In una lettera aperta Mélenchon risponde a quella che il presidente francese ha pubblicato lo scorso 4 marzo sul sito dell’Eliseo rivolgendosi ai cittadini in vista delle elezioni europee di maggio. di Jean-Luc Mélenchon* Il Presidente francese si rivolge agli europei? Ma in Francia c’è anche un’altra voce. L’interesse generale degli esseri umani nel Vecchio Continente merita qualcosa di meglio di una diluizione nella strategia delle chiacchiere di circostanza di Emmanuel Macron. In Europa è giunto il momento di parlare l’unica lingua davvero internazionale, in grado di motivare l’azione comune di popoli così diversi per storia, lingue e culture. È la lingua dei beni comuni da difendere ed estendere. Quello dei comuni progetti di vita. Quella dei diritti sociali e dei servizi pubblici, da ricostruire dopo la distruzione di trent’anni di concorrenza libera e incontrollata. È la lingua della pace, di fronte ai deliri bellici contro i russi e alle provocazioni di guerra della Nato. E’ un’emergenza. Perché siamo tutti minacciati da un sistema di produzione e di scambio che distrugge la terra e gli esseri umani. Non è forse giunto il momento di imporre alcuni riflessi di solidarietà che nella catastrofe ecologica in corso potranno salvarci? Il mostro della finanza si è saziato abbastanza, a scapito di tutte le piccole semplici gioie della vita. Se c’è bisogno di un Rinascimento in Europa, che sia quello della sovranità popolare, dell’Illuminismo, contro l’oscurantismo del denaro e le opposte passioni religiose. Se la Francia può essere utile a tutti, lo sarà perché proponendo queste fatiche di Ercole che bisogna al più presto portare a termine. Sì, i popoli d’Europa possono imporsi di rispettare nei prossimi vent’anni ovunque la Regola Verde: non prendere dalla natura più di quello che può ricostituire. I nostri popoli possono rinunciare da subito all’uso dei pesticidi, che uccidono la biodiversità. Possono decidere di sradicare la povertà nel Vecchio Continente, garantire un salario dignitoso a tutti, limitare i divari di reddito per fermare l’epidemia infinita di disuguaglianze. Siamo in grado di estendere la norma più favorevole ai diritti delle donne a tutto il continente. Siamo in grado di bloccare le mani degli evasori, che si appropriano ogni anno di mille miliardi di euro. In breve, è possibile avviare una nuova era della civiltà umana. Lo possiamo fare qui, nel continente più ricco e istruito. Se l’Europa assume una sorta di protezionismo negoziato con il mondo, farà delle sue norme umaniste un nuovo orizzonte, comune a miliardi di esseri umani. Per questo non abbiamo nulla a che fare con la pseudo coppia franco-tedesca, questo pretenzioso condominio controllato dalla Cdu. Umilia gli altri 26 Stati e isola i francesi dai loro genitori naturali del Sud. Per noi francesi i russi possono essere dei partner e non dei nemici Se la democrazia è minacciata, lo è dalla tirannia della finanza e dai metodi brutali usati per governare le persone. Sono loro ad aver martirizzato la Grecia, a dare la caccia agli oppositori in Polonia o in Ungheria. Come in Francia, dove il problema per la nostra democrazia non viene da Mosca, ma da Parigi, con questo Presidente che porta avanti da diciassette settimane una repressione feroce contro la mobilitazione dei Gilet Gialli. Che lezioni di democrazia può dare Macron quando l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, il Consiglio d’Europa e il Parlamento europeo s’inquietano pubblicamente per le violenze della polizia in Francia? E quanto è insopportabile la violenza di quell’illusione per la quale un’Europa trasformata in fortezza sarebbe protetta dai rifugiati economici ed ecologici grazie agli annegamenti nel Mediterraneo? Dovrebbe inquietare il fatto che Viktor Orban approvi la lettera pubblicata da Macron. In contrasto con queste brutalità, è necessaria una politica che vada dritta alle cause degli esili forzati: guerre, cambiamenti climatici, saccheggi economici. Tutte queste miserie sociali hanno la loro comune origine nel contenuto dei Trattati europei, che hanno congelato tutte le politiche economiche nell’assurdo dogma dell’ordoliberismo, tanto caro al governo Merkel. La condizione preliminare per cooperare in Europa è l’uscita da questi trattati. Per i popoli d’Europa un cambiamento di direzione è urgente. Emmanuel Macron e Angela Merkel incarnano le vecchie ricette morbose. Il Rinascimento di cui l’Europa ha bisogno è quello dei diritti politici e dei suoi popoli. Se la Francia può essere utile a qualcosa, è a questo. Purché si presenti come partner anziché mettersi a dare lezioni.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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