Qualche giorno fa il New York Times svelava la bufala dei camion di “aiuti umanitari” apparentemente bruciati da Maduro. Il quotidiano statunitense, certamente non sospettabile di simpatie chaviste, acclarava che i camion avevano preso fuoco a causa del lancio di molotov da parte degli stessi “guarimberos”, cioè degli oppositori di Maduro (qui trovate l’articolo: https://nyti.ms/2tYi3Mr).
Il 14 marzo la CNN, anch’essa tutt’altro che sostenitrice del chavismo, dimostra che l’attentato dello scorso agosto contro Maduro non fu “auto-attentato”, come si affrettarono a gridare esponenti politici e media di mezzo mondo, ma attentato vero (“attentato autentico venuto fuori male”). E pubblica un video che testimonia i preparativi in Colombia da parte di esponenti dell’opposizione (qui il video: https://cnn.it/2XXzryM).
Sì, sempre quella opposizione “pacifica” e “democratica”, quella che la UE ha insignito del Premio Sacharov per lo “straordinario sostegno alla difesa dei diritti umani”.
La rivista Forbes, anch’essa ben lontana dal sostegno a Chàvez prima e Maduro poi – e siamo a tre – sostiene che il sabotaggio della rete elettrica, denunciato dal governo venezuelano e che ha lasciato il paese al buio – a singhiozzo – per quasi una settimana, è assolutamente realistico.
Dopo tante bugie, insomma, la verità comincia a farsi strada. Ed è questa la strada su cui dobbiamo lavorare. Andare alla fonti, verificarle, fare inchiesta e giornalismo vero. La prima vittima di qualsiasi guerra – e quella mossa contro il Venezuela è una guerra di nuova generazione – è l’informazione. Non lasciamoci ingannare. Non crediamo alle bugie e alle fake news.
Da Potere al popolo