«Quanto alla sanità, il Documento di economia e finanza che è stato già deliberato, prevede una contrazione della spesa sanitaria. Sarà compito di questo governo invertire tale tendenza per garantire le necessaria equità nell’accesso alle cure. Le differenze socio-economiche non possono, non devono risultare discriminanti ai fini della tutela della salute per i nostri cittadini».
Così affermava il premier del fu governo gialloverde Giuseppe Conte il 5 giugno 2018, chiedendo il voto di fiducia al Senato.
Parole altisonanti e rassicuranti quelle di Conte, che sembravano poter far sperare in un corposo piano di investimenti pubblici che invertisse la tendenza al ribasso del rapporto fra PIL e spesa sanitaria. L’azione di governo però è andata in tutt’altra direzione, visto che il DEF 2017-2018 e 2018-2019 hanno comportato un continuo calo dell’intervento economico statale in campo sanitario, collocando l’Italia al di sotto della media dei paesi dell’OCSE.
Lo scorso 9 settembre, chiedendo una seconda volta la fiducia, Conte, ora premier del governo antisalviniano 5 Stelle – PD, è stato più cauto, evitando di esprimersi sull’azione di spesa nella sanità da parte del suo esecutivo. Quasi gli mancassero le parole e, soprattutto, le soluzioni per risanare il nostro disastrato Servizio Sanitario Nazionale. Possiamo dirglielo noi di cosa c’è bisogno: INVESTIRE SOLDI PUBBLICI NEL SETTORE SANITARIO.
Secondo la Fondazione GIMBE, infatti, alla spesa sanitaria sono stati sottratti 37 MILIARDI DI EURO nel solo decennio 2010-2019. Finanziamenti fondamentali per la tenuta del SSN che, venendo meno, ne hanno mortificato il funzionamento, portando a inevitabili disservizi, mancanza di strutture e personale, e a quelle liste d’attesa interminabili che tutti conosciamo bene e a cui ci stiamo ormai rassegnando. Non può quindi essere una sorpresa che quasi un italiano su due si rivolga direttamente al settore privato in cerca di prestazioni sanitarie. Un fenomeno, questo, che al Sud Italia raggiunge dimensione macroscopiche.
A rimetterci non sono solo gli utenti, ma anche i lavoratori del servizio sanitario, su cui sono pesantemente ricaduti gli effetti del definanziamento degli ultimi anni. Nonostante la loro capacità di lavorare al meglio, sono stati progressivamente privati delle loro tutele e i loro stipendi sono ben al di sotto degli standard europei.
Siamo stanchi di vedere la spesa sanitaria al ribasso. Siamo stanchi di vedere buchi nel SSN, lasciati da mancanza di fondi e malagestione amministrativa (quando non di vero e proprio malaffare), tappati da un settore privato opportunista e parassitario.
L’unico modo per ridare dignità sia a chi negli ospedali lavora sia a chi, non certo per propria scelta, del servizio ospedaliero deve fruire è sottrarre la vita di entrambi alla logica aziendalistica verso cui la sanità si sta incamminando, grazie a un corposo piano di investimenti da parte del settore pubblico.
La vita e la possibilità di conservarla devono sempre precedere l’accumulazione del profitto!
Potere al popolo