Il debito pubblico dello Stato italiano continua ad aumentare, ma lo spread diminuisce, perché? Ecco alcune possibili spiegazioni
Il tasso d’interesse sui Btp a 10 anni è sceso a 1,67%, alla fine del 2018 era oltre il 3,6%, mentre quello a due anni è addirittura negativo, a -0,02%. Lo spread, cioè il differenziale dei tassi tra i Btp italiani e i Bund tedeschi, è sceso a 205 punti, alla fine dello scorso anno era vicino ai 400 punti. Eppure, i dati sull’economia italiana non sono buoni, la previsione di una crescita del Pil è dello 0,2%, il deficit di bilancio sarà del 2,04%, il rapporto debito/Pil potrebbe superare il 133%, il valore nominale del debito continua a salire ed ogni anno paghiamo oltre 65 miliardi di euro di interessi. Inoltre, per l’autunno si prospetta una difficile e complicata stesura della legge di Stabilità.
Tenere i conti sotto controllo sarà difficile anche perché i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, intendono procedere a deficit, cioè facendo altri debiti (almeno così dicono). Il presupposto di questa politica è che la crescita sia maggiore dell’incremento del debito e che l’Europa continui ad essere ‘benevola’ nei nostri confronti. La situazione, quindi, è a dir poco complessa, eppure i tassi d’interesse sul nostro debito scendono, come mai?
Il trend è iniziato in modo robusto dopo le dichiarazioni rilasciate qualche settimana fa da Mario Draghi. Il presidente uscente della Banca centrale europea ha prospettato una riapertura del Quantitative Easing (l’acquisto di titoli del debito pubblico dei Paesi dell’Unione europea) e nuovi aiuti alle banche per stimolare l’economia del ‘Vecchio Continente’ che sta rallentando.
Inoltre, la manovra correttiva approvata dal Consiglio dei ministri (Luigi Di Maio era assente), ha scongiurato, almeno per ora, la procedura d’infrazione per eccesso di debito. Non solo, ma la Flat tax potrebbe essere ‘annacquata’ come lo sono stati il Reddito di cittadinanza e la Quota 100. Potrebbe, cioè, costare molto meno rispetto a quanto ipotizzato in campagna elettorale. Poi ci sono le parole rassicuranti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha detto ‘che non ci sono motivi per una procedura d’infrazione, l’Italia ha un’economia solida’.
Sembra che nel nostro Paese ci siano due governi, uno guidato dal premier Giuseppe Conte e sostenuto dal Quirinale che dialoga con l’Europa ed un altro che minaccia rivolgimenti su tutto, che ha i voti in Parlamento e che in queste ultime settimane è in un momento di ‘quiete’ propangandistica.
Insomma, i toni ‘accondiscendenti’ delle dichiarazioni degli ultimi giorni sui temi economici e sui rapporti con l’Ue rilasciate da Luigi Di Maio e Matteo Salvini e, nello stesso tempo, quelle tranquillizzanti di Mario Draghi e Sergio Mattarella, sembrano rassicurare gli investitori.
Del resto, i nostri titoli di Stato hanno, in questa fase, un rapporto rendimento/rischio ‘appetibile’ per i risparmiatori. Poi in autunno si vedrà, a vendere basta un clic sul computer, tanto a pagare la mancanza di rigore nella gestione delle risorse pubbliche non saranno gli speculatori e neanche i nostri governanti, ma i soliti noti: lavoratori e pensionati.
Fonte fineco.it