Messico: la lettera di López Obrador al re spagnolo ha ricevuto solo risposte ignobili dalla parte spagnola.
a cura di Enrico Vigna 20 giugno 2019
Il governo spagnolo e le formazioni spagnole di destra hanno risposto in modo indignato alla lettera che il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha inviato lo scorso marzo al re di Spagna, Filippo VI, chiedendo pubbliche scuse per gli abusi commessi durante la conquista e la colonizzazione dei territori Americani 500 anni fa, da parte di Hernan Cortes; personaggio venerato come un eroe in Spagna e considerato un vero selvaggio nelle terre indie. Gli esponenti spagnoli hanno affermato che, occorre dimenticare il passato e guardare al futuro, e che non è logico che i discendenti di Montezuma vogliano vincere la guerra persa cinque secoli fa.
“L’arrivo, cinquecento anni fa, degli Spagnoli nell’attuale terra messicana, non possono essere giudicati alla luce delle considerazioni contemporanee”, è stato scritto in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri spagnolo, aggiungendo che “si rammarica profondamente” per la pubblicizzazione di tale lettera, il cui contenuto respinge “con tutta la fermezza.”
Da parte loro, i leader del Partido Popular, di Ciudadanos e Vox hanno anche pubblicamente respinto la lettera del presidente messicano a Filippo VI.
“La lettera di López Obrador è un’offesa intollerabile per il popolo spagnolo. È così che funziona il populismo: distorcendo la storia e cercando lo scontro…” sono le parole del leader di Ciudadanos Albert Rivera. Il Partito Popolare ha detto che la Spagna”…può sentirsi tremendamente orgogliosa di quello che ha fatto in America, a differenza di come si sono comportati altri paesi nelle loro colonie, indicando come esempio ” il Belgio in Congo o gli inglesi negli Stati Uniti “.
Da parte sua, il candidato del partito di estrema destra Vox, Santiago Abascal, ha detto che Lopez Obrador è “infettato dal socialismo indigeno e non capisce che richiedere la riparazione per il Messico da parte della Spagna è offensivo verso essa…”.
Si potrebbe pensare che la richiesta di López Obrador è una sciocchezza, perché è chiaro che dopo 500 anni nessun discendente degli antichi sterminatori, può assumersene la responsabilità, ma non si tratta di questo. L’intento di Obrador è di utilizzare l’anniversario per sancire una riparazione storica per le comunità indigene che hanno subito l’oppressione e lo sterminio non solo in tempi in cui in Spagna tramontava mai il sole, ma anche dopo l’indipendenza.
In sintesi, non si tratta di riscrivere la storia, ma di eseguire un esercizio di liberazione storica per chiudere ferite che sono ancora considerate aperte da queste comunità.
López Obrador insieme all’AMLO, aveva inviato a marzo attraverso i social network una lettera, al Papa, con un elenco documentato di eccidi e crimini, richiedendo ” il perdono ai popoli indigeni per le violazioni di quelli che oggi sono conosciuti come diritti umani “. Definendo l’invasione dei territori, messicani da parte dei conquistatori spagnoli, un “massacro”.
“La cosiddetta conquista è stata fatta con la spada e con la croce”, ha detto López Obrador prima di aggiungere che è tempo di “riconciliarsi, ma prima occorre chiedere perdono”, dicendo al re di Spagna e al Papa di scusarsi per la conquista del Messico.
Il presidente ha anche fatto riferimento alla repressione subita dai popoli Maya e Yaqui durante il governo del presidente Porfirio Díaz (1872-1910). I Maya attuarono una lunga battaglia con l’esercito federale tra il 1847 e il 1901, nota come “La Guerra de Castas”. Il popolo Yaqui, situato a Sonora (nord-ovest), subì anche attacchi governativi tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. Gli Yaqui, volevano semplicemente difendersi e difendere i loro territori dall’invasione in corso da parte del governo e dei proprietari terrieri che, volevano appropriarsi e si appropriarono dei loro territori.
Alla fine della resistenza la maggior parte del popolo Yaqui fu ridotta in una condizione di schiavitù e costretta a lavorare nelle colture di Henequen (pianta della famiglia delle Agavaceae originaria del Messico sud-orientale, questa pianta produce una fibra adatta per fabbricare corde e spago per l’industria tessile; inoltre viene usata per ottenere un tipico liquore messicano) nello Yucatan, nel sud-est del paese.
Uno studio effettuato da valenti storici messicani, ha appurato che, migliaia di persone morirono durante il trasferimento forzato in quelle terre. La comunità Yaqui, che nel 1900 era di 30.000 persone, fu ridotta a meno di 7.000.
Il governo messicano non vuole compensazioni finanziarie per il saccheggio sistematico e per l’etnocidio avvenuto, ma solamente una dichiarazione pubblica intesa semplicemente come atto di riparazione morale e storico.
López Obrador chiederà il perdono. “…E’ stato sventurato quello che è successo con lo sterminio degli Yaquis, i Maya, incluso lo sterminio dei cinesi nel mezzo della rivoluzione messicana e del Porfiriato…Occorre chiedere perdono e che l’anno 2021 sia l’anno della riconciliazione storica”.
Fonte Resumen – A cura di Enrico Vigna, CIVG