PIERRE BOURDIEU BOURDIEU (1930-2002)

Francesco Cecchini


Pierre Bourdieu e René Vautierre hanno raccontato l’Algeria degli anni 50 e 60, ma il loro racconto, per immagini e parole di Bourdieau e per immagini in movimento di Vautierre, aiuta a capire la storia anche attuale di questo paese.


Quando Pierre Bourdieu andò in Algeria nel 1955, era per fare il servizio militare e vi visse tra il 1955 e il 1961. In questo periodo documentò un mondo sociale in cambiamento, quello di un paese travagliato da contraddizioni e anacronismi. Con una macchina fotografica 6 x 6 cm, Pierre Bourdieu fotografo registrò e l’Algeria, la miseria e le baraccopoli, lo sradicamento dei contadini,donne, bambini e abitanti dei villaggi della Cabilia. Per il sociologo Pierre Bourdieu le fotografie furono uno strumento per studiare e illustrare gli sconvolgimenti causati dallo sradicamento e dalla guerra civile, e la pauperizzazione della società e gli abbandoni del paese. Descrisse il popolo algerino e le sue condizioni di vita, l’esilio urbano, i venditori ambulanti e i disoccupati; dipinse un ritratto della società rurale, contadini al lavoro, donne che attingono acqua, la vita quotidiana delle famiglie e l’organizzazione interna di nuove comunità e cristallizza i cambiamenti sociali e morali. Francese stimolò intellettuali francesi a prendere posizione sulla Francia che reprimeva con la violenza il desiderio del popolo algerino all’indipendenza: Jean-Paul Sartre, André Malraux, François Mauriac, Jules Roy ed altri.
Il link con le immagini e il testo del lavoro di Pierre Bourdieu è il seguente:

https://www.circulobellasartes.com/wp-content/uploads/2016/04/En__Argelia.__Imagenes__del__desarraigo_7670.pdf

René Vautier impegnato a girare in Africa diversi documentari, tra cui «Afrique 50» raggiunse clandestinamente lAlgeria nel 1956, entrò nel maquis e partecipò alla lotta rivoluzionaria per l indipendenza. Filmò negli Aurés e al confine tra Algeria e Tunisia. Nella primavera del 1958 si recò al Cairo, sede della direzione del FLN (Fronte di Liberazione Nazionale), per il montaggio di «Algérie en flamme» il suo documentario sulla lotta armata dell ALN (Esercito di Liberazione Nazionale). Dopo lindipendenza Vautier sinstallò ad Algeri, dove dal 1962 al 1965 fu direttore del Centro audiovisuale e segretario generale dei Cinémas poupolaires. Filmò, documentando, i primi giorni dellindipendenza contribuendo a creare un dialogo tra il popolo algerino e quello francese.
Su You Tube è possibile vedere la versione originale ed intera di “Avoir vingt ans dans les Aurés” del 1972.
Ecco il link:

https://www.youtube.com/watch?v=QY1Po7WdJgs


“Avoir vingt ans dans les Aurés” è un film militante, ma per un pubblico vasto perché stimola alcune riflessione sull antimilitarismo. Nel 1960 un gruppo di amici ventenni e bretoni viene richiamato alle armi ed inviato in Algeria. Per le loro idee e per il loro atteggiamento non conformista, per evitare che influenzino altri soldati vengono isolati in un campo in mezzo al deserto. Per recuperarli la gerarchia militare invia un ufficiale, veterano della guerra dIndocina. Portati in prima linea scoprono sulla loro pelle la realtà della guerra, confermando che il pacifismo non ha senso che sotto le pallottole. Lattesa di un evacuazione con un elicottero, in occasione del Putsch des Generaux diventa loccasione di una riflessione su quello che sta loro accadendo e di recupero della loro vera natura di giovani che vogliono vivere in pace. Poi cè il ritorno al campo e alla realtà militare fatta di gerarchia, ordini ed anche di massacri. Il film è psicologico e antimilitarista. È una fiction, ma che si basò su un importante lavoro di ricerca: 800 ore di testimonianze di 600 persone che avevano prestato servizio militare in Algeria.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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