Ma qualcuno può spiegare perché mai l’aviazione del generale Khalifa Haftar avrebbe dovuto bombardare un Centro detenzione migranti nell’area di Tajoura, alla periferia di Tripoli? Il Centro – così come ci informa Repubblica – si trova accanto alla base militare di Dhaman dove le (famigerate) milizie di Misurata e quelle fedeli al governo del presidente Fayez al-Serraj hanno concentrato le loro riserve di munizioni e di veicoli. Non sarebbe, quindi, da escludere il “danno collaterale” di un bombardamento (finalizzato a colpire, un obiettivo militare) o l’esplosione accidentale di un deposito di munizioni. Ma la stessa Repubblica, come la quasi totalità dei media, della strage (pare, 80 morti) riporta solo la dichiarazione di al-Serraj: “un attacco premeditato e ‘preciso’.
Si, ma perché un “Centro di detenzione migranti” è stato messo a ridosso di una postazione delle Milizie di Misurata (alle quali, due anni fa, Minniti affidava la “gestione” dei richiedenti asilo)? Una sorta di scudo umano? Di certo quel Centro non era gestito dall’UNHCR e da ONLUS italiane, come i tanti centri finanziati dal Trattato con la Libia (in questi giorni respinto in Parlamento da una parte del PD); centri ben diversi dalle tante “prigioni private” nelle quali migranti e profughi vengono detenuti e torturati per estorcere denaro alle loro famiglie.
Una strage pianificata quella di Tajoura, per evidenziare l’inaffidabilità di Fayez al-Serraj e dei suoi sgherri, facendo così saltare il Trattato in discussione in Parlamento?
Si direbbe non chiederselo nessuno.
Francesco Santoianni