“Amazon e la nuova servitù della gleba”: questo il titolo di un articolo di Vincenzo Vita apparso sul “Manifesto”.
Un intervento che pone oggettivamente alcune questioni di fondo, poste proprio sul piano teorico, rivolte a una sinistra consapevole della necessità di ricostruirsi dalle fondamenta anche sul piano organizzativo.
I temi qui riassunti semplicemente per titoli sono sostanzialmente due:
1) il modificarsi nel rapporto tra struttura e sovrastruttura. Cambiamento avvenuto nel seguire i processi di innovazione tecnologica posti sul terreno della velocità di comunicazione: quello che Vita nel suo testo definisce “capitalismo delle piattaforme”;
2) l’estendersi del concetto di sfruttamento (inteso in senso classico: non a caso Vita usa la dizione ”servitù della gleba”) alle cosiddette “contraddizioni post – materialiste”. Livelli di sfruttamento che hanno originato non solo il fenomeno di un vero e proprio “sfrangiamento sociale” ma, di conseguenza una radicale modificazione nelle forme di espressione dell’agire politico. Tutto questo a livello globale. L’idea di una desuetudine dell’idea della lotta di classe (naturalmente evidenziandosi in una forma molto diversa da quella portata avanti nei campi o nelle grandi concentrazioni industriali dell’epoca fordista) appare così profondamente sbagliata.
Nel recente passato si era già segnalata la necessità di un appuntamento di riflessione sui temi di fondo. Un appuntamento rivolto a una sinistra che, fuori dalle divisioni ormai antistoriche e proponendosi di “fare politica” davvero, intendesse intraprendere un cammino di indispensabile “ricostruzione”: oggi quest’urgenza si è moltiplicata e sembra proprio il caso di porvi fine con una qualche iniziativa concreta.
FRANCO ASTENGO
6 novembre 2019
Il tema posto da Franco Astengo, riprendendo un interessante articolo di Vincenzo Vita, è apparentemente una speculazione quasi filosofica se posta davanti ai drammi delle grandi crisi ricattatorie create ad arte da moderni colossi padronali come ArcelorMittal.
Ma l’apparenza sovente inganna. E in questo caso pure. Astengo riprende una dinamica dialettica essenziale del e nel marxismo: l’analisi continua della società che evolve nel suo involversi, si sviluppa nel suo invilupparsi in nuove forme di sfruttamento sovente invisibili come nel caso citato del “capitalismo delle piattaforme“.
Dietro alla digitalizzazione dei regimi economici si trovano tante nuove attività che, per l’appunto, non “appaiono“, non si rendono dunque evidenti ad una presa di coscienza collettiva che potrebbe individuarle se ne venisse a contatto mediante un impattamento quotidiano manifesto, tangibile e non nascosto dietro una tastiera e un video.
Vita cita il fenomeno veramente da “servitù della gleba” dei giovani riders che portano a casa della gente i pasti caldi ordinati nei ristoranti più svariati, privi di qualunque tutela minimale, che un tempo avremmo giudicato quasi una forma di “diritto naturale” del lavoro. Ebbene, questi ragazzi che saltano sulle biciclette o sugli scooter, aprono i loro zaini cuboidali, vi infilano l’ordine e lo trasportano a destinazione nel minore tempo possibile per poterne effettuare altri, e altri ancora e recuperare così sulla paga quello che viene loro negato, in termini monetari, in quanto a diritti sociali, sono nuovi schiavi di una lotta di classe che non può essere derubricata a interpretazione dei rapporti di forza del passato.
Quei rapporti di forza, quei rapporti per l’appunto di classe si sono fatti più duri proprio trasformando il lavoro, atomizzandolo, defraudando il sistema di fabbrica del primo posto, insieme ai vecchi campi agricoli, del titolo di luogo intensivo dello sfruttamento della forza-lavoro.
Dice bene Astengo: oggi la sinistra, ma prima di tutto i comunisti, devono urgentemente disporsi a creare una iniziativa concreta; non significa agire soltanto sul piano meramente organizzativo (che già sarebbe comunque una impresa non da poco…), ma significa prima di tutto agire su un terreno di rifertilizzazione cultural-sociale di una parte politica che si deve riappropriare della “cassetta degli attrezzi“, di tutti quegli strumenti per poter comprendere l’evoluzione involutiva della società capitalistica moderna e fronteggiarla proponendo una alternativa concretizzabile (anche se non concreta nell’oggi, nell’immediato) che batta la facile retorica sovranista divoratrice delle problematiche degli sfruttati, abbagliante nel mostrare come soluzioni quelli che invece restano i capisaldi del sistema liberista.
La considerazione dei due punti evidenziati da Astengo è dunque fondamentale per riprendere un discorso a sinistra, per lasciarci alle spalle qualunque tentazione compromissoria con forze che a parole si dicono e si fanno dire “di sinistra” e che nei fatti, invece, sono state e sono tutt’ora le più agguerrite sentinelle del modello moderno di sfruttamento del lavoro.
MARCO SFERINI