Il Movimento 5 Stelle doveva essere autosufficiente e stravolgere la politica italiana, si ritrova a fare da alleato e inseguire il peggiore degli alleati, la Lega di Matteo Salvini. Roba da far ricordare con nostalgia i tempi in cui evocavano le scie chimiche e i rettiliani tra di noi
Fulvio Abbate
In certi casi, la solidarietà è un dovere morale, perfino se rivolta ai riottosi autosufficienti del Movimento 5 stelle. Un obbligo di correttezza, magari perfino compassionevole. I tempi lo impongono. Così da nostra parte, segnatamente ai sostenitori tutti dell’ircocervo politico creato da Beppe Grillo e governato dal joystick della Casaleggio Associati. Inermi grillini, da settimane lì costretti, in surplace, a inseguire Matteo Salvini, con ogni sorta di iperbole, silenzio, smorfia al limite della paresi, e perfino improvvisato mezzo di locomozione nel mare magnum del governo, fosse anche anfibio. Stargli dietro e intanto, soprattutto, assecondare gli assalti frontali alla democrazia stessa della sua Lega, un’organizzazione spavaldamente, rionalmente razzista, nella convinzione che perfino il nostro peggior congiunto, conclamato pezzo di merda, sia comunque migliore del migrante, dell’invasore, assecondarla in nome di un principio machiavellico a noi esterni del tutto sconosciuto, certamente però contemplato dalle teste d’uovo riunite nel bunker della cancelleria della menzionata Casaleggio, un principio di resistenza a un “facesitting” politico tra i più iperbolici e inarrivabili che siano mai stati concepiti e messi in atto dal tempo della prima repubblica.
La sensazione, al momento, almeno ai nostri occhi disincantati, mostra i grillini come manodopera a basso costo, probabili uscieri al lavoro, se non alle dipendenze direttamente di Sua Eccellenza Matteo Salvini: “Ministro, le serve ancora altro?” “No, grazie, al momento potete andare”. “Benissimo, ministro, se dovesse avere ancora bisogno di noi, ci troverà di là, in guardiola”. “Bene, Luigi, se dovessi avere necessità di lei, scusa, di te, non mancherò, ti terrò presente”.
Continua…
Per alzarmi l’audience, allora, accenno al MoVimento Cinque Stelle, che funziona sempre. Lo so che ormai e come sparare sulla Croce Rossa: che l’unico movimento di protesta germogliato in un’Italia ormai narcotizzata e stato parcheggiato dai suoi duci in un vicolo cieco. Ma non posso fare a meno di chiedermi, retoricamente: cos’hanno capito, del Paradosso di Tocqueville, i guru del MoVimento? L’esatto contrario, si direbbe. Infatti, ci raccontano che i loro parlamentari li lasciano per tenersi meta dello stipendio: e non gli passa neppure per l’anticamera del cervello che, piu che i soldi, qualcuno di loro possa preferire la liberta.