Intervista a Pino Arlacchi: “La responsabilità di questo prodotto che scredita le Nazioni Unite è tutta di chi l’ha firmato. La Bachelet è un ex-Presidente rifugiatasi all’ ONU ansiosa di riciclarsi”
Intervista a Pino Arlacchi* sul Rapporto Bachelet sulla situazione in Venezuela
Professore, partiamo dall’attulità. Il Parlamento venezuelano “in ribellione” ha annunciato di voler inviare il Rapporto molto controverso dell’Alto Commissario Bachelet alla Corte penale internazionale. Con quali sviluppi?
Le denunce alla Corte Penale internazionale vengono vagliate attentamente. In questo caso, la probabilità che questo rapporto venga preso sul serio è nulla. Gli errori, le omissioni e le contraddizioni logiche e fattuali, nonché il suo aperto pregiudizio anti-venezuelano, sono eclatanti. Il rapporto ignora le conclusioni di un altro rapporto ONU, prodotto due anni prima dall’ osservatore indipendente Alfredo De Zayas, che fa risalire in massima parte alle feroci sanzioni americane l’ attacco al benessere, alla salute ed ai diritti fondamentali dei cittadini venezuelani che si è dispiegato dal 2015 in poi, aiutato dalla caduta dei prezzi del petrolio. Le sanzioni sono state e sono il più grande crimine in atto in Venezuela, la maggiore violazione del diritto alla vita, alla salute e alla sicurezza dei suoi cittadini. Non parlare di questa mega-violazione dei diritti umani è disonesto e vergognoso.
E’ noto come l’ex Presidente del Cile abbia incontrato nella sua visita in Venezuela i rappresentanti del Comitato Vittime delle Guarimbas e altri protagonisti diretti della violenza cieca dell’estrema destra del paese. Ma nel rapporto non vi è incredibilmente traccia. Come si può spiegare una negligenza così palese?
Non c’è solo questa negligenza. E’ il metodo seguito che è sbagliato. L’ 82% delle interviste che danno sostanza al rapporto sono state condotte fuori dal Venezuela. Quasi tutte le cifre “sparate” dagli autori sulle presunte enormi violazioni dei diritti provengono da una sola fonte: le NGOs che fanno capo all’ opposizione. Le informazioni provenienti dal governo o da fonti discordanti con la narrativa decisa prima di mettere piede in Venezuela non sono state messe a confronto in modo sistematico. Un minimo di correttezza avrebbe richiesto di mettere a disposizione dei lettori del rapporto anche la versione del governo sugli stessi fatti, e anche sui non-fatti, visto che molti dati sono inventati o grossolanamente esagerati.
Quali differenze emergono tra i dati del governo e quelle fatte proprie dal Rapporto prese dalle ONG?
Nei rari casi in cui il confronto viene eseguito, la differenza tra le cifre del governo e quelle delle NGOs non è enorme: 1.569 casi di omicidio legati ad episodi di “resistenza alle autorità” tra il Gennaio e il Maggio 2019 dichiarate dal governo contro 2.124 casi riscontrati da una NGO. Le cifre delle NGO non distinguono però tra delinquenti uccisi da un lato e membri delle forze dell’ ordine uccisi da criminali estremamente violenti durante arresti, raid, pattugliamenti e scontri a fuoco dall’ altro. Il rapporto riesce a citare solo un caso specifico di 20 giovani criminali uccisi dalle forze speciali tra il Giugno 2018 e l’ Aprile 2019. E non dice cosa ha fatto il governo per perseguire gli eventuali responsabili.
Secondo Lei il governo venezuelano sta coprendo degli abusi?
Il governo ha confutato in dettaglio, nei 70 punti della sua risposta al rapporto Bachelet, le contestazioni sollevate. Ha dato accesso pieno a luoghi, persone e documenti. Come tutti sanno, le dittature aprono le porte delle carceri ai team ONU, consentono di incontrare vittime vere e presunte, dentro e fuori in paese, ascoltare partiti e persone di ogni colore, entrare in ogni ufficio pubblico e recarsi dovunque. Ed è anche tipico delle tirannie richiedere l’ apertura di un ufficio ONU per i diritti umani nel proprio paese, nonché impegnarsi a perseguire ogni abuso che gli venga segnalato.
Il governo venezuelano ha ammesso di conoscere 292 casi di possibili abusi gravi da parte delle proprie forze speciali, FAES, e di avere messo sotto accusa 388 funzionari per fatti accaduti nel 2018. Ha anche dichiarato di avere messo in atto misure di risarcimento delle famiglie e di riabilitazione delle vittime. Non mi sembra un comportamento di copertura. Ovviamente, il rapporto Bachelet omette di riportare questa informazione, regolarmente fornita al team ONU. Come omette di informare su altri casi di funzionari di polizia puniti severamente per eccessi e crimini commessi nell’ esercizio delle loro funzioni.
E per quel che riguarda le cifre sulle violenze delle manifestazioni dell’opposizione?
Il rapporto non parla della violenza delle forze di opposizione. Il governo parla di 29 morti tra cui 9 funzionari uccisi e 1.263 feriti nel corso delle manifestazioni messe in atto dall’ opposizione politica più eversiva del mondo: 23.727 proteste in strada tra il 2017 e il maggio 2019, la metà delle quali caratterizzate da fatti di violenza: incendi, barricate, attacchi ad edifici, spari contro passanti e polizia. La quale polizia non può, per dettato costituzionale fatto rispettare, detenere armi in funzioni di ordine pubblico. Solo durante emergenze, se attaccata con armi da fuoco, la guardia nazionale viene rifornita di armi provenienti da luoghi separati dalla piazza. Ero a Caracas nel giorno del tentato golpe di Guaidò, il 30 Aprile scorso, ed ho potuto verificare con i miei occhi questo fatto assolutamente singolare.
Invece, il rischio che i manifestanti trasformino una protesta di strada in un tiro a segno contro le forze dell’ ordine, o contro astanti estranei alla protesta per poi incolpare la polizia, è consistente: 44 arresti per omicidi tentati e commessi durante proteste tra il 2017 e il 2019.
I media parlano di “arresti di massa” da parte di una “dittatura spietata”…
Secondo la cifra più alta e non controllata fornita da una NGO di opposizione, in cinque anni e mezzo, dal Gennaio 2014 al Maggio 2019, sono stati effettuati 15.045 arresti collegati alle attività dell’ opposizione. Da esperto di sicurezza posso affermare che si tratta di una cifra molto bassa, a fronte delle 23.700 manifestazioni sopracitate, ed a fronte della brutalità dei manifestanti. Le stesse fonti ci informano, inoltre, che solo 793 persone risultavano ancora agli arresti al 31 maggio 2019. Una piccola parte di queste è costituita da esponenti politici che hanno commesso atti di violenza, o li hanno organizzati nel contesto di attività terroristiche o eversive che non sarebbero tollerate in alcun paese democratico. Nessun governo tollererebbe, in Europa, neanche il 10% dei disordini che avvengono ogni giorno nelle città del Venezuela. Vi immaginate Parigi, Londra o Roma paralizzate in continuazione, e per anni, da rivolte di piazza, interruzioni di servizi pubblici essenziali, vandalismi e violenze messi in atto con lo scopo dichiarato di creare il caos e di ottenere così ciò che è impossibile ottenere con il voto?
Provate a fare un parallelo con la reazione del governo francese alle prime avvisaglie delle piazzate dei Gilet Gialli. Oppure a quello che la Spagna ha fatto, con l’ approvazione unanime dell’ Europa, contro gli indipendentisti catalani che non avevano tirato neanche un sasso. Arresti e incarcerazioni a catena per reati esclusivamente politici, e senza che venissero accompagnati da alcun atto violento.
Le autorità di Caracas hanno denunciato che dietro il rapporto ci sia la mano di Elliot Abrams. In pratica Bachelet avrebbe solo firmato un documento zeppo di errori e imprecisioni. A suo avviso sono state forti le pressioni statunitensi? Bachelet perché ha avallato questo modo di agire chiaramente scorretto?
Per come conosco l’ ONU, avendone diretto buona parte, non c’è stato bisogno di alcuna pressione americana per produrre un manufatto così scadente. Ci sono sempre i funzionari che si offrono volontari e corrono in soccorso delle grandi potenze. Gente che si presta di propria iniziativa al gioco di screditare un paese finito nel mirino della prepotenza americana. Ho combattuto con tutte le mie forze questa gente, ma nel caso del rapporto dell’ Alto Commissario sui diritti umani in Venezuela, devo dire che la responsabilità di questo prodotto che scredita le Nazioni Unite è tutta di chi l’ha firmato. La Bachelet è un ex-Presidente rifugiatasi all’ ONU ansiosa di riciclarsi da qualche parte. Ha preparato ed avallato fin nei particolari tutta l’ operazione contro il Venezuela.
* Pino Arlacchi ha ricoperTo nelle Nazioni Unite l’incarico di sottosegretario generale delle Nazioni Unite, direttore dell’UNDCCP (ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine e direttore generale dell’ufficio delle Nazioni Unite a Vienna.
Fabrizio Verde