O si contrastano le politiche di austerità con posizioni più credibili rispetto a quelle inscenate dall’ultimo governo sedicente sovranista, o non sarà possibile impedire un nuovo governo di destra radicale
Uno dei motivi del successo della Lega all’interno di gruppi sociali subalterni è la posizioni populista pseudo sovranista che si spaccia come antitetica all’Unione europea. L’attuale sottomissione italiana ai trattati capestro dell’Ue, sarebbe dovuta, secondo la narrazione leghista, principalmente a Prodi, ossia al politicante divenuto simbolo del centro-sinistra di governo. Al contrario la Lega tende a presentarsi – con la complicità dei mezzi di comunicazione, degli ex alleati di governo e persino dalle ex opposizionitanto di centro-destra, quanto sedicenti di centro-sinistra o di sinistra di governo – come una forza politica sovranista e antieuropeista. Anzi, proprio quest’ultima è una delle principali accuse che gli rivolgeva la sedicente ex opposizione di centro-sinistra, oltre a quella di mettere in discussione le tradizionali alleanze italiane con gli Usa e l’Ue, a causa dei buoni rapporti della Lega con i politicanti che governano la Russia.
Si è trattato, in effetti, dell’ennesimo assist da parte delle ex opposizioni (sedicenti) di centro-destra e centro-sinistra al governo Conte e, in modo particolare, alla Lega – che pur essendo stata sino a ora sostanzialmente succube ai poteri forti europeisti e particolarmente subalterna agli Stati uniti guidati da Trump e ai loro più stretti alleati della destra sionista al governo sulla Palestina occupata – possono continuare a spacciarsi dinanzi ai subalterni come una forza sinceramente sovranista e antieuropeista. In tal modo la Lega riesce nel difficilissimo compito di apparire al contempo come una credibile forza di governo, che assicurerebbe la continuità in politica estera, e al contempo come forza di opposizione ai poteri forti, in primo luogo europeisti che mettono in discussione la sovranità italiana.
È quindi evidente che, nonostante l’operazione gattopardesca di Zingaretti, nel Pd è rimasta fino alla crisi di governo prevalente la linea assunta da Renzi subito dopo le elezioni, ovvero godersi, mangiando pop-corn, lo spettacolo disastroso rappresentato dal governo giallo-verde. Continuando su questa nefasta strada, rischiamo con le prossime elezioni di tenerci a lungo la Lega come principale forza di governo e il Pd come principale forza di opposizione, con la prospettiva di continuare a passare dalla padella nella brace.
Eppure, non solo come ha dimostrato l’ultima manovra correttiva, l’ex governo sovranista e, in particolare, la Lega sono stati nei fatti completamente succubi ai diktat dei poteri forti dell’Ue, ma anche dal punto di vista storico la Lega non solo non si è mai opposta alla piena integrazione nell’ultraliberista Unione europea, ma ne è stata fra i più accesi sostenitori.
Anzi, sin dal 1991, subito dopo l’auto-dissolvimento dell’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, quando vengono gettate le fondamenta dell’attuale ultraliberista Unione europea e dell’euro, la Lega non solo votò a favore, ma fu fra i più convinti fautori di tale progetto, insieme agli apparentemente tanto odiati rappresentati della prima repubblica – ovvero la Dc – e della “sinistra”, ossia il Pds. Lasciando soli a opporsi a tali trattati – fondamento di tutte le successive politiche antipopolari destinate a ridurre sempre più la stessa formale sovranità popolare – il Partito della rifondazione comunista e i neo-fascisti del Msi, al solito su posizione opposte. Nonostante la vulgata degli opposti estremismi e del totalitarismocomunista e fascista – che tenderebbero a convergere contro la democrazia – anche in questo caso l’opposizione era portata avanti da posizioni radicalmente opposte. Il Prc criticava l’Europa di Maastricht in nome di un anticapitalismo di sinistra, il Movimento sociale in nome di un’Europa dei popoli, ovvero di una esplicita alleanza fra le potenze imperialiste europee.
Allo stesso modo la Lega si schierò convintamente a favore di un altro tassello essenziale dell’attuale Unione europea, che in quanto sovranista pretenderebbe di contrastare, ovvero il Trattato di Nizza. In modo altrettanto entusiasta la Lega, ora con lo stesso Salvini deputato, ratificò il Trattato di Lisbona, volto a far rientrare dalla finestra i princìpi ultra-liberisti del progetto di Costituzione europea che non era stato potuto imporre, in quanto nei paesi in cui era necessario il passaggio “democratico” del referendum, Francia e Olanda, la sovranità popolare si era espressa in modo decisamente contrario.
Infine anche in anni più recenti, quando i principali partiti italiani vollero ancora una volta dimostrarsi più realisti del re e sottolineare nel modo più ossequioso il loro pieno appoggio, in funzione subalterna, ai poteri forti oligarchici dell’Unione e alle loro politiche antipopolari, ossia quando inserirono il pareggio di bilancio in Costituzione, la Lega non fece, al solito, mancare il proprio incondizionato supporto. Le motivazione, come di consueto, erano quelle proprie del pensiero unico dominante, ovvero che in tal modo le uniche politiche economiche possibili divenivano quelle neoliberiste, dal momento che l’obbligo di pareggio di bilancio serviva a limitare il più possibile la spesa pubblica, rendendo persino le misure keynesiane anti-costituzionali.
Anzi, i massimi dirigenti della Lega sottolineavano come questa scelta del parlamento italiano era in perfetta continuità con il varo da parte dell’Ue del Fiscal compact, in quanto avrebbero dato piene garanzie ai “mercati” che l’Italia, in piena linea con l’Unione europea, avrebbe portato avanti “in modo duraturo la strada del rigore” (Giorgetti). Non a caso sarà proprio quest’ultimo, il primo firmatario della legge attuativa del pareggio di bilancio, “vero e proprio anello di raccordo tra le regole europee di fiscal compact e six pack e legislazione nazionale” [1]. Esemplare l’intervento nell’occasione del deputato della Lega Simonetti a sottolineare che “da sempre la Lega ha l’obiettivo del pareggio di bilancio” di contro a uno “Stato che invece ha sempre utilizzato il diabolico debito pubblico per finanziare l’assistenzialismo peloso e la Cassa per il Mezzogiorno” (12-12-2012).
L’aspetto più imbarazzante è che la sinistra “di lotta e di governo” invece di denunciare tutto ciò e assumere di contro una politica di intransigente opposizione all’Ue e alle sue politiche economiche ultraliberiste, al contrario sembra far di tutto per favorire l’imbroglio leghista che, dopo aver approvato tutti i trattati posti a fondamento della politica oligarchica antipopolare dell’Unione europea, riesce ad apparire dinanzi alla maggioranza dei subalterni, privi di coscienza di classe, una forza che – pur non avendolo fatto mentre era al governo – si opporrebbe ai diktat e all’austerità imposti dai poteri forti europei. In effetti, La Sinistra sembra far di tutto – visti gli scarsi risultati elettorali, per dimostrarsi una forza di lotta, ma anche di governo – per rilanciare, nonostante la netta sconfitta elettorale nelle politiche greche che ha dato alla destra neoliberista la maggioranza assoluta, la linea di Syriza e di Tsipras, ossia una linea di totale subalternità alle politiche di austerity imposte dai diktat dei poteri forti dell’Unione europea.
Tale apologia della linea di Tsipras è portata avanti dai principali dirigenti de La Sinistra nonostante che non solo i massimi esponenti di Syriza non abbiano fatto nessuna autocritica, dopo aver completamente tradito il consenso popolare ricevuto, ma continuino imperterriti nella loro linea di avvicinamento alle socialdemocrazie europee, puntando in modo sempre più esplicito a prendere il posto del Pasok (socialisti greci), che nel frattempo si è completamente bruciato proprio per aver sostenuto in modo ancora più smaccato le politiche di austerity.
Come è noto il governo di Syriza ha completamente tradito il proprio programma elettorale che l’aveva portata al governo dopo ben cinque anni di dure lotte dei subalterni greci contro le politiche neoliberiste imposte dall’Ue e dalla grande coalizione di centro-destra e centro-sinistra greca. Sebbene Syriza, vinte le elezioni, non osasse mettere in discussione i diktat dei poteri forti dell’Ue, tanto da indire un referendum in cui assieme a tutte le principali forze politiche greche fece apertamente campagna per il sì al memorandum della Troika, la masse popolari greche, nonostante i terribili ricatti imposti dalle oligarchie europeiste, ebbero ancora il coraggio di imporre un netto stop, con oltre il 60% di no. Ciò nonostante, pochi giorni dopo, Syriza impose a quelle stesse masse popolari delle politiche ultraliberiste volute dai poteri forti europeisti in una forma ancora più antipopolare di quella esplicitamente rifiutata nel referendum.
Così Syriza è riuscita a portare avanti politiche più antipopolari degli stessi governi precedenti, imponendo ben sei pacchetti di austerità, contro i cinque del centro-sinistra, i tre della destra e l’uno della grande coalizione.
Le conseguenze non potevano che essere tragiche per le masse popolari, come ha certificato persino il Consiglio d’Europa: è quasi raddoppiato il numero di persone costrette a pagare privatamente le spese mediche, sfiorando il 60%, vi è stato un netto aumento di tossicodipendenti e suicidi, mentre il numero dei senzatetto è addirittura quadruplicato. Questo vero e proprio macello sociale, per altro, non ha nemmeno permesso quel recupero dal punto di vista macroeconomico al solito promesso dalle sirene liberiste. Anzi le politiche antipopolari e di austerità ultra radicali imposte hanno finito di affossare il Pil greco, calato di quasi il 30%, senza per altro bloccare la crescita record del debito che è riuscito a sfondare il 180% sul pil. Tanto che, al contrario di quanto ha dato a intendere la nostra “sinistra” di lotta e di governo, non solo questo massacro sociale non ha liberato il paese dalla morsa della Troika, ma al contrario il governo di Syriza si è impegnato a far proseguire il commissariamento della politica economica del paese da parte delle oligarchie europeiste per ben altri quarant’anni.
Sempre al contrario di quanto dato a intendere dai nostri sostenitori della sinistra di lotta e di governo, secondo i quali Syriza sarebbe stata sconfitta per aver fatto unicamente gli interessi delle masse popolari e troppo poco curato quelli dei ceti medi, durante la presidenza di Tsipras la Grecia è divenuto la nazione dell’Unione europea dove vi è il massimo di sfruttamento, visto che – pur lavorando di più degli altri paesi – il 60% dei lavoratori del settore privato non raggiunge i mille euro al mese, mentre un terzo della forza lavoro ha un impiego precario che non gli permette neppure di guadagnare 400 euro mensili.
Il governo di Syriza, oltre ad aumentare il plusvalore assoluto e abbassare il salario diretto, ha duramente colpito anche quello differito(pensioni e liquidazioni) e indiretto, con più di sessanta miliardi di tagli alla spesa pubblica e svendita ai privati dei porti, delle raffinerie, della società elettrica e degli aeroporti pubblici, aumentando per altro il debito pubblico. Dunque proprio al contrario di quanto sostenuto da il “Manifesto” – secondo cui Tsipras sarebbe stata una tale anomalia, in senso positivo per il popolo, da non poter durare al governo – il governo di Syriza non poteva durare essendo un’anomalia in senso negativo, dal punto di vista dei subalterni, dal momento che – per limitarci a citare un solo altro esempio emblematico – ha tagliato la spesa sanitaria di tre quarti, riuscendo al contempo a contenere al minimo, grazie alla sua attitudine neo-corporativa, le lotte sociali, che avevano raggiunto il loro apice, non a caso nel periodo precedente all’elezione di Tsipras.
Note
[1] Isidoro Davide Mortellaro, Una moviola sui piazzisti di austerità ed euro, in il “Manifesto” del 06/07/2019, ottimo articolo che ricostruisce, con dovizie di particolari, il completo sostegno della Lega a tutto il processo di costituzione dell’attuale Ue: oligarchica e antipopolare.
24/08/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.