‘Dopo 14 giorni di inutili sofferenze, i 356 sopravvissuti a bordo di #OceanViking sbarcheranno a #Malta. Alcuni paesi #UE si sono finalmente fatti avanti con una risposta umana a questo disastro umanitario in mare ma serve subito un meccanismo di sbarco predeterminato’, @MSF_ITALIA
Con questo messaggio postato venerdì su twitter da Medici senza frontiere termina l’odissea dei migranti a bordo della Open Viking. Dopo quella vissuta dai naufraghi della Open Arms si conclude anche quella dell’imbarcazione norvegese. Ancora una volta i porti aperti sono solo e sempre quelli italiani o maltesi, perché? La Francia nei giorni scorsi aveva dato la sua disponibilità ad accogliere una parte dei migranti, ma aveva negato l’accesso della nave nei suoi porti. Essa, secondo le autorità francesi, doveva attraccare nel ‘porto più vicino’, cioè in Italia o a Malta. Sono anni che i leader dei Paesi membri dell’Unione Europea fanno questo tipo di affermazione. Si continua a scaricare il problema dell’emigrazione sul nostro Paese o su un’altro ancora più piccolo: Malta. Non si capisce perché gli altri porti del Mediterraneo non debbano essere disponibili. Queste imbarcazioni, pur non essendo di grandi dimensioni, possono navigare fino alle coste della Spagna, della Francia o della Grecia.
La politica dell’accoglienza dei migranti seguita finora dai leader dei principali Paesi dell’Ue è servita solo ad aumentare i consensi elettorali dei sovranisti. La disponibilità alla redistribuzione, seppur positiva, non è più sufficiente. I nostri confini sul Mediterraneo sono anche quelli dell’Europa, il problema non può essere solo italiano o maltese, ma di tutta l’Unione Europea. Continuare a ripetere che devono ‘sbarcare nel porto più vicino’ non solo è miope dal punto di vista politico, ma è anche disumano. E non devono essere le Ong ad intervenire, ma l’Unione Europea con le sue navi militari. Il soccorso, l’accoglienza o il rimpatrio deve coinvolgere tutti gli Stati membri.
Soccorrere i migranti è urgente, perché nel Mediterraneo si continua a morire. Il monito lanciato su Twitter dalle due Ong, Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere, è senza se e senza ma: ‘Mentre noi stiamo fermi la metà delle barche che parte della Libia naufraga senza che nessuno intervenga e lo si sappia’.
Fonte twitter.com