La rabbia popolare contro il neoliberismo scoppia anche in Cile dopo l’Ecuador. Santiago è in fiamme proprio come lo è stata Quito dopo che la società che gestisce la rete metropolitana della capitale cilena ha deciso un significativo aumento del prezzo del biglietto.

Alle proteste popolari il governo di Sebastián Piñera da buon nostalgico della dittatura fascista di Pinochet ha risposto con la repressione più selvaggia. Decretando lo stato di emergenza in varie province del paese. 

Durante un discorso indirizzato alla nazione il presidente ha annunciato di voler iniziare un dialogo per quanto riguarda il prezzo del trasporto pubblico, intanto però la risposta ufficiale, finora, è stata quella di aumentare il numero di agenti di polizia nelle stazioni della metro dove i manifestanti aprono i tornelli per far entrare le persone senza pagare il biglietto e criminalizzare la protesta.   

Piñera inoltre ha definito i manifestanti «veri delinquenti che sono disposti a distruggere un’istituzione tanto utile e necessaria come la metro». Il presidente ha poi cercato di giustificare la misura: «L’aumento dei prezzi dei biglietti della metropolitana (innesco delle proteste) obbedisce al mandato della legge, risponde all’aumento che si è verificato nel prezzo del dollaro e del petrolio ed è stato determinato da un gruppo di esperti». 

Dall’inizio delle proteste, la rete metropolitana di Santiago del Cile, famosa per la sua pulizia, l’ordine e il rispetto degli orari, è diventata teatro di proteste, violenza e repressione.

Questo venerdì, le linee 1, 2 e 6 hanno chiuso i loro accessi e costretto migliaia di persone a camminare lungo i principali viali della capitale cilena in cerca di mezzi pubblici alternativi, scrive America XXI.

Uno scenario che ha visto fermate degli autobus stracolme di persone, mancanza di taxi vuoti e ingorghi nelle strade principali.

I manifestanti hanno ricordato che, dall’inaugurazione del sistema di trasporto pubblico Transantiago nel 2007, il prezzo del biglietto è aumentato di venti volte, ma è stato l’ultimo, a scatenare le proteste.

La repressione da parte dei ‘carabineros’ ha coinvolto non solo i manifestanti che hanno commesso atti di violenza, ma anche quelli impegnati a protestare pacificamente.

Secondo i video tramite i social network, la polizia militare cilena ha anche compiuto atti di violenza all’interno dei vagoni della metropolitana, dove sono stati brutalmente picchiati alcuni studenti.

Tutto questo però non lo vedrete sui nostri media. Nessuno racconta la feroce repressione che avviene nel ‘democratico’ Cile. Perché i manifestanti si oppongono al neoliberismo reale. Lo stesso che i media mainstream sostengono in ogni angolo del globo. Così alcune proteste vengono oscurate, le persone non devono sapere che ci sono popoli che hanno deciso di dire basta al regime neoliberista ribellandosi. 

Allo stesso modo vengono sostenute a spada tratta le proteste di chi, strumentalizzato e foraggiato dalle potenze occidentali, vorrebbe imporre il regime neoliberista laddove è stato bandito. Il caso del Venezuela fornisce un esempio calzante in tal senso. 

Senza dimenticare che il regime cileno è uno dei vassalli più fedeli per l’imperialismo statunitense.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cile_la_repressione_in_stile_pinochet_del_fascioliberista_piera_occultata_dai_media_mainstream/5694_31239/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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