E’ un po’ come trovarsi alla vigilia di Natale, quando ormai le feste stanno iniziando ma devono ancora cominciare veramente. Forse è un po’ anche come essere tra Natale e Capodanno, in quel tempo che vorresti sospeso e che non passasse ma che poi, “click!“, basta un attimo e sei già traghettato nel futuro che ti sembrava irraggiungibile fino a pochi secondi prima. Insomma, pare di stare in mezzo al guado, parimenti dentro un gorgo di trentiniana e ingraiana memoria; oppure pare di essere in una specie di limbo politico in cui l’attesa per le decisioni irrevocabili tarda a venire ma, giurano e stragiurano i protagonisti della tenzone, è lì lì per sciogliersi, visto che il Presidente della Repubblica non attenderà oltre la giornata di martedì per sapere chi potrà essere il nuovo capo del governo incaricato di formare lo stesso. Soprattutto sapremo se l’intesa tra PD e Movimento 5 Stelle troverà una sua concretizzazione che, al momento, sembra aver aggiunto un punto nel tabellone della parte a suo favore con le dichiarazioni di Giuseppe Conte in merito ad un repetita iuvant con la Lega. Capitolo chiuso, consegnato al passato e storia finita. Seppure, afferma il Presidente del Consiglio dimissionario: “Non rinnego nulla“. Il che la dice lunga sul mutamento anti-salviniano evocato da tanti commentatori politici e millanta leoni da tastiera su Facebook e Twitter. Lo scenario, dunque, è tutt’altro che risolto e nitido: ma in questo scenario vogliamo parlare anche un poco de La Sinistra, di quella alleanza più che altro elettorale che Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista, insieme a Sinistra Anticapitalista e ad altri soggetti minori, avevano siglato mesi fa e che, ad oggi, non è stata dichiarata ancora defunta? Quale è la posizione di questo aggregato di debolezze della sinistra di alternativa? Sul sito Internet ufficiale si citano articoli che invitano a convocare degli “stati generali sociali e politici” per ricomporre un comune sentire a sinistra e per la sinistra stessa. Si parla di un Salvini che non è padrone del Parlamento e che non può dirigere la crisi di governo a proprio piacimento. Si fa riferimento molto chiaro ad una necessità impellente: una nuova legge elettorale proporzionale pura. Tutti argomenti interessanti e condivisibili, ma manca comunque una direzione organizzativa che detti un percorso di ricomposizione delle azioni, di riattivazione nei territori delle energie rimaste per evitare che queste belle prese di posizione rimangano lettera morta e monito semplicissimo per un futuro completamente opposto e che, visti i presupposti dei punti declamati da grillini e democratici, sembrano avere come sbocco immediato un muro di gomma, un rimbalzante che farà tornare indietro qualunque proposta volta a potenziare il ruolo del Parlamento e la rappresentanza in virtù del vero consenso ottenuto dalla somma dei singoli voti. Il taglio dei parlamentari messo come primo punto di un nuovo programma di governo dal M5S è destabilizzante per la democrazia: se non altro rende nuovamente il Parlamento un potere “squilibrato“, impossibile da collegare direttamente alla giusta rappresentanza del volere popolare e dei territori. Pur non abolendo una delle due Camere, sembra tanto una sorta di riedizione di una contro-Costituzione evocata da quell’infausta riforma “Boschi-Renzi” che venne battuta ormai tre anni fa da una convergenza di forze trasversali, opposte fra loro, unite alcune dal sentimento anti-renziano e altre dalla sincera volontà di tutelare la Carta del 1948. La Sinistra sembra parlare per bocca di Nicola Fratoianni in televisione: si esprime sensatamente il volto più noto di Sinistra Italiana sui temi che dovrebbero essere inseriti in una agenda di governo. Ma il governo che dovesse nascere, mutatis mutandis, si pone fin da subito come asse centrale e fulcro di gestione politica un rapporto diretto e un legame con la logica profittuale ed economicista europea. Sposa dunque non una linea riformatrice (vogliamo chiamarla “socialdemocratica“?) bensì declina il liberismo continentale in una nuova espressione dal volto umano per quanto concerne i diritti civili, tentando di archiviare la stagione del sovranismo spinto e crudelista, sostituendolo con un ritorno ad una ricerca di pace sociale fondata su un connubio tra tutela dei privilegi delle classi dominanti e mantenimento di uno standard di sopravvivenza per tutti gli altri, legando quest’ultimo alla variabile imprescindibile dell’oscillazione dei mercati. Se questa è la barra di azione e se questo è il perimetro di agibilità del futuro, probabile ma anche non possibile governo PD – M5S, resta assai difficile comprendere come si possa appoggiarlo e come possa il gruppo parlamentare di LeU ed anche Sinistra Italiana provare interesse per tutto ciò. L’elemento su cui poggia, ormai da sempre, una simile intenzione è fare da barriera, questa volta al sovranismo salvinista che è e rimane un pericolo per il Paese, ma rimane anche una necessità per l’Italia tornare a ricostruire una sinistra che non si comprometta più con esperimenti di centrosinistra prima, di rimpianto del centrosinistra poi e di sostegno addirittura ad un governo grillino-democratico nel drammatico finale di una politica italiana schizofrenica e perturbabilissima, fuori da ogni schema di previsione meteo-politico. Un conto è costruire un vasto “fronte repubblicano“, laico e antifascista che vada tanto dalla convergenza politica a quella sociale e ampia nel Paese; un altro conto è prestarsi ad un riavvicinamento al PD tramite lo strategemma di sostenere un esperimento di diga al sovranismo antidemocratico e neofascista. Su questi posizionamenti forse occorrerebbe discutere: non ci farebbe affatto male riunirci nelle nostre sedi e aprirci spontaneamente al dibattito, per crescere anche culturalmente, per comprendere meglio la fase complessa in cui viviamo e per decidere delle sorti del comunismo italiano, del movimento progressista e, nello specifico, de La Sinistra come luogo di incontro di tutto ciò. Capisco che siamo ancora in agosto, con un piede nelle ferie e uno nelle città, Roma compresa, dove l’epica tragedia del neo-trasformismo italico si tiene ogni sera. Lo spettacolo è gratuito e ce n’è per tutti i gusti. Però dovremmo porre attenzione a cosa ci viene offerto e non lasciare a sé stessa la ricostruzione del campo della sinistra di alternativa permettendo che si definisca “giallo-rosso” un governo che, se avrà vita, al massimo potrà essere definibile come “giallo-rosa pallido“.