Cile, il regime neoliberista di Piñera reprime professori e studenti. Intervista a Eduardo Gonzales del Collegio dei Professori

di Clara Statello

Proprio quando Michelle Bachelet si trovava in Venezuela per verificare le presunte violazioni dei diritti umani, incontrandosi con l’opposizione golpista di Maduro, dal Cile arrivavano spaventose immagini di repressione violenta. Ma non contro manifestanti, contro bambini.

Prima l’attacco con gas lacrimogeni contro un asilo nido, in pieno centro di Santiago.

Poi l’attacco con idranti contro una scuola elementare di Temuco. Una ventina di bambini di otto anni contaminati con la miscela chimica di acqua e gas, lanciata dai guanacos.

Infine, di nuovo a Santiago, lo spaventoso blitz dentro un liceo, che riporta direttamente alle persecuzioni pinochettiste. Nel video si vedono infatti, minori che gridano il loro nome mentre vengono portati via dalla polizia. Lo gridano perché hanno paura di finire desaparecidos.

Cosa sta succedendo in Cile? In Cile è in corso da quattro settimane un enorme sciopero dei professori, che ormai ha contagiato tutti i settori sociali e lavorativi. Hanno aderito infatti i portuali di Valparaiso e Sant’Antonio, i minatori di Calama, e poi studenti medi e universitari, genitori e lavoratori del settore pubblico.

Lo sciopero è iniziato il 3 giugno, in seguito all’approvazione di una legge che pone fine all’obbligatorietà dell’insegnamento di storia, arte ed educazione fisica. Si è immediatamente radicalizzato e all’adesione completa dei professori, è seguita quella dei minatori, dei portuali, oggi in sciopero a Valparaiso, Sant’Antonio e Calama. E poi studenti, medi e universitari e impiegati del settore pubblico. Questa mobilitazione rischia di destabilizzare il governo di Sebastian Piñera , calato al minimo storico del 25% dopo l’assassinio di un mapuche lo scorso novembre, dopo lo sciopero dei portuali di Valparaiso, lo scorso dicembre, dopo il sostegno al golpista Guaidò e dopo diversi scandali per nepotismo. 

Il sistema educativo cileno è un sistema privato con una forte connotazione classista. I licei e le scuole municipali sono istituti con scarsa qualità pedagogica, con professori ipersfruttati che cambiano continuamente e non garantiscono la continuità didattica. Gli istituti privati, invece, sono d’elite, perché il reddito medio dei cileni, il popolo più indebitato al mondo, dopo quello USA, non consente a una normale famiglia di affrontare le spese per un’istruzione di standard medi e medio – alti.

I professori sono per lo più dipendenti privati, operai dell’istruzione, che lavorano 44 ore a settimana per guadagnare 800 euro al mese o poco più, senza contratto indeterminato, sottoposti al ricatto del licenziamento e a un regime di doppia valutazione. Operai con studi universitari e post laurea, che magari si sono indebitati per poter ottenere il titolo professionale e la laurea.

Questo è la democrazia cilena, che pretende di dare lezioni al resto del Latino America e soprattutto ai paesi progressisti del continente, come il Venezuela.

I professori sono stati duramente perseguitati durante il regime pinochettista, su cui ancora oggi si fonda il sistema cileno. I memorial dedicati a professori desaparecidos sono sparsi per tutto il paese. Ha un debito previdenziale con i professori, contratto negli anni ’80, con il passaggio contrattuale da statali a comunali, che non solo non ha mai saldato, ma non ha neanche computato.

Il Cile è uno stato che ancora oggi ha un debito con la storia e forse per questa ragione ha deciso di eliminare la storia dai curriculum disciplinari.

Proprio ieri, mentre Piñera, in visita in Israele, baciava il muro del pianto, senza riuscire a scorgere i muri e i check point contro i palestinesi, davanti a La Moneda venivano presi in arresto 37 professori, che si erano riuniti in un sit in pacifico per ottenere un tavolo con il ministro dell’istruzione, dopo esser stati assaltati con gli idranti.

Tra questi Mario Aguilar, presidente nazionale del Collegio dei Professori, il massimo organismo di rappresentanza e coordinamento dei docenti, e Eduardo Gonzales, dirigente nazionale del Collegio.

Eduardo Gonzales ci aveva precedentemente rilasciato un’intervista sulle quattro settimane di mobilitazione.

Quali sono le caratteristiche principali dello sciopero?

Sono tre:
1) La difesa dell’istruzione pubblica, che è completamente trascurata dal governo di destra e in particolare quello che sta succedendo all’interno del contesto della Nuova Istruzione Pubblica, che noi rifiutiamo perché non toglie l’istruzione pubblica dalle logiche di mercato.. Crediamo che il modo in cui la destra sta implementando il piano, acutizza ancor di più la crisi.Il passaggio dalla gestione municipale delle scuole al nuovo ente gestore, il servizio locale dell’educazione, non è stato effettuato, e quindi le scuole e i professori sono completamente abbandonati. Il primo punto è quindi quello di rafforzare l’istruzione pubblica come una esigenza prioritaria e frenare, in questo modo, i processi di privatizzazione che il governo sta portando avanti.

2) Migliori condizioni di lavoro per aumentare il livello pedagogico. Non stiamo lottando per un adeguamento salariale ma per migliorare le condizioni di lavoro, per svolgere un miglior lavoro di docenti. Quali sono gli elementi centrali per ottenere condizioni di lavoro ottimali? Prima di tutto porre fine alla precarietà del lavoro. E da qui la richiesta più importante è quella di mettere fine al doppio contratto. In secondo luogo porre fine al doppio processo di valutazione. Entrambe le forme di valutazione possono avere conseguenze sulla carriera del professore e in particolare sulla determinazione dei salari. Vogliamo porre fine al doppio sistema e mantenerne soltanto uno. Il terzo punto riguarda il pagamento della mansione specifica ai professori di sostegno e agli psicopedagoghi. Tra tutte le varie richieste che abbiamo fatto questa è l’unica che prevede che il governo dia un aumento salariale. Il quarto punto è relativo al debito storico verso gli insegnanti. Chiediamo che il governo riconosca il debito contratto e che si prepari un tavolo di discussione.

3) Rifiuto della riforma del curriculum disciplinare che elimina dal piano di studi obbligatori comune le materie di storia, arte ed educazione fisica negli ultimi due anni di scuola superiore. Una proposta presentata dalla destra e approvata dal Consiglio Nazionale dell’Istruzione. Ancora però c’è tempo per poter fermare questa misura prima che sia definitivamente promulgata.

Quali sono le caratteristiche della mobilitazione?

E’ una mobilitazione unitaria, su tutto il territorio nazionale, da Arica allo Stretto di Magellano, e massiva. Ci sono state due grandi manifestazioni nazionali, a Santiago e a Valparaiso, dove è stata bloccata l’autostrada. In quest’ultima marcia si è unita una nuova componente alla mobilitazione, che è il sostegno del popolo, dei cittadini, degli studenti, dei genitori. E quindi smette di essere una protesta legata allo specifico settore dei professori, ma trova legittimità di distinti attori sociali.

E questo ha implicato che l’opposizione al governo, dalla Nueva Mayoria al Frente Amplio, ha offerto il suo appoggio, pertanto è una mobilitazione che trova la sua legittimità tanto dal punto di vista politico- istituzionale del parlamento, quanto dalla cittadinanza.

Qual è stata la risposta del governo?

La risposta del governo è stata sinora totalmente insoddisfacente, sebbene ci siano alcuni punti importanti come il fatto che si sta autorizzando la titolarità degli insegnanti. Però deve essere chiaro che questa risposta del governo è motivata dal fatto che di tale richiesta si stava già discutendo in parlamento, e già aveva affrontato la prima fase di discussione in maniera positiva. Però in generale non si dà una risposta a temi importanti, come ad esempio il pagamento del titolo di insegnante di sostegno e psicopedagogo, e quindi si mantiene la logica della discriminazione salariale. Dall’altro lato non c’è alcuna possibilità di dialogo sul tema della riforma curriculare. Pertanto è una risposta totalmente insufficiente rispetto alle rivendicazioni che i professori stanno chiedendo durante queste settimane di mobilitazione.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cile_il_regime_neoliberista_di_piera_reprime_professori_e_studenti_intervista_a_eduardo_gonzales_del_collegio_dei_professori/5694_29140/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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