Durante l’ultimo decennio, la società catalana ha avviato un cammino dal quale non si può tornare indietro, ma che sarà ancora lungo e faticoso. Richiederà tempo, abilità strategica e sforzo quotidiano.

di Oriol Junqueras*

Consapevoli di questa realtà, siamo stati a lungo immersi in un dibattito, logico e comprensibile, su come dobbiamo proseguire questo cammino. Bisognerebbe evitare, tuttavia, di confondere il futuro auspicabile con il futuro immediato e fattibile.

C’è un primo dato oggettivo: lo Stato spagnolo (o meglio, i gruppi di potere che lo dirigono come se fosse una loro proprietà privata: il regime del ’78) ha dimostrato che non è disposto ad ascoltare e riconoscere la volontà democratica dei cittadini della Catalogna. E’ disposto, invece, a prevenire che si ascolti e che si riconosca questa volontà, se necessario utilizzando la forza in campo giudiziario, della polizia e, anche, facendo un gioco sporco.

Ovviamente, vorremmo che lo stato cambiasse atteggiamento e si sedesse con i rappresentanti del popolo della Catalogna per concordare un referendum, come in Scozia. Ma per poter cambiare e trasformare la realtà, dobbiamo analizzarla in modo rigoroso e accurato. E la realtà è che i rapporti di forza sono sproporzionatamente contro di noi, fino ad oggi.

D’altra parte, l’Europa civilizzata che dovrebbe rivestire il ruolo di garante dei valori e delle pratiche democratiche, e di possibile mediatore di un processo di dialogo, è purtroppo in mezzo a una deriva autoritaria con l’ascesa di partiti di estrema destra in tutto il continente.

Ma in questo ultimo problema si intravvede uno spiraglio per rafforzare la nostra causa e indebolire quella del nazionalismo spagnolo. Ecco perché ora più che mai dobbiamo lavorare per incardinare la nostra causa nella causa generale della democrazia in Europa. Dobbiamo essere dalla parte dell’Europa democratica, difendere pienamente i valori fondamentali di una società aperta, plurale, inclusiva e solidale, perché la difesa della democrazia in Europa e in Spagna implica la difesa del diritto di decidere in Catalogna.

Infatti, coloro che più ferocemente si oppongono al diritto di decidere della Catalogna sono i riferimenti spagnoli di Bannon, Le Pen, Trump, Salvini e Bolsonaro. In altre parole: i democratici europei devono sapere che il il movimento repubblicano catalano è una delle più importanti forze antiautoritarie su cui potranno contare da questo lato dei Pirenei.

Storicamente la causa della Catalogna è stata tanto più forte quanto più è stata integrata nei progetti moderni europei. Ad esempio, negli anni ’30 del XX° secolo la causa del repubblicanesimo catalano e spagnolo cercò disperatamente di allinearsi alla causa delle democrazie liberali europee, mentre il fascismo spagnolo riceveva il sostegno incondizionato di Hitler e Mussolini. Ed è chiaro che neppure la migliore Europa è stata sempre coerente nel difendere i suoi valori migliori, ma possiamo solo superare le sfide condivise se riusciamo a lavorare insieme. La Catalogna non vuole o può allontanarsi dallo spirito di modernità dell’Europa, perché sarebbe come tradire la sua storia e rinunciare al suo futuro di progresso.

Tuttavia, sono convinto che anche l’Europa contribuirà dal punto di vista giudiziario. L’ingiustizia del procedimento giudiziario costruito contro gran parte della società catalana, attraverso una causa generale contro i rappresentanti democratici di questa società, arriverà presto alla Corte europea dei diritti umani. E qui sono certo che la migliore Europa sarà in grado di sbarrare la strada verso l’involuzione autoritaria dello stato spagnolo, come ha già fatto in altre occasioni.

Mostrare agli occhi dell’opinione pubblica internazionale l’ingiustizia e la repressione che soffriamo contribuirà a limitare gli strumenti antidemocratici dell’apparato repressivo del regime, e servirà a delineare uno scenario più favorevole, e soprattutto più fattibile, per aprire democraticamente tutte le serrature ancora chiuse del ’78. Un cammino fattibile verso la Repubblica che deve basarsi anche sul rafforzamento del movimento repubblicano e sul progressivo indebolimento non della Spagna come società, ma del regime del ’78. Questo principio strategico generale si traduce in diverse linee d’azione.

È necessario che l’economia catalana dipenda, sempre meno, dagli oligopoli del regime. È necessario che all’estero si conosca meglio il regresso generale delle libertà in Spagna, senza esagerazioni inutili, ma anche senza edulcoranti. È necessario rafforzare l’associazionismo dove è debole, perché abbiamo la prova che quando le associazioni sono forti, la capacità di disinformazione del regime è minore. Dobbiamo lottare contro le disuguaglianze, perché è giusto e perché le forze contrarie al diritto all’autodeterminazione si rafforzano nelle frange estreme della popolazione. È necessario che l’indipendentismo diventi sempre più simile alla società che aspira a rappresentare. E sono necessarie alleanze e fiducia tra tutte le forze antiautoritarie della Catalogna, dello stato spagnolo e dell’Europa, a cominciare dal femminismo.

Questo stesso spirito di alleanza tra tutte le forze democratiche, lo dobbiamo realizzare a casa nostra. I momenti migliori di questo decennio, come il 1° ottobre (giorno del referendum sull’indipendenza, ndt), sono stati realizzati con l’alleanza tra l’indipendentismo e tutte le forze a favore del diritto di decidere. Sono convinto che tutti i repubblicani e per estensione tutti i democratici possano trovare – dobbiamo trovare e troveremo – un come e un quando che renda democraticamente possibile superare le sfide che in questo momento rappresentano le richieste di circa l’80% della società catalana, che sono: una soluzione frutto di dialogo e non repressiva al conflitto tra la Catalogna e lo Stato, un referendum concordato e vincolante che apra le porte a una Repubblica per tutti, e un modello politico repubblicano.

Queste sono le principali strade che, a mio parere, rappresentano un cammino fattibile verso la Repubblica, che vogliamo tracciare, e che vogliamo realizzare.

Fonte in lingua originale: https://www.lavanguardia.com/opinion/20190209/46299091365/un-camino-factible-hacia-la-republica.html?utm_campaign=botones_sociales&utm_source=facebook&utm_medium=social

*Traduzione in italiano a cura di Carla Signorile

http://www.sinistraineuropa.it/approfondimenti/un-cammino-fattibile-verso-la-repubblica/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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