Dalla fine degli anni Novanta, soprattutto dopo aver partecipato alle missioni di peacekeeping nei Balcani, migliaia di membri dell’Esercito italiano hanno cominciato a sviluppare patologie tumorali, apparentemente per motivi inspiegabili: 366 sono morti e 7500 si sono ammalati negli ultimi due decenni, secondo i dati del centro studi Osservatorio militare. La causa presunta è l’uranio impoverito, un metallo pesante utilizzato in ambito militare per la fabbricazione di munizioni e proiettili e che può rivelarsi tossico per l’organismo umano. L’uso di proiettili e blindature all’uranio non è però vietato da nessun trattato internazionale, nonostante se ne conosca da tempo la potenziale pericolosità e in diverse occasioni le Nazioni Unite abbiano espresso preoccupazione riguardo ai rischi per militari e civili.
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