“CRIMINALI DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI BOLZANO” Costantino Di Sante.


Francesco Cecchini

Visin dela città,
soto coline
ingarbuiate derba sgrendenà,
se quacia el campo di concentramento:
tuto a torno na mura de cemento
e na corona rùsena de spine:
davanti, sul portòn de piombo e fero
na gran parola impiturà de nero
LAGER
E drento, su do file, blochi sgionfi
de slorda de fetori e de pioci.
In meso a le do file un largo spiasso,
in fondo de traverso, longo, basso,
schissà par tera, el bloco dele cele
e, drio, la tore dele sentinele
pronte col mitra par spassar el campo”
Il Durchgangslager nazista di Bolzano funzionò dallestate 1944 alla primavera 1945 in via Resia. Sostituì il campo di Fossoli, Carpi provincia di Modena, per ragioni politico militari che resero necessario spostarlo verso nord: crollo della linea Gustav e liberazione di Roma da parte degli Alleati.
Oggi non rimane traccia, o quasi. Sono stati demoliti i blocchi e le celle e al loro posto vi sono edifici residenziali. Rimane un pezzo del muro di recinzione, messo sotto tutela dalla Provincia di Bolzano. Una decina di anni fa, circa, il Comune di Bolzano ha collocato 6 pannelli che ricordano il lager e le sue viitime. Servì da Lager di raccolta per circa 11.000 persone, non esiste una contabilità esatta. Si trattava di oppositori politici, partigiani, persone che si erano espresse contro il nazifascismo, arreststati durante rastrellamenti, etc.,etc.. Quello che era stato concepito come Lager di disciplina, di lavoro, carcere, e come stazione di transito, attraverso torture ed esecuzioni assunse i caratteri di un campo di annientamento. Esistevano anche celle della morte. Per molto tempo non sono apparse informazioni scritte sul campo di concentramento di Bolzano. Poi sono apparsi alcuni scritti, tra i quali : Uomini, donne e bambini nel Lager di Bolzano. Una tragedia italiana in 7.982 storie individuali,dello storico Dario Venegoni.Seconda edizione Fondazione Memoria della Deportazione/Mimesis, Milano 2005. Il lavoro elenca gli internati con note biografiche e la loro suddivisione con triangoli, rossi per i politici.
Racconta anche l’organizzazione del lavoro forzato, l’ammiztrazione del campo, i procedimenti penali contro i nazifascisti che lo gestivano, la resistenza interna ed altro.

Nel 2006 il Comune di Bolzano ha pubblicato un documento dettagliato sul lager. Il link è il seguente

https://www.comune.bolzano.it/UploadDocs/6714_Lager_BZ_it.pdfhttps://www.comune.bolzano.it/UploadDocs/6714_Lager_BZ_it.pdf

Nel 2018 è stato pubblicato dalle Edition Raetia il libro “Criminali del campo di concentramento di Bolzano” dello storico abruzzese Costantino Di Sante. Il libro è corredato da foto inedite dei criminali, documenti e disegni originali della tipografia del campo. Grazie alla scoperta di una nuova documentazione proveniente soprattutto dall’ Ufficio storico dello Stato Maggiore dellEsercito a Roma National e dagli Archives di Washington, le carte del War crimes branch, viene data luce ad aspetti inediti della vicenda di uno dei principali campi di detenzione nazista nell’Italia occupata. Si parla che a Bolzano furono internate circa 9.500 persone di cui 3.802 i vennero deportate verso lager in Germania o altrove. Il libro si focalizza sulle biografie degli aguzzini, facendo venire alla luce i volti dei principali torturatori di via Resia. Oltre alle biografie degli aguzzini, per la prima volta vengono alla luce i volti dei principali torturatori di via Resia. Tra questi, anche coloro che uccisero il capo della Resistenza bolzanina Manlio Longon. A Bolzano si torturava giorno e notte, si picchiava e si uccideva come pratica quotidiana. E non c era solo Misha, il boia ucraino ma gente di qui, impiegati che smesse le carte impugnavano frusta e pistola, nazisti, collaborazionisti, complici e segretarie zelanti. Significativa la storia di Hilde Lächert, che gli internati del lager di Bolzano chiamavano “la tigre”. Le brutalità a cui sottoponeva soprattutto le detenute ebree non avevano limiti. Nata a Berlino il 19 marzo 1920, dopo essere stata in vari lager nazisti, tra cui Ravensbrück, Majdanek, Auschwitz e nei suoi sottocampi, nel gennaio del 1945 viene distacca presso il Polizei- und Durchgangslager Bozen per occuparsi del blocco femminile. Nel campo di concentramento di Bolzano instaura un clima di terrore. È responsabile della morte di almeno quattro donne internate: Giulia Bianchini, Augusta Voghera, Maria Foà e Giulia Leone. Arrestata dagli alleati nel marzo del 1946 viene processata a Cracovia. Condannata a quindici anni di carcere, per i crimini di guerra commessi ad Auschwitz, viene scarcerata dopo soli otto anni. Ritornata a Berlino, la Cia l’assolda come spia. Muore nel 1995 all’età di 75 anni. Nel 1996, in seguito alle indagini condotte dalla Procura militare di Verona sugli aguzzini di Bolzano, il nome della “Tigre” riemerse dall’oblio. Ma oramai era tardi per chiedere giustizia per i crimini che ha commesso nel lager altoatesino.


CARTA D’IDENTITA’.
Titolo: Criminali nel campo di concentramento di Bolzano Autore: Costantino Di Sante Editore: EDITION RAETIA Anno: 2018 Pagine: 320 Prezzo: Euro 24,00
Costantino Di Sante, nota biografca.
Storico, è direttore dell’Istituto storico provinciale di Ascoli Piceno. Collabora con le Università di Teramo e di Roma Tre. Nelle sue ricerche si è occupato di storia della Resistenza, dell’internamento e della deportazione dall’Italia, dell’occupazione della Jugoslavia e del colonialismo italiano in Libia. Esperto di fonti foto-documentarie, ha realizzato numerose mostre e ha tenuto corsi di formazione sulla didattica della storia contemporanea.
Tra le sue pubblicazioni:
Auschwitz prima di “Auschwitz”. Massimo Adolfo Vitale e le prime ricerche sugli ebrei deportati dall’Italia, Verona 2014; Stranieri indesiderabili. Il campo di Fossoli e i “centri raccolta profughi” in Italia (1945-1970), Verona 2011; Dizionario del Risorgimento, L’Aquila 2011; Nei campi di Tito. Soldati, deportati e prigionieri di guerra italiani in Jugoslavia (1941-1952), Verona 2007; Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati (1941-1951), Verona 2005; L’internamento civile nell’Ascolano e il campo di concentramento di Servigliano (1040-1944), Ascoli Piceno 1998. Ha inoltre curato il volume I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione (1940-1945), Milano 2002.
Il link con una precedente nota sul campo di concentramento di Bolzano e le sorelle Rocco è il seguente:

https://www.pressenza.com/it/2017/01/memoria-del-campo-prigionia-bolzano-delle-sorelle-rocco/


SORELLE ROCCO.
Teresa Rocco, arrestata a Belluno il 14 ottobre 1944 insieme alle sorelle Ermelinda, Egle e Prassede, richiesta di spiegare il motivo del suo arresto scrive solo una parola, con un punto di domanda: Italianità?. Una dichiarazione patriottica.
EGLE ROCCO. Arrestata a Belluno (BL) il 14/10/1944. Deportata da Belluno (BL) il 17/11/1944. Matricola 6344 Blocco F Infermeria.
Fonti: 1, 2. Note: 1: Nome cancellato con una riga: Scarcerata. 2: Villino de Bertoldi 23 – Borgo Piave (Belluno).
ERMELINDA ROCCO. Arrestata a Belluno (BL) il 14/10/1944. Deportata da Belluno (BL) il 17/11/1944. Matricola 6346
Blocco F Galleria. Fonti: 1, 2. Note: 2: Villino de Bertoldi 23 – Borgo Piave (Belluno).
PRASSEDE ROCCO. Arrestata a Belluno (BL) il 14/10/1944. Deportata da Belluno (BL) il 17/11/1944. Matricola 6345 Blocco F.
Fonti: 1, 2. Note: 1: Nome cancellato con una riga: Scarcerata. 2: Villino de Bertoldi 23 – Borgo Piave (Belluno).
TERESA ROCCO. Nata a Motta di Livenza (TV) l11/10/1913, impiegata. Arrestata a Belluno (BL) il 14/10/1944. Deportatada Belluno (BL) il 17/11/1944. Matricola 6347 Blocco F
Galleria. Liberata a Bolzano il 30/4/1945.
( Da Uomini, donne e bambini nel Lager di Bolzano)

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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