Francesco Cecchini
Il libro La Batalla por la Paz dell’ex presidente Juan Manuel Santos, uscito da poco, in Colombia ha già generato una forte polemica in settori politici, specialmente quelli legati al partito dell’attuale presidente Duque, il Centro Democratico, un oppositore del processo di pace. Nella pubblicazione, l’ex presidente racconta i dettagli delle conversazioni con le FARC-EP e il suo rapporto con il suo predecessore Álvaro Uribe Vélez. Per la prima volta, come ex presidente, Santos parla di cosa abbia significato porre fine a una guerra civile di oltre 50 anni con quella che era la più antica guerriglia in America Latina e la sua inimicizia con l’ormai senatore e fondatore del Centro Democratico, Álvaro Uribe, con il quale ha collaborato durante il suo governo come ministro della difesa (2006 – 2009) e che lo ha sostenuto nella sua prima candidatura presidenziale, sebbene si siano allontanati quando sono iniziati i colloqui di pace. In una intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El País il giorno del lancio del libro Santos ha dichiarato, “Non facevo parte del Sinedrio del Presidente Uribe non lo sono mai stato, mi rispettavano, ma diffidavano”. Inoltre ha rivelato i dettagli degli incontri con politici che erano a favore o contro l’accordo di pace con le FARC-EP. È stato proprio in uno di quegli incontri, tra Santos, Uribe e Papa Francesco, nella sede del Vaticano nel 2016, che ha generato le maggiori polemiche nel Paese. Uribe aveva predisposto che i giornalisti lo aspettassero dopo l’incontro e lì ha dichiarato di aver fermamente espresso le sue convinzioni contro la pace davanti al Papa e a Santos , contribuendo a far fallire l’incontro. Comunque il libro La Batalla por la Paz, Juan Manuel Santos va letto per capire passato e presente della pace in Colombia. Va detto anche che la pace in Colombia dove a Santos è subentrato Duque, uomo di Uribe, non gode buona salute, anzi.
ACCORDI DI PACE. Juan Manuel Santos nel suo libro afferma che il processo di pace è irreversibile, ma la realtà lo sta smentendo. La mancanza di impegno da parte dell’attuale governo per la piena attuazione degli accordi di pace e gli ostacoli al quadro giuridico dell’accordo, la Giurisdizione speciale per la pace (JEP), hanno influenzato la fiducia che molti ex guerriglieri avevano nel processo. Cresce nelle FARC la dissidenza e si stima che i dissidenti siano 3000, inoltre vi sono altri 1000 seguaci di Iván Márquez, staccatosi dal partito FARC ( Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común), che fanno un totale di 4000. Se si alleano all’ELN (Ejército de Liberación Nacional) è possibile la ripresa del conflitto armato e la fine della pace.
UCCISIONE DI LEADER SOCIALI ED EX GUERRIGLIERI. Defendamos la Paz è nata lo scorso febbraio per aiutare la messa in atto l’ accordo di pace Avana negoziato all’ Avana tra il governo colombiano e le FARC-EP In un comunicato Defendamos la Paz ha informato che dall’inizio del 2019 sono stati uccisi quasi mezzo centinaio di leader delle comunità, indigeni, contadine e di afrocolombiani.La stessa sorte hanno avuto e più di un centinaio di ex combattenti delle FARC dalla firma dell’accordo di pace nel novembre 2016, ha aggiunto la dichiarazione. Quello che sta accadendo in Colombia è un crimine contro la pace, mentre la crisi umanitaria si sta approfondendo nelle regioni storicamente trascurate dallo Stato, ha affermato il suddetto blocco cittadino.
SOSPENSIONE DEI NEGOZIATI CON L’ ELN. La rottura dei colloqui da parte del governo del Presidente Duque, con l’Esercito di Liberazione Nazionale della Colombia ELN è un errore che ha anche intensificato non solo il conflitto militare, ma anche quello politico, economico, sociale con effetti sullo sviuppo generale della Colombia. La rottura fa dubitare che la fine del conflitto armato e la pace, quindi, sia possibile in tempi ell’egemonismo della destra militarista Uribe-Duque. Comunque nonostante l’atteggiamento del governo colombiano, l’Esercito di Liberazione Nazionale della Colombia, ELN, persiste nell’affermare che i suoi negoziatori rimarranno a Cuba fino a quando il presidente Duque riattiverà il tavolo del dialogo. Se hanno aspettato otto mesi perché il governo del Duque nominasse la sua delegazione, continueranno a farlo. L’ELN annuncia che rimarrà a Cuba fino a quando ci saranno negoziatori governativi. I guerriglieri hanno ancora una volta chiesto al presidente Duque di riattivare il tavolo di dialogo. Dall’Avana, Pablo Beltrán ha annunciato che rimarranno sull’isola finché i dialoghi non riprenderanno. “Siamo stati all’Avana per otto mesi in attesa che il governo del Duque nominasse la sua delegazione, continueremo ad aspettare che ciò accada e mentre continueremo a Cuba. “Non siamo interessati a intensificare la guerra e la nostra proposta è di riprendere i negoziati e concordare un cessate il fuoco bilaterale”, ha ribadito Beltrán.
JEP (JUSTICIA ESPECIAL PARA LA PAZ, GIUSTIZIA SPECIALE PER LA PACE). Lattuale governo sta mettendo fortemente in discussione, stravolgendo e ritardando la Justicia Especial Para la Paz (Jep), il meccanismo di giustizia di transizione previsto per il riconoscimento e la sanzione dei crimini di guerra e per la ricostruzione della memoria storica di un Paese che in mezzo secolo di conflitto ha avuto 280 mila morti e milioni di vittime della violenza.
PARAMILITARI ANCORA IN AZIONE. La violenza paramilitare, quella, innanzitutto, delle AGC ( Autodefensas Gaitanistas de Colombia), delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) e di altri gruppi, sta aumentando con omicidi e massacri. Gruppi criminali paramilitari stanno impadronendosi di aree abbandonate dalle FARC-EP, per controllare coltivazioni e traffico della cocaina. Un libro, Organizzazioni eredi del paramilitarismo (Organizaciones sucesoras del paramilitarismo), dello scorso febbraio della Commissione dei Giuristi Colombiani (CCJ) ha affermato che la versione del governo che concepisce questi gruppi armati come “Bacrim” (Bandas criminales) si allontana dalla realtà e ignora le reali dimensioni del fenomeno paramilitare, profondamente radicato nel paese. “In Colombia non esiste il paramilitarismo. Dire che c’è, significherebbe garantire il riconoscimento politico ai banditi dediti al crimine comune e organizzato “, ha detto l’allora ministro della Difesa, Luis Carlos Villegas, nel gennaio 2017. Lo ha affermato dopo rapporti su gruppi paramilitari che avrebbero occupato territori abbandonati dalle FARC-EP a Tumaco, Nariño. Niente è più contrario alla realtà, secondo l’ indagine condotta dalla Commissione dei Giuristi Colombiani, che mostra come il fenomeno paramilitare sia ben lontano dall’estinzione. Per il CJJ, è chiaro che queste organizzaioni hanno le stesse radici storiche delle Forze di Autodifesa della Colombia e chiari legami. “Il paramilitarismo è più di un’espressione armata. È un fenomeno politico, economico, sociale e culturale radicato nel Paese “, spiega Silvia Becerra. Aggiunge che l’ordine stabilito dai paramilitari in diversi territori continua ancora oggi. Durante la presentazione del libro del CJJ, il 6 febbraio, il vice Difensore del Popolo, Jorge Enrique Calero, ha rivelato figure che coincidono con il panorama indicato dallo studio. “Nel 2006, sono state identificate 22 strutture armate illegali in più di 15 dipartimenti. Ora abbiamo 27 dipartimenti del paese con la presenza di gruppi armati illegali”,