‘L’Agnese va a morire è … un documento prezioso per capire che cosa è stata la Resistenza’, Sebastiano Vassalli
Questa è la storia di Agnese, una partigiana uccisa dai tedeschi nel 1945. Renata Viganò, anch’essa una combattente, ha conosciuto ed ha raccontato la vicenda di questa ‘eroina’ della Resistenza. Il libro è anche una fedele descrizione di come vissero e morirono tanti combattenti che operarono nelle Valli del Comacchio fino alla Liberazione, avvenuta il 25 aprile del 1945. Ecco alcuni brani tratti dalla testimonianza dell’autrice e riportati in appendice al suo libro.
‘La prima volta che vidi l’Agnese, o quella che nel mio libro porta il nome di Agnese, vivevo davvero un brutto momento … Mio marito l’avevano preso le SS a Belluno, non ne sapevo niente, ogni ora che passava lo vedevo torturato e fucilato, un corpo anonimo che non avrei trovato mai più, neppure per seppellirlo … Mio marito s’era salvato la pelle saltando da una finestra alta; le SS ci avevano fatto una colica di fegato che un partigiano, un comandante, gli fosse scappato, gli avesse tolto il piacere di fucilarlo … Noi stavamo in brigata, armati e sicuri: nelle ore di ozio i partigiani tagliavano i pennacchi della canna, facevano le scope per il mio bimbo, uno gli costruì anche un carrettino …
Venne l’Agnese un giorno … mi arrivo vicino con i suoi brutti piedi scalzi nelle ciabatte … Poi intesi la sua voce che diceva: << E’ lei la Contessa?>> e allora tutto cambiò colore: mai il mio nome di battaglia mi aveva dato tanta gioia a sentirlo pronunciare. Mi senti riammessa nel giro; non più <<sfollata>> ma partigiana, non più esclusa, ma facente parte di una organizzazione, di un movimento, di un ente vivo … <<Mi manda Lino. – disse l’Agnese – Dice che stia tranquilla. Se succede una disgrazia a suo marito, ci sono sempre i compagni>> … Ecco allora si ragionava così. Se uno spariva. Si stringevano le file, il vuoto era subito cancellato … Piuttosto lavorare più forte; almeno quella sparizione di uno servisse a qualche cosa per gli altri …
Quando arrivò l’Agnese per rimanere con noi … non crediate ci si dicesse frasi eroiche … Nessuno nella guerra partigiana diceva mai frasi eroiche, neppure quando stava per morire. Tutt’al più gridava: <<Viva i partigiani!>> o cantava <<Bandiera rossa>> e questo è già molto per chi sta per morire. Ma spesso cadeva in silenzio col rumore dei mitra che spengono tutte le parole …
Con l’Agnese quel giorno parlammo di gatti. Lei aveva una gatta grigia fino a poco tempo addietro e gliela ammazzò un tedesco per gioco. I tedeschi avevano spesso questo modo di scherzare. Ma l’Agnese non scherzava, e ammazzò il tedesco, e poi scappò in brigata e ci rimase …
Così era il clima di allora nella vita partigiana, antieroico, antidrammatico, casalingo e domestico anche se eravamo alla macchia e la morte girava lì intorno, si nascondeva nello scialle dell’Agnese, negli scarponi dei barcaioli o nei capelli del mio bambino. In quel clima abbiano vissuto diciannove mesi … Tutto esiste: azioni ed uomini, orizzonti e paesi. Colori e temperatura … Ma nella stessa atmosfera ancora viviamo, noi che uscimmo salvi dalla lotta, dentro quel circolo siamo rimasti e forse mai potremo venirne fuori; era il circolo, l’atmosfera dove camminava l’Agnese, ora morta, dove hanno camminato tanti altri, ora pure morti, ma rinchiusi vivi nel mio libro con lei …
Solo una cosa non esiste: un pezzo di terra che abbiamo cercato per scavarlo e ritrovare delle ossa e portarle dove sono le ossa degli altri; la buca frettolosa in cui certo i tedeschi avranno buttato il corpo dell’Agnese, perché un cadavere bisogna pure metterlo da qualche parte. Un pezzo di terra, o forse un tratto d’acqua della valle, fango e canne, dove l’Agnese si è consumata da morta. Non l’abbiamo trovato. Dovremmo fare il funerale a vuoto, un funerale su un nome. Lei, che risultava sempre presente, che non mancava a nessuna chiamata, quella volta non c’era’.
Fonte: ‘L’Agnese va a morire’ di Renata Viganò. Giulio Einaudi editore. (Premio Viareggio 1949)