Una delle pochissime cose in cui il fascismo ebbe davvero poco successo fu la cosiddetta autarchia linguistica: perché le parole sono più forti di qualsiasi regime.
Soubrette è una di queste. I fascisti tentarono di chiamare “brillanti” quelle giovani attrici che illuminavano con la loro bellezza il teatro di rivista, ma quella parola francese, di antica derivazione provenzale e la cui etimologia richiama l’idea di eccesso e di superfluo, superò la guerra e arrivò in televisione, negli spettacoli di varietà della Rai.
E una delle ragioni per cui guardiamo ancora quegli spettacoli televisivi di anni ormai lontani – e ci piacciono – è anche perché ci piacciono ancora quelle soubrettes, perché erano belle e perché erano brave. Potevano anche non essere bellissime – anche se certo non erano mai brutte – ma certamente non potevano essere poco brave. Potevi essere molto bella, ma se non sapevi cantare, ballare e recitare con disinvoltura su un palcoscenico, non diventavi una soubrette. Era l’Italia artigiana del miracolo economico, in cui anche tra i lavoratori dello spettacolo vigevano le stesse regole che valevano nella società e nel mondo del lavoro: valevi per quello che sapevi fare.
Credo che non me vorrà Lorella Cuccarini, se dico che ormai è una donna matura – siamo più o meno coetanei – che invecchia con grazia. Lorella Cuccarini non è più una soubrette. Non si tratta di un dato anagrafico, ma di una pura constatazione. Non può essere una soubrette, perché le soubrettes non esistono più, perché non esistono più gli spettacoli in cui sia richiesto saper cantare, ballare, recitare, perché non serve più saper fare qualcosa. Sei bella, o meglio molto bella: sei un personaggio televisivo, non serve altro.
Mi è capitato di vedere un bel documentario su Ava Gardner. Quando Louis B. Mayer – ossia la seconda M della Mgm – vide il suo primo provino, pare abbia detto:
Non sa recitare, non sa neanche parlare: è assolutamente fantastica.
E nonostante questo lusinghiero giudizio di uno degli uomini più importanti e potenti di Hollywood ci vollero diversi anni, di cui molti trascorsi nella scuola di recitazione della Metro, prima che Ava Gardner diventasse una diva. Non diventò mai una grandissima attrice – forse non lo voleva nemmeno – ma ha interpretato grandi film. E in questo modo oggi di lei ricordiamo non solo la sconvolgente bellezza ipnotica.
Oggi nessuno avrebbe chiesto ad Ava Gardner di studiare – e lei, che era pigra, ne sarebbe stata felice. Chissà se però le sarebbe bastato essere Ava Gardner. Perché lei era bella in un suo modo particolare, come erano belle, pur essendo assolutamente diverse l’una dall’altra, Lana Turner, Lauren Bacall, Rita Hayworth, per citarne solo alcune di quegli anni favolosi. Oggi le giovani che non devono saper fare nulla, devono anche essere tutte uguali, perché viviamo nel tempo della bellezza omologata e costruita.
Mi rendo conto di essere andato un po’ fuori tema, perché avevo cominciato a scrivere questa definizione solo per rispondere a una domanda: una soubrette può essere di destra? Certo, come qualunque altra donna che lavora.
Lorella Cuccarini dice delle cose sbagliate? Personalmente penso di sì, e qualcuna anche grossolanamente stupida. Sapete che io non sono un democratico, non credo a quella cazzata che mettono in bocca all’incolpevole Voltaire sul fatto che si può anche morire per difendere il diritto di tutti di parlare. Non difendo il diritto di Lorella Cuccarini di essere di destra, ma mi fa davvero arrabbiare la sufficienza con cui molti ribattono a quello che dice: tanto è una soubrette, tanto è una donna, cosa ne volete che capisca di politica.
Visto che è anche passato, incidentalmente, l’otto marzo, difendiamo il diritto delle donne di dire cose stupide. Di fare il proprio lavoro. E anche di essere belle per come lo sono.
se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…