di Pino Arlacchi*

Il blackout elettrico che sta affliggendo il Venezuela da quattro giorni può essere una speranza per i nemici del governo in carica ed è di sicuro una calamità per l’intera sua popolazione. 

Ma non è di certo una sorpresa per chiunque mastichi un po’ di cyber-sicurezza. Tutti gli esperti del ramo, al di là del loro orientamento politico, dietro il blocco delle rete elettrica del Venezuela hanno riconosciuto subito la firma inconfondibile del Nitro Zeus. Il nome in codice di un piano di attacco cyber contro l’ Iran volto a paralizzare i suoi sistemi di difesa aerea e telecomunicazione, assieme a gran parte della sua rete elettrica.

Il piano è a larga scala, e la sua nascita risale ai primi tempi dell’ amministrazione Obama. Nitro Zeus fu concepito dal Pentagono e dalle agenzie di intelligence per essere applicato nel caso in cui fosse fallito il negoziato che ha poi portato all’ accordo nucleare del 2015. E’ stato poi rimesso negli scaffali, e ripreso in mano e aggiornato adesso contro il Venezuela.

Il sabotaggio della rete elettrica venezuelana è il secondo atto (il primo è stato il fallito tentativo di consegna di aiuto umanitario al confine con la Colombia che avrebbe dovuto far scattare l’ insediamento di Guaidò) della soluzione del problema che assilla Trump e l’ establisment finanziario internazionale: “come rimuovere Maduro senza ricorrere all’intervento armato”, titolo del Financial Times del 4 marzo, accompagnato da relativo editoriale.

*Vicesegretario Generale delle Nazioni Unite e direttore del Programma antidroga dell’ONU dal 1997 al 2002. Post Facebook del 12/03/2019

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-pino_arlacchi_ex_vice_segretario_dellonu_il_blackout_del_venezuela_ha_un_nome_nitro_zeus/82_27551/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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