I media occidentali si rifiutano di pubblicare un articolo del relatore delle Nazioni Unite sulla tortura dedicato ad Assange
Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer, ha pubblicato, mercoledì scorso, un articolo in cui assicura che il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, è stato vittima di una campagna diffamatoria. Successivamente, Melzer ha scritto un tweet in cui afferma che ha inviato il suo articolo a molti dei principali media occidentali, ma si sono rifiutati di pubblicarlo.
#TortureVictimsDay:
My OpEd „Demasking the Torture of #JulianAssange“ was offered for publication to: @Guardian @Times @FT @SMH @australian @canberratimes @telegraph @nytimes @wapo @Newsweek @TRF_Stories None responded positively.http://bit.ly/2INkrxQ 91022:09 – 26 giu 2019Informazioni e privacy per gli annunci di TwitterDemasking the Torture of Julian AssangeBy Nils Melzer, UN Special Rapporteur on Torturemedium.com954 utenti ne stanno parlando
In un articolo pubblicato su un portale del blog in occasione della Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura, Melzer descrive il percorso che ha intrapreso per rendersi conto che Assange non è né uno stupratore né un hacker, né una spia russa, né “un narcisista egoista”, come sostengono alcuni media occidentali.
Il destino della democrazia
“Alla fine, mi sono reso conto che la propaganda mi aveva accecato e che Assange era stato sistematicamente diffamato per distogliere l’attenzione dai crimini che aveva esposto”, dice l’esperto delle Nazioni Unite. Sottolinea inoltre che la campagna contro il fondatore di WikiLeaks è passata dalla semplice calunnia e dalla persecuzione dello stato alla piena tortura psicologica.
“Una volta disumanizzato dall’isolamento, dal ridicolo e dalla vergogna […] è stato facile privarlo dei suoi diritti più fondamentali senza provocare sdegno pubblico in tutto il mondo”, continua Melzer. Sulla stessa falsariga, l’esperto delle Nazioni Unite assicura che è necessario coprire mediaticamente la questione di Assange per “prevenire un precedente che possa segnare il destino della democrazia occidentale”. “Una volta che è diventato un crimine dire la verità, mentre i potenti godono dell’impunità, sarà troppo tardi per reindirizzare il corso”, ha concluso l’autore dell’articolo.
Alla fine Melzer ha citato l’elenco dei giornali ai quali ha inviato, senza successo, il suo articolo: The Guardian, The Times, The Financial Times, The Sydney Morning Herald, The Australian, The Canberra Times, The Telegraph, The New York Times, The Washington Post, Thomson Reuters Foundation e Newsweek.
Melzer sottolinea che nessuno di loro “ha risposto positivamente”, così ha deciso di pubblicarlo sul portale del blog Medium.