanno la testa dura: il vicepresidente con delega alla Pianificazione, Ricardo Menéndez, ha reso noto che il paese latinoamericano è riuscito a ridurre la povertà estrema nelle cinque variabili che compongono questo indicatore.
Fin dal suo inizio, grazie alla Rivoluzione Bolivariana, nonostante la cosiddetta “guerra economica” condotta contro il Venezuela negli ultimi anni, «siamo riusciti a ridurre il tasso di povertà estrema al 4,4%, e l’anno scorso (2018) abbiamo raggiunto una riduzione maggiore per i bisogni di base e insoddisfatti», ha spiegato Menéndez durante l’incontro di lavoro con i rappresentanti delle Nazioni Unite (ONU) che il presidente Nicolás Maduro ha guidato nella giornata di sabato.
Il funzionario ha detto che questo indicatore era vicino a 12 punti prima dell’arrivo del presidente Hugo Chávez nel 1998 e ha sottolineato l’importanza degli investimenti nei programmi sociali che hanno sostenuto lo sviluppo del paese. Investimenti che il Venezuela non ha mai tagliato, al contrario di quanto avviene nei paesi dove vige il paradigma economico neoliberista. Le politiche sociali, la sanità, le prestazioni pensionistiche, infatti, sono le prime vittime delle politiche di austerità. Basta guardare alla Grecia devastata dalla follia dell’Unione Europea, oppure all’Argentina di Macri in America Latina.
Inoltre, Ricardo Menéndez, ha reso noto che il coefficiente di Gini, un indice che misura il livello di disuguaglianza nei paesi, è attualmente pari a 0,38, mentre prima della rivoluzione era 0,49. «L’obiettivo è ridurre il valore a 0,26 entro l’anno 2025», ha indicato il dirigente venezuelano.
di Fabrizio Verde- da L’AntiDiplomatico