L’Italia vive una crisi nella crisi. In termini generali da trovare nuovi equilibri tra Stato, Lavoro e Capitale che hanno cambiato struttura. Primo appuntamento con la Storia di oggi, per il nuovo segretario e per l’intera Cgil, il 9 febbraio. Il 9 febbraio CGIL, CISL e UIL hanno convocato una manifestazione contro la manovra del governo Lega e 5 Stelle; un appuntamento importante, soprattutto per il nuovo segretario generale della CGIL Maurizio Landini. Il sindacato scende in piazza, ma la sfida che attende il sindacato travalica questa manifestazione. Sebbene la manovra economica sia attribuita all’attuale governo, le responsabilità della Commissione Europea è pari a quella del Governo. Le clausole di salvaguardia pari a quasi 55 mld sono interamente da attribuire alle pressioni europee. L’Europa si trova davanti a un appuntamento importante: caduto il Fiscal Compact come diritto comunitario, il governo dell’economia europea potrebbe trovare degli inediti equilibri. Predisporre un bilancio pubblico europeo adeguato per affrontare i cambiamenti che l’attendono, finanziato con risorse proprie e non da trasferimenti degli Stati, è un obbiettivo fondamentale. Se i redditi da lavoro sono gli unici redditi soggetti a tassazione progressiva, l’Europa potrebbe tassare gli altri redditi in misura coerente per garantire uno Stato Sociale europeo, ripartito tra i membri dell’area euro. Non basta. Infatti, per realizzare un bilancio pubblico degno di questo nome, l’Europa dovrebbe contrastare gli oltre 7 paradisi fiscali che ospita al proprio interno. Questo obbiettivo è abbastanza importante. Nell’era della globalizzazione è lo Stato che ha perso terreno rispetto al capitale – Leon utilizzava le coppie capitale-lavoro, capitale-stato e lavoro-Stato -, così come il lavoro ha perso terreno rispetto al capitale in misura ben peggiore delle ultime denunce sulla distribuzione del reddito (Oxfam). Quali sono le implicazioni di politica economica e sindacale? Il ripiegamento del lavoro, vero finanziatore dello Stato, ha determinato la sconfitta dello Stato e quindi dell’economia pubblica rispetto al capitale. Paradossalmente ci sarebbe una occasione di una alleanza Stato-lavoro per ridimensionare il capitale a un livello adeguato (Europa). Un altro e fondamentale terreno di riflessione che attende il nuovo segretario della CGIL è legato alla politica industriale e alla creazione di Lavoro. Come suggerisce Riccardo Lombardi, occorre cambiare il motore della macchina senza fermarla e, per questa via, creare tanto lavoro quanto se ne perde, magari di buona qualità. Se l’Europa non attraversa un buon momento, l’Italia industriale vive una crisi nella crisi. Il lavoro non nasce dalla benevolenza di qualcuno, piuttosto da un capitale che dovrebbe misurarsi con la dinamica di struttura dello stesso (Marx). Il problema italiano è legato a un capitale che ha rinunciato alla crescita in ragione di una de-specializzazione che ha condotto i salari agli attuali livelli. Non è un problema di rapporti di forza, comunque ridimensionati per colpa dell’arretramento dell’intervento pubblico, piuttosto di una struttura che ha conservato i propri tassi di profitto a margine della contrazione della remunerazione salariale. In parole più semplici, se il PIL nazionale cresce meno della media europea, anche i salari sono costretti da questa dinamica, con una aggravante: con il ritiro dello Stato come agente di intermediazione tra capitale e lavoro, il profitto ha potuto conservare la propria posizione. Inoltre, il capitale italiano anche quando finanzia gli investimenti, si osserva che la produzione non segue lo stesso trend. Più esplicitamente: più investimenti non significa più lavoro, semmai una sostituzione di lavoro con macchine importate da altri Paesi. Infatti, il moltiplicatore degli investimenti nazionali sono una frazione di quelli tedeschi. Il Piano del Lavoro della CGIL e la discussione del forum degli economisti, guidato da Gianna Fracassi e Riccardo Sanna, sono un progetto da prendere sul serio e non una bandiera da sbandierare. Chi, che cosa e come sono gli oggetti della riflessione di politica sindacale; il lavoro è legato all’evoluzione del capitale e del benessere; Capitale-Lavoro-Stato sono la società e devono sempre trovare degli equilibri superiori. La carta dei diritti e il piano del lavoro della CGIL sono due facce della stessa medaglia, a cui serve una sponda – lo Stato (europeo) -. Diversamente il modello contrattuale sostenuto da tutti i sindacati diventa carta straccia. La crisi che attraversiamo non è aneddotica, piuttosto è la Storia. Come trattiamo questa Storia e come la CGIL sarà protagonista di questa Storia farà la differenza. Buon lavoro alla nuova segretaria CGIL.