Giulio Chinappi

Immanuel Maurice Wallerstein, sociologo, storico ed economista statunitense, è morto lo scorso 31 agosto nella sua New York, all’età di 88 anni. Un breve ricordo del padre della teoria del “sistema-mondo”.

Nato a New York il 28 settembre 1930, Immanuel Wallerstein, statunitense di origine tedesca, ha recitato un ruolo da protagonista nelle scienze sociali degli ultimi cinquant’anni. Studente presso la Columbia University fino al conseguimento del dottorato di ricerca, nel 1959, iniziò la sua carriera accademica occupandosi sorpattutto di Africa e di India, lavorando presso numerose università in tutto il mondo: Hong Kong, Vancouver, Amsterdam, Parigi, Yale, Montréal sono state alcune delle città nelle quali ha insegnato ed effettuato ricerche.

Proprio la profonda conoscenza delle questioni riguardanti l’Africa post-coloniale ha permesso a Wallerstein di allontanarsi dalle teorie interpretative eurocentriche ed occidentalocentriche. Ispirandosi a studiosi come lo storico francese Fernand Braudel e l’economista ungherese Karl Polanyi, il nostro autore ha poi sviluppato teorie di forte critica nei confronti del sistema capitalista, caratterizzate da un orientamento che potremmo definire di marxismo non ortodosso.

Questa evoluzione del suo pensiero e dei suoi centri d’interesse porterà Wallerstein a spostare il centro d’attenzione delle proprie ricerche dall’Africa post-coloniale al sistema capitalista globale. I suoi scritti di critica al capitalismo e di sostegno ai movimenti “anti-sistemici” lo hanno avvicinato ad altri accaemici quali il linguista Noam Chomsky ed il sociologo francese Pierre Bourdieu, fino a diventare uno dei punti di riferimento teorici del movimento anti-globalizzazione.

Il nome di Wallerstein resta oggi legato soprattutto alla teoria del “sistema-mondo”, formulata all’interno del suo libro maggiormente significativo, The Modern World-System, la cui prima pubblicazione risale al 1974, con la successiva uscita di nuovi volumi ad arricchirne ed aggiornarne i contenuti. L’autore newyorkese non nasconde qui il suo debito nei confronti di Karl Marx, criticando tuttavia la tradizionale visione marxiana dello sviluppo economico mondiale attraverso fasi successive, ed inoltre rende merito ad autori quali Frantz Fanon, Fernand Braudel e Ilya Prigogine, come ispiratori del suo pensiero.

Secondo la teoria wallersteiniana esistono due tipi di “sistema-mondo”: gli imperi-mondo (centralizzati e basati sulla ridistribuzione delle risorse che dalla periferia giungono al centro) e le economie-mondo, modello che rappresenta il mondo nel quale viviamo oggi. Fino al 1500, secondo Wallerstein, esistevano principalmente imperi-mondo, ma la relazione tra le due forme di “sistema-mondo” ha poi subito una progressiva inversione nel corso dell’epoca della colonizzazione, fino a giungere all’economia-mondo capitalistica contemporanea.

Tale teoria ha portato Wallerstein a rifiutare la definizione stessa di Terzo Mondo, in quanto il “sistema-mondo” come tale coinvolge automaticamente tutti gli Stati del pianeta. Questi Stati, tuttavia, si distinguono a seconda del ruolo che svolgono all’interno del “sistema-mondo”: abbiamo Stati centrali, periferici e semi-periferici. Il Terzo Mondo, dunque, altro non sarebbe che la Periferia del “sistema-mondo”, parte integrante dello stesso e con un ruolo ben preciso: quello di fornire al Centro materie prime e, in caso di delocalizzazione, forza lavoro a basso costo e prodotti finiti. Esiste infatti una “divisione del lavoro” fondamentale e istituzionalmente stabilizzata che non prevede modifiche sostanziali. Tale situazione porta ad un sistema commerciale di scmabi ineguali: la Periferia è costretta a vendere i suoi prodotti a prezzi bassi, ma deve acquistare i prodotti del Cetro a prezzi relativamente alti. Tali scambi ineguali determinano il sottosviluppo e la dipendenza della Periferia dal Centro. A metà strada tra il Centro e la Periferia vi sono poi gli Stati semi-periferici, he tendono ad allontanarsi dalla Periferia avvicinandosi al Centro (come quelli che oggi chiamiamo BRICS).

Wallerstein, inoltre, anticipa la nascita del capitalismo rispetto alle datazioni di altri autori, quali lo stesso Karl Marx, individuando la stessa nell’Europa occidentale e nelle Americhe del XVI secolo. Attraverso un processo di progressiva espansione, nel diciannovesimo secolo, praticamente ogni area del pianeta fu incorporata nell’economia mondiale capitalista. Il nostro autore, tuttavia, si oppone ad una visione secondo la quale l’ulteriore sviluppo capitalistico potrebbe portare ad un annullamento delle differenze tra gli Stati: una divisione duratura del mondo in centro, semi-periferia e periferia è una caratteristica intrinseca della teoria del sistema mondiale. La rottura di questo circolo vizioso potrebbe arrivare solamente per mezzo della sostituzione dell’attuale sistema capitalista con un’economia socialista e con la fine degli scambi ineguali tra Centro e Periferia.

Il marchio del mondo moderno è l’immaginazione dei suoi profittatori e della capacità degli oppressi di farsi valere contro di essi. Lo sfruttamento e il rifiuto di accettare lo sfruttamento sono entrambi inevitabili oppure costituiscono la continua antinomia dell’era moderna, uniti in una dialettica che è ancora lontana dall’aver raggiunto il suo punto culminante nel ventesimo secolo“. 
Immanuel Wallerstein, The Modern World-System (1974)

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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