I dati sul numero di poveri stimati dall’Istat per il 2018 sono in netto contrasto con le domande presentate per il Reddito di cittadinanza, com’è possibile? Ecco tre possibili spiegazioni
L’Istat stima che le famiglie in povertà assoluta sono oltre 1,8 milioni, cioè il 7% del totale che corrisponde a circa cinque milioni di individui (8,4% del totale). Non ci sono secondo l’Istituto di statistica ‘variazioni significative rispetto al 2017’. Le famiglie in condizioni di povertà assoluta sono soprattutto nel Mezzogiorno. Nel Sud l’incidenza è del 9,6% e del 10,8% nelle Isole. Nel Nord-ovest, invece, è del 6,1% e nel Nord-est e nel Centro del 5,3%. Anche se la maggior parte dei nuclei familiari risiedono nel Nord (45,7% rispetto al 31,7% del Sud), sottolinea l’Istat, il maggior numero di famiglie povere si trova nel Meridione (45,1% rispetto al 39,3% del Nord e del 15,6% del Centro). L’Istituto stima poco più di tre milioni di famiglie in condizioni di povertà relativa, cioè l’11,8% del totale che corrisponde a circa 9 milioni di individui. Il fenomeno nel 2018 si è aggravato nel Nord, dove è passato dal 5,9% del 2017 al 6,6% del 2018, mentre nel Mezzogiorno l’Istituto di statistica stima un leggero miglioramento, dal 24,7% del 2017 al 22,1% del 2018. In particolare, nel Sud è passato dal 24,1% al 22,3% e nelle Isole dal 25,9% al 21,6%. La regione con la maggiore incidenza di poveri è la Calabria (30,60%), seguita dalla Campania (24,90%) e dalla Sicilia (22,50%).
Questi dati, che confermano la gravità della situazione italiana ed in particolare il divario tra Nord e Sud, sono in netto contrasto con le richieste per il Reddito di cittadinanza. Ad aprile esse erano, secondo l’Inps, 1.016.977. Il maggior numero di domande è stato presentato in Campania (172.175), seguita dalla Sicilia (161.383). Nel Lazio sono state 93.048, in Puglia 90.008 e in Lombardia 90.296. Mentre il minor numero di richieste è stato registrato in Valle d’Aosta (1.333), seguita dal Trentino (3.695) e dal Molise (6.388).
Di fronte a questa situazione i nostri governanti dovrebbero chiedersi: com’è possibile che, a fronte di circa 5 milioni di indigenti ed a circa 9 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà relativa, le richieste del Rdc siano poco più di un milione? Ad oggi nessuna riflessione è stata fatta, ma forse è chiedere troppo in un’epoca di selfie e fakenews.
Ecco tre possibili spiegazioni, ma di sicuro c’è ne sono tante altre. La prima è che tra gli indigenti ci sono tanti finti poveri e, di conseguenza, altrettanti piccoli evasori fiscali. La seconda ipotesi è che tanti indigenti pur di racimolare il minimo indispensabile per sopravvivere sono disposti a lavorare ‘a nero’ o, se si tratta di imprenditori o professionisti a non dichiarare tutto il ricavato delle loro micro-attività. Oppure il meccanismo di accesso al Rdc è così stringente che in tanti hanno rinunciato per l’esiguità dell’importo erogato o non hanno potuto fare la domanda. Tra questi ultimi di certo ci sono la gran parte del milione e mezzo di poveri stranieri stimato dall’Istat. Insomma, con il Rdc milioni di poveri rimarranno poveri, nonostante le esultanti affermazioni del vicepremier Luigi Di Maio.