di Gerald Coles

Il capitalismo statunitense ha una relazione di odio-amore con le scuole della nazione. Quanto all’odio è un torrente di lamentele di leader e di organizzazioni economiche riguardo al fatto che molti studenti, particolarmente in scuole cittadine, non superano i test di risultato, abbandonano le scuole superiori o, se le completano, non hanno i requisiti accademici per l’università e l’istruzione avanzata. Considerate queste carenze educative, chiedono, come farà il sistema economico della nazione a ottenere la forza lavoro necessaria per l’economia del ventunesimo secolo?

A prima vista questa denuncia dell’industria pare avere sostanza. Tuttavia, se poniamo la domanda “quanto bene le scuole della nazione stanno servendo il capitalismo?”, c’è ogni motivo per concludere che i leader e le organizzazioni economiche, nonostante le loro lamentele, di fatto amano molto le scuole. E’ perché, nel complesso, le scuole della nazione fanno un lavoro di prima classe nell’istruire al lavoro e fornire la varietà di lavoratori di cui il capitalismo ha bisogno. In modo altrettanto importante i diversi risultati accademici offrono ai leader del capitalismo una principale spiegazione del perché vasti numeri di statunitensi lavorano per salari insufficienti a soddisfare i bisogni elementari individuali e della famiglia, subiscono l’insicurezza del lavoro, non sono in grado di ottenere un posto sicuro, possono solo rappezzare insieme diversi lavori a tempo parziale, hanno lavori per i quali hanno un’istruzione eccessivamente elevata e perché molti lavoratori conducono vite finanziariamente precarie. Di chi la colpa? Delle scuole, naturalmente!

Fondamentale per la critica industriale delle scuole per non soddisfare né le aziende né vasti numeri di statunitensi è l’idea che nell’economia globale del ventunesimo secolo, la natura del lavoro sta enormemente cambiando. Cioè un numero crescente di occupazione a elevata specializzazione richiede oggi più istruzione, che le scuole hanno il compito di offrire. Un esempio dello scaricabarile industriale è un rapporto, patrocinato dall’Associazione Nazionale dei Produttori, dall’Associazione delle Industrie delle Difesa Nazionale e dalla Camera di Commercio USA che esprime la preoccupazione che gli Stati Uniti non possano “mantenere la [loro] guida economica del mondo perché le scuole della nazione non mettono a disposizione i lavoratori altamente specializzati” di cui le imprese hanno bisogno per vincere nella lotta economica globale.

Per i surrogati politici delle imprese, questa prospettiva è stata bipartitica. Il presidente Barack Obama affermava: “La fonte della prosperità degli Stati Uniti non è mai stata semplicemente con quanta abilità accumuliamo ricchezza, bensì quanto bene educhiamo la nostra gente. Ciò non è mai stato più vero di oggi… l’istruzione non è più solo una via a opportunità e successo; è un prerequisito del successo”. Tale requisito è stato lo scopo del suo Common Core State Standards, una legge mirata a “garantire che gli studenti siano equipaggiati del sapere e delle competenze necessarie per essere globalmente competitivi”.

Nonostante l’antipatia di Trump per tutto ciò che riguarda Obama, egli ha fatto eco al suo predecessore esprimendo sostegno a un “programma [d’istruzione]… che prepari meglio gli studenti a competere in un’economia globale”; equipaggiare “i giovani degli Stati Uniti con il sapere e le competenze rilevanti che consentiranno loro… di competere ed eccellere in campi [dell’alta tecnologia] redditizi e importanti”. Echeggiando la visione di suo padre, Ivanka Trump, “alto consigliere” del presidente, ha proposto di colmare il “crescente divario tra la forza lavoro e le necessità delle imprese e le competenze dei lavoratori” cominciando a insegnare tecnologia all’asilo, in tal modo mettendo “i nostri cittadini sulla via di un lavoro”.

Un forte sostegno a questa visione dell’”istruzione per l’economia del ventunesimo secolo” è arrivato da organizzazioni nazionali degli insegnanti. Ad esempio, sostenendo che i nuovi imperativi economici sottolineano la necessità di finanziare appieno le scuole, Randi Weingarten, presidente della Federazione Statunitense degli Insegnanti, ha affermato che “gli odierni insegnanti delle scuole pubbliche sono in prima linea nel nostro sforzo collettivo di competere nell’economia globale”. Offrire prove accademiche di questa visione è stato il lavoro di molti eminenti studiosi dell’istruzione, quali Linda Darling-Hammond, che ha promosso scuole nelle quali tutti gli studenti, specialmente quelli che vivono in povertà, abbiano “accesso a un’istruzione equa ed emancipatrice” che li metta in grado di “prosperare in un’economia tecnologica, basata sul sapere”.

Posti di lavoro nell’alta tecnologia ed economia statunitense

Per valutare questi asseriti imperativi aziendali e dell’occupazione, guardiamo per prima all’attuale proporzione, nell’economia, dei lavori nell’alta tecnologia (comunemente chiamati lavori STEM: scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).  Le statistiche del Bureau of Labor hanno stabilito che “a seconda della definizione, la dimensione della forza lavoro STEM può variare dal 5 al 20 per cento di tutti i lavoratori statunitensi”. Guardando al tema storicamente, troviamo che nel 1850, circa all’inizio della Rivoluzione Industriale, i posti di lavoro di maggior specializzazione costituivano circa il 10 per cento di tutto il lavoro. Conseguentemente, usando i calcoli generosi delle statistiche del Bureau of Labor, possiamo concludere che la percentuale dei lavori STEM è raddoppiata, ma ci sono voluti 160 anni, e questi lavori rappresentano tuttora solo una minoranza significativa di tutti i lavori, particolarmente se la stima del 20 per cento è elevata.

Riguardo alla forza lavoro che le scuole educano per questi posti di alto livello, uno studio dell’Economic Policy Institute ha concluso che “gli Stati Uniti hanno disponibile un’offerta di lavoratori più che sufficiente a lavorare in occupazioni STEM” grazie alle iscrizioni di studenti in seguito alle previsioni di opportunità di occupazione in questi posti: “Per ogni due studenti che le università statunitensi diplomano con lauree STEM, solo uno è assunto in un posto STEM”. In scienze informatiche e ingegneria “le università statunitensi laureano il 50 per cento di lavoratori in più di quanti sono assunti ogni anno in tali settori”. Il Boston Consulting Group (BCG), una “società di consulenza sulla gestione globale e principale consulente mondiale di strategia economica”, ha concluso che “la crisi di divario di competenze” è stata “esagerata”. Ponendo la “crisi” in termini di occupazione generale, il BCG ha aggiunto: “Cercare di assumere lavoratori di alta specializzazione a stipendi da fame non è un divario di competenze”.

Secondo le statistiche del Bureau of Labor USA, circa due terzi delle occupazioni odierne non richiedono un’istruzione post secondaria; anche se tali posti diminuiranno l’anno prossimo, entro il 2022 continueranno a costituire più di metà di tutti i posti nuovi che ci aspetta siano creati. Inoltre, dei trenta lavori con il più elevato aumento previsto dell’occupazione entro il 2022, due terzi non richiederanno solitamente un’istruzione post secondaria. Essi includono lavori quali assistenti sanitari personali, assistenti sanitari domiciliari, commessi al dettaglio, lavoratori delle preparazioni e servizi alimentari (tra cui lavoratori dei fast food), addetti alle pulizie, segreterie mediche, lavoratori dell’isolamento e assistenti edilizi.

Un’altra prospettiva illuminante consiste nel confrontare i posti STEM degli anni ’50 con quelli attuali. Negli anni ’50 i posti STEM erano circa il 15 per cento del totale, una percentuale che è proseguita negli anni ’60. Tuttavia, nonostante questa percentuale relativamente modesta, quegli anni furono un periodo nel quale lavori ben pagati si estesero in tutta l’economia e nel quale veniva costruita la “classe media” statunitense a lungo auspicata, definita come le persone che avevano un buon salario, una casa, tempo per le vacanze, dei risparmi, una pensione. Fu anche un periodo nel quale si accumularono anche i profitti. Quando Trump chiede di “rendere di nuovo grandi gli Stati Uniti”, quello è il periodo al quale guarda indietro.

Tuttavia, considerate le percentuali relativamente modeste di posti STEM persistite nel corso dei decenni e fino al presente, com’è che oggi c’è l’insistenza dell’industria che se i lavoratori statunitensi devono sopravvivere nella nuova economia, devono acquisire un’istruzione in competenze avanzate (STEM)? In altre parole, tra il picco degli anni del Sogno Americano – gli anni ’50 e ’60 – e oggi, la differenza percentuale in lavori STEM è stata circa del 5 per cento, e forse meno. E’ davvero possibile che l’era del Sogno Americano sia stata costruita con il 5 per cento di posti STEM in meno? O, guardando all’altro lato dell’equazione, come possiamo spiegare che la classe media sia stata costruita con l’85 per cento di posti non STEM e tuttavia la classe media stia attualmente crollando con circa l’80 per cento di posti non STEM?

Una risposta principale sta nella differenza nel lavoro sindacalizzato allora e oggi e nell’espressione proibita: “lotta di classe” sindacale. Si considerino i posti nell’industria manifatturiera. Anche se oggi non ce ne sono quanti allora – attualmente ci sono poco più di 12 milioni di tali posti negli Stati Uniti, paragonati ai circa 15-16 milioni degli anni ’50 – la manifattura dovrebbe dimostrarsi oggi un’area di occupazione attraverso la quale, come in passato, possa essere realizzato il Sogno Americano. In altre parole il mantra non dovrebbe essere: “Se ottenete un’istruzione STEM oppure un posto nella manifattura, la vita può essere buona (o almeno in qualche misura economicamente sicura)”? La risposta, purtroppo, è no, perché, come illustra uno studio del National Employment Law Project, i produttori di oggi possono pagare ai lavoratori salari insufficienti, dunque perché pagarli di più?

Negli anni ’50, calcola l’economista Robert Reich, i salari nella manifattura erano significativamente più elevati di quelli medi: “Cinquant’anni fa, quando la General Motors era il maggior datore di lavoro degli Stati Uniti, il tipico lavoratore GM era pagato 35 dollari l’ora in dollari di oggi”. I salari dei posti nella manifattura hanno continuato a calare nei decenni, tuttavia, con molti posti nella manifattura pagati oggi meno del minimo salariale. Attualmente il salario medio nella manifattura è 15,66 dollari l’ora, con circa un quarto dei lavoratori manifatturieri che guadagna meno di 12 dollari l’ora e molti che guadagnano solo 10-11 dollari l’ora. Ad esempio i lavoratori della General Electric di Louisville, Kentucky, guadagnano 13 dollari l’ora producendo boiler elettrici. La Remington, la produttrice di armi, paga i lavoratori 11 dollari l’ora nelle sue strutture di produzione in Alabama.

Un buon servizio al capitalismo

Perché gli Stati Uniti dell’industria in realtà amano le scuole della nazione? Considerato il controllo del capitalismo statunitense sull’economia del paese, i bisogni d’istruzione del sistema economico sono serviti meglio assicurando che i risultati delle scuole della nazione non finiscano fuori controllo; cioè la scuola non può avere troppo successo nello sfornare laureati bene istruiti per il numero asseritamente vasto (ma in realtà limitato) di posti STEM. La strategia dell’industria al riguardo è semplice:

  • mettere a disposizione fondi appena sufficienti a mantenere il sistema d’istruzione che, nel complesso, attualmente serve bene l’economia;
  • assicurarsi che i contribuenti finanzino prevalentemente le scuole che servono le imprese;
  • non finanziare appieno l’istruzione per quei giovani statunitensi poveri o marginalmente poveri il cui futuro si adatti bene ai posti di lavoro attuali e futuri che saranno prevalenti nell’economia: fast food, servizi semplici, assistenza sanitaria di base, lavoro in fabbrica a bassa specializzazione;
  • massimizzare i profitti non contribuendo al bene pubblico più di quanto sia assolutamente necessario per i bisogni delle imprese;
  • pagare i lavoratori il minimo possibile, affermando che il lavoro e i salari sono proporzionati ai loro livelli d’istruzione e alle loro competenze.

Se le scuole, nel complesso, non servissero bene l’economia, si può star ceti che le maggiori società della nazione – Walmart, Dow Chemical, Goldman Sachs, Chevron, Microsoft, IBM, Apple e altre – si concentrerebbero sull’ottenere i migliori risultati educativi nell’istruzione STEM offrendo alle scuole fondi fiscali aggiuntivi dal più di un trilione di dollari che queste imprese hanno accumulato in paradisi fiscali all’estero. Analogamente, se queste imprese fossero preoccupate che non abbastanza bambini poveri siano istruiti adeguatamente per soddisfare le necessità dell’occupazione, non dovremmo dubitare che parte di quelle imposte non pagate si farebbero strada fino alle vite di quei bambini.

Colpevolizzazione della vittima

Incolpare istruzione, insegnanti e studenti, distrae l’attenzione della nazione dalla realtà della gamma di lavori effettivamente disponibili e dai numerosi modi in cui il capitalismo statunitense estrae profitti sempre maggiori: ad esempio pagando i salari più bassi qui e all’estero, riducendo o eliminando le indennità, esternalizzando il lavoro e creando una forza lavoro temporanea in continua crescita. Anche se tutta la colpa è scaricata su insegnanti, studenti e gli statunitensi in generale, l’ideologia del “fallimento dell’istruzione” è intesa a mantenere fissi gli occhi degli statunitensi su un unico messaggio: TU sei responsabile di te stesso; ottenere un lavoro decente e un reddito decente dipende unicamente da TE; e se TU non hai un buon lavoro e un buon reddito è perché TU non hai avuto il genere giusto di istruzione (di cui hanno colpa gli insegnanti). Il tuo problema non è una conseguenza della politica delle imprese, dell’avidità delle imprese e degli attacchi delle imprese al bene pubblico, non è un problema di come la ricchezza è acquisita e utilizzata. Il problema siete TU e i tuoi insegnanti e, soprattutto, TU sei un problema per l’economia statunitense e per gli Stati Uniti perché TU hai mancato di divenire parte della forza lavoro specializzata di cui le aziende e la nazione hanno bisogno.

Organizzazioni di insegnanti, genitori e studenti più anziani devono affrontare il fatto che non otterranno mai le riforme che chiedono perché le scuole stanno in realtà servendo bene il capitalismo. In conseguenza è imperativo per le organizzazioni degli insegnanti e per gli altri gruppi per la giustizia sociale interessati all’istruzione cominciare a creare un’opposizione che spieghi quando il risultato dell’istruzione sia principalmente dipendente da ciò di cui ha bisogno il sistema economico, che è molto differente da ciò di cui hanno bisogno i lavoratori e le famiglie degli Stati Uniti. Cioè scuole che servono bene il capitalismo non sono la stessa cosa che servire bene tutti i bambini e i giovani.

Riguardo ai piani di studio, queste organizzazioni devono farsi carico del compito molto difficile ma necessario – certamente un compito che incontrerà una forte resistenza delle imprese – di insistere che l’”istruzione per il ventunesimo secolo” è un obiettivo legittimo, ma che l’”istruzione” deve comprendere uno studio esauriente dell’attuale funzionamento di quell’economia.

In anni recenti c’è stato un accresciuto riflettore critico sul capitalismo. “Capitalismo” non è più la parola che non può essere pronunciata. Ad esempio, conducendo un sondaggio circa le idee degli statunitensi su capitalismo e socialismo, Gallup Poll ha rilevato che una percentuale considerevole dei Democratici e loro simpatizzanti (57%) aveva una visione del socialismo più positiva che del capitalismo, con la visione più positiva del socialismo manifestata dagli statunitensi tra i 18 e i 29 anni. Anche se in generale gli statunitensi hanno una visione positiva del capitalismo, la valutazione positiva è diminuita negli ultimi otto anni e oggi è ai livelli più bassi dal 2010. Di nuovo, più significativamente, il dialogo pubblico su vantaggi e danni del capitalismo sta aumentando nel discorso pubblico e politico. Nell’agosto del 2018, ad esempio, la senatrice Elizabeth Warren ha proposto l’”Accountable Capitalism Act” [Legge sul capitalismo responsabile] che solleva domande su quali interessi servano le imprese. Le organizzazioni attiviste dell’istruzione farebbero bene a premere per leggi simili.

I tempi sono più che maturi perché le organizzazioni degli insegnanti inquadrino le riforme dell’istruzione e della scuola nel contesto di ciò che deve essere pronunciato. Solo spiegando come le scuole nel complesso servano il capitalismo le organizzazioni degli insegnanti cominceranno ad acquisire un ruolo guida più vincente nel migliorare l’istruzione, la vita e il futuro dei giovani.

Questo articolo è tratto dal nuovo libro di Gerald Coles ‘Miseducating for the Global Economy: How Corporate Power Damages Education and Subverts Student’s Futures’ (Monthly Review Press, 2018). I riferimenti per questo articolo si possono trovare nel libro.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/education-jobs-and-capitalism/

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2019 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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