Oggi ci è sembrato di fare un po’ la storia. Per tutti noi la sensazione è stata quella di partecipare a un momento fondamentale: in tutta Italia, e in tutto il mondo, milioni di persone hanno protestato contro il cambiamento climatico e per la difesa dell’ambiente di tutte e tutti.

Basta guardare il colpo d’occhio delle foto della giornata: in più di 180 città da Nord a Sud del Paese sono scesi in piazza centinaia di migliaia di persone, per lo più giovani e giovanissimi.

Quello che è successo è un fatto importantissimo per il nostro paese per due motivi: perché in tema di difesa dell’ambiente in Italia siamo molto arretrati, e finalmente la lotta e le questioni portate avanti per anni dai movimenti e dai comitati locali contro discariche, grandi opere e speculazioni, arrivano a livello di massa. Ma anche perché i giovani italiani sono assenti da dieci anni dalla scena politica: hanno fatto di tutto per costruirli come indifferenti, paurosi, senza un’idea di mondo e di società. E invece ora questi giovani si fanno sentire e si organizzano.

È bello vedere così tante persone insieme per far sentire la propria voce contro scelte politiche che hanno devastato e continuano a devastare i nostri territori, la terra in cui viviamo, per l’egoismo e il profitto privato; è bello vedere che si fa “politica”, dopo anni in cui la parola “politica” è stata sempre descritta come qualcosa di sporco e di lontano dai problemi delle persone. Perché la politica è soprattutto l’impegno per la soluzione di problemi che sono di tutti, la costruzione di uno spazio in cui le esigenze comuni possono essere rappresentate.

Come Potere al Popolo! abbiamo deciso di sostenere sin dall’inizio queste mobilitazioni, sia perché sui territori eravamo già attivi sulla difesa ambientale, sia perché qualsiasi forma di protagonismo popolare e giovanile va spinta per rompere la cappa del presente. Pensiamo che questa possa essere una grande occasione per parlare finalmente – e a livello mondiale – non dei profitti di pochi o degli indici di Borsa, ma di quello che dovrebbe interessare l’umanità: la sua vita, la gestione delle risorse collettive, la decisione intorno a come deve funzionare una società.

Essere ambientalisti, infatti, vuol dire mettere in discussione lo sfruttamento della natura; ma mettere in discussione lo sfruttamento della natura, vuol dire desiderare l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, mettendo da parte la ricerca del profitto per pochi. Vuol dire, in poche parole, mettere sul banco degli imputati il sistema. Potere al popolo! è in piazza oggi, lo è stato ieri nelle lotte ambientali, e lo sarà domani, perché sappiamo che difendere l’ambiente non significa un peggioramento del nostro stile di vita, o il ritorno a condizioni economiche superate. Anche questa è un’altra di quelle bugie che ci racconta chi vuole difendere lo status quo.
Sappiamo, invece, che difendere l’ambiente vuol dire obbligare le industrie a non inquinare; vuol dire riconvertire la produzione in modo che non sia nociva per l’ecosistema; vuol dire essere contro le grandi opere, ma a favore di miglioramenti a scarso impatto ambientale che rendano più facile la vita di milioni di persone; vuol dire minore produzione di rifiuti, utilizzando imballaggi di origine naturale; vuol dire differenziare e riciclare i rifiuti, invece di bruciarli in enormi discariche. Ma vuol dire, anche, aprire spazi di democrazia reale, perché la produzione va controllata; vuol dire attaccare i profitti privati, perché un’industria eco-sostenibile è meno conveniente solo per chi l’industria la possiede, ma si traduce in una ricchezza enorme per tutta la collettività. Ogni rivendicazione implica che qualcuno ci perda, e in questo caso a perderci sarà chi si è arricchito sfruttando il lavoro altrui e utilizzando il nostro pianeta come un’enorme discarica.

Tutto questo è ancora più importante se si guarda alla realtà italiana: l’Italia è il paese di opere inutili come la TAV e la TAP, opere a che hanno un impatto ambientale distruttivo e che non portano vantaggio ai cittadini; è il paese dell’ILVA, una fabbrica di morte buona solo a far arricchire chi la possiede; è il paese della Terra dei Fuochi e delle migliaia di discariche (abusive e non) sparse per il territorio nazionale. Le centinaia di piazze italiane, oggi, hanno chiesto che tutto questo cambi.

È vero: una partecipazione così larga, in piazza, non vuol dire che le rivendicazioni siano sempre chiare e uguali per tutti, vuol dire certo condividere lo stesso problema, lo stesso disagio, anche condividere il modo con cui esprimerlo (e questo è già importantissimo).
Certo, dopo 10, 20 anni di depoliticizzazione, molti ragazzi hanno paura persino della parola “politica”, e si capisce: la individuano in quella dei partiti e sanno che PD e 5 Stelle cercano di strumentalizzarli, di creare consenso facendo la faccia buona mentre continuano con grandi opere e speculazioni. Così come non possiamo ignorare che ci siano interessi forti del capitalismo “green” che stanno attivamente operando per costruire una sensibilità e aprire nuovi settori di mercato.

Ma ogni tornante storico funziona così, ogni movimento è spurio e contraddittorio, sempre soggetti economici e politici cercano di imporre la propria egemonia. Per questo anche noi dobbiamo giocare la nostra partita fino in fondo. Il compito di tutti quelli che vogliono salvare il pianeta e l’umanità è stare nelle piazze, nei comitati di FFF, nelle lotte ambientali, nei centri di studio, ovunque, per far maturare una coscienza anticapitalista, per far capire che il pianeta si è ridotto così perché si è anteposto l’interesse del profitto a quello collettivo.

Gli striscioni e i cartelli dei ragazzi hanno già centrato il punto.
Si tratta ora di svilupparlo, di farlo crescere.

Potere al popolo

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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