Twitter è un posto fantastico. Diversamente da tutti i social network più diffusi, come ad esempio WhatsApp, Facebook, Instagram o anche Skype, la piattaforma con il canarino azzurro non si rivolge a gruppi di amici, non riguarda la quotidianità del suo utente e della sua cerchia, più o meno ristretta, di confidenti e conoscenti, bensì rappresenta una vera e propria finestra sul mondo, uno spazio dove informarsi, conoscere ed esprimere le proprie idee ed opinioni.
Quando Jack Dorsey ed i suoi – Noah Glass, Biz Stone ed Evan Williams – fondarono il servizio era il marzo del 2006 e già da un paio d’anni Facebook aveva stravolto il nostro modo di comunicare. Per Twitter si pensò a qualcosa di diverso, ad una sorta di miniblog con messaggi sintetici, diciamo pure stringati, dei cinguettii come dicono in inglese; ogni post non poteva essere più lungo di 140 caratteri (poi raddoppiati a 280). Naturalmente sono stati disponibili, praticamente da subito, servizi come Tweet longer che consentivano di scrivere di più, ma restarono sconosciuti alla gran parte degli utilizzatori.
Il social passò anni molto difficili, mentre il suo più noto rivale si espandeva, diventando enorme, gigantesco e gargantuesco, in termini di contenuti, pubblicità e ricavi, la creatura di Dorsey perdeva utenti a vista d’occhio, di pari passo con il deprezzamento delle sue azioni a Wall Street. Poi tutto cambiò, nel 2016. Negli Stati Uniti un noto miliardario decise di candidarsi a presidente e cominciò fin da subito, dalle primarie repubblicane, a mostrare a tutti quale sarebbe stato il suo principale strumento di comunicazione: Twitter. Quel miliardario ora vive a Washington e lavora alla Casa Bianca. Dal momento che non stima, anzi a tratti disprezza proprio, i media tradizionali, i cinguettii sono ancora il suo principale metodo di comunicazione, si esprime sul social e su esso viene seguito, tanto da chi lo sostiene quanto da chi non lo tollera. Questo ha completamente rilanciato il sofferente canarino, purtroppo o per fortuna.
Sui social al giorno d’oggi il confronto politico è sempre attivissimo, al punto da aver creato delle vere e proprie Twitstar della politica, come lo stesso Trump naturalmente, ma anche diversi dei suoi principali oppositori, come ad esempio l’astro nascente democratico Alexandria Ocasio – Cortez, la quale conta quasi cinque milioni di followers; e anche una gran parte dei politici italiani è attivissima.
In un periodo come quello che stiamo attraversando, dove la politica si tramuta spesso in veleno e odio, vomitato senza troppo ritegno contro l’avversario di turno e la sua persona, piuttosto che contro le sue idee e convinzioni, non è detto che ciò sia un bene. Come ogni utente del social che si interessi anche solo un minimo di geopolitica ben saprà, offese, ingiurie ed imprecazioni sono all’ordine del giorno, ed è davvero difficile riuscire a dire la propria e addentrarsi in un confronto educato. Ancor peggiore è il fatto che molti dei più veementi utenti, neanche abbiano idee chiare o argomentazioni riguardo quel di cui si parla. In tutto ciò, chiunque volesse utilizzare Twitter come una sorta di esperimento sociologico, si renderebbe conto in un pugno di giorni di che cosa sia questa nostra società, di quanti connazionali là fuori (ma anche stranieri) eccellano nel diffondere odio, cattive pratiche e maleducazione.
Se i nostri rappresentanti nelle istituzioni sono davvero lo specchio della società, possiamo veramente essere colpiti dal livello di questa classe politica?