Riceviamo e pubblichiamo
“Il presidente in carica è immune da procedure criminali”. Questa la spiegazione dei legali di Donald Trump guidati dall’avvocato William Consovoy per la questione del rilascio dei redditi del 45esimo presidente. Trump cercava con questa mozione di bloccare il processo nella Corte di Appello del Secondo Circuito di New York per ribaltare una decisione sfavorevole di un tribunale inferiore. I legali di Trump hanno continuato asserendo che solo il Congresso può giudicare il presidente mediante l’impeachment.
In effetti i legali di Trump ripetevano le conclusioni di Robert Mueller, il procuratore speciale del Russiagate, il quale non ha incriminato Trump per ostruzione alla giustizia, seguendo la normativa del Ministero di Giustizia. La normativa asserisce che un presidente può essere incriminato solo dopo la scadenza del suo mandato. Durante il suo mandato solo la Camera ha il potere di accusare il presidente (l’impeachment) e poi la possibile condanna spetta al Senato che richiede 67 voti.
Trump deve sapere benissimo che la sua immunità non è totale ma continua ad asserire il contrario con tutti i suoi mezzi a disposizione. Come si sa benissimo, il suo metodo favorito è di comunicare con i suoi tweet che spesso sono indirizzati a farsi pubblicità con i suoi fedelissimi e consolidare il loro supporto. Comunica ovviamente anche con i media i quali si sentono obbligati di investigare molte delle asserzioni senza fondamenta fatte dal 45esimo presidente. Il Washington Post ha aggiornato le falsità e asserzioni fuorvianti dell’attuale inquilino della Casa Bianca che in 993 giorni di presidenza hanno raggiunto la cifra di 13.495.
Trump usa ovviamente i suoi legali personali ma anche quelli connessi alla sua carica di presidente. Pat Cipollone, White House Counsel (legale della Casa Bianca), per esempio, ha recentemente mandato una lettera di otto pagine ai leader democratici della Camera asserendo l’opposizione all’inchiesta di impeachment in corso scatenata dopo la nota telefonata di Trump a Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina. In questa conversazione Trump ha chiesto all’omologo ucraino di iniziare un’indagine su Joe Biden, suo probabile avversario alle elezioni del 2020, anche se negli ultimi sondaggi Elizabeth Warren ha superato l’ex vicepresidente.
Il 45esimo presidente aveva detto in passato che se i democratici seguiranno la strada dell’impeachment ne uscirebbe vincitore alle urne. Si trattava chiaramente di spavalderia come ci confermano alcuni suoi atteggiamenti dopo che Nancy Pelosi, speaker della Camera, ha dato il via libera all’indagine di inchiesta sull’impeachment. Trump ha reagito etichettando il tentativo di impeachment come un’altra caccia alle streghe e un ulteriore tentativo di ribaltare il risultato dell’elezione del 2016. Ha però anche aggiunto recentemente che l’impeachment è una “brutta parola”, “molto brutta” perché significa “reati orribili”. D’altra parte, però, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha minacciato, come spesso fa con i suoi avversari, di denunciare Adam Schiff, presidente della commissione di Intelligence alla Camera e la guida principale dell’inchiesta di impeachment. La denuncia includerebbe anche la Pelosi. Spacconeria, ovviamente, poiché i parlamentari non possono essere denunciati per le loro asserzioni come ci chiarisce l’Articolo 1, sezione 6 della costituzione.
La preoccupazione dell’impeachment ha spinto Trump a rassicurarsi che il Senato rimanga compatto contro un’eventuale condanna che seguirebbe il probabile voto di impeachment alla Camera, che come si sa, è controllata dai democratici. Per salvaguardare la scappatoia del Senato Trump ha attaccato spietatamente Mitt Romney, senatore dell’Utah, uno dei pochissimi che ha alzato la voce, scioccato dal comportamento del presidente nel rapporto con il presidente ucraino. Il messaggio poco velato del 45esimo presidente agli altri senatori consiste di aspettarsi simile trattamento in caso venisse loro la voglia di seguire l’esempio di Romney. Allo stesso tempo Trump sta telefonando almeno due o tre volte al giorno a Mitch McConnell, presidente del Senato, esortandolo a mantenere i senatori repubblicani compatti.
I collaboratori di Trump sanno anche loro che il comportamento erratico e impulsivo del loro capo gli potrà causare ulteriori problemi. Per questo hanno messo nel suo calendario dei comizi per distrarlo dalla questione dell’impeachment. I comizi di Trump lo caricano perché lo
immergono nel mondo dei suoi fedelissimi i quali stravedono per lui e lo distraggono. Il comportamento erratico e impulsivo di Trump continua come si è visto recentemente con la sua telefonata al presidente turco Tayyip Erdogan. Il ritiro delle truppe americane della Siria annunciato da Trump è stato interpretato dalla leadership democratica e anche quella repubblicana come tradimento ai curdi che tanto avevano fatto per sconfiggere l’Isis. I curdi sono strati costretti a chiedere e ottenere la protezione dei russi e siriani per impedire di essere annientati completamente dai turchi. Trump, una volta resosi conto di avere fatto un passo falso, ha minacciato di distruggere l’economia turca, un’altra sparata che non avrà fatto piacere ai senatori repubblicani. Quanta pazienza hanno i repubblicani con i comportamenti e la politica erratica di Trump? Lo sapremo tra breve poiché i democratici alla Camera hanno messo l’acceleratore sull’impeachment.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.