Che l’Unione Europea non sia una comunione solidale tra stati ma un’oligarchia belligerante contro la stessa popolazione europea dovrebbe risultare manifesto.
Nata con il proposito di demolire le Costituzioni, i movimenti operai,la democrazia partecipativa, di annientare sul piano ideologico i sindacati e i partiti socialisti e comunisti, imponendo una politica economica che prevedeva la dissoluzione dei poteri economici e finanziari dello stato (in Italia, in primis con l’affossamento dell’IRI e con la separazione della Banca d’Italia dal Tesoro) mediante una privatizzazione massificata che avrebbe comportato, accanto alla crescita impetuosa di povertà relative ed assolute, la creazione di una ristrettissima elite finanziaria, dedita al saccheggio, all’evasione fiscale, alla manipolazione mediatica, al fomentare destabilizzazioni sociali e guerre.

L’operazione, partita da lontano, ben prima di Maastricht, con il sostegno decisivo dei servizi segreti statunitensi e israeliani che hanno saputo edificare le basi della fortezza Europa con personale politico militare e amministrativo dello “sconfitto” regime nazista, ha raggiunto i suoi obiettivi con partiti e movimenti di governo e di opposizione che si agitano spasmodicamente nella ragnatela creata dal Potere, incapaci di avvertire di esserne prigioneri e che tutte le proposizioni culturali, morali, politiche che possone emettere sono solo gemiti dentro una gabbia costruita per le mosche europee.

E’ necessario, dunque, porsi come primo obiettivo il conflitto contro l’Unione Europea, governo in pectore delle nostre esistenze, avendo chiaro che i nostri ministri sono solo degli amministratori con scarsi margini di manovra e che nulla possono fare sui grandi termini della politica nazionale ed internazionale, che possono agire su un ristretto cerchio di problematiche con limiti prefissati che devono rispettare se vogliono rimanere sulle poltrone che occupano, dalle quali sarebbero cacciati via in malo modo qualora non obbedissero puntualmente. Non credo di aver bisogno di fare esempi significativi. Mi basti accennare alla “Prima “Repubblica” che non è caduta, per il dilagare della corruzione (questa sarebbe stata accettata) ma perché ormai in controtendenza con i nuovi orizzonti che si aprivano al FinanzCapitalismo internazionale, per il quale anche la Democrazia cristiana e il Partito socialista costituivano, nei suoi quadri più lungimiranti, dei “lacci e lacciuoli”.

Il conflitto, di cui dico, deve, naturalmente, essere vissuto nelle lotte quotidiane, contingenti, dalla fabbrica alla scuola, dalla casa ai migranti, dall’ambiente alla guerra. Ogni lotta specifica qualora non sia idealmente collegata contro il vero potere risulta di superfice e senza prospettive.

Si pensi alle manifestazioni contro la violenza e per la pace. Che senso avrebbero se non venisse messa in luce la politica bellica della UE (annessa alla Nato) contro l’Ucraina, dove è riuscita a realizzare un colpo di stato nazista e che anche ora, dopo elezioni che hanno evidenziato da parte della maggioranza della popolazione un desiderio di pace, insiste nell’incoraggiare lo stato profondo ad abbattere o a ridurre all’impotenza il Presidente eletto Zelensky, contro la Siria, non solo armando jihadisti, ma anche imponendo sanzioni criminali contro la popolazione, perché colpevole di difendere la propria indipendenza, contro il Venezuela di cui ruba anche il suo oro, contro l’Africa francese devastata da migliaia di militari europei al fine di saccheggiare le risorse locali, “difendendola” da coloro che non accettano il dominio del Franco africano che è una manna anche per l’euro e dai jihadisti “importati” che in tali situazioni di destabilizzazione, crescono, anche in loco, a dismisura…

Non parlerò, per ragioni di brevità, delle venti e più “missioni di pace” dei militi italiani ( cinque di loro colpiti duramente in Iraq) nè dei crimini del passato (Jugoslavia, Libia…)

Pubblicato anche su L’interferenza

Di Antonello Boassa

Contro le guerre imperiali innanzitutto, contro le guerre valutarie e del debito, contro le politiche neoliberiste. Contro lo sfruttamento dei lavoratori e dei popoli, contro la devastazione del pianeta, in difesa dello stato sociale e della libertà e dell'uguaglianza sociale di tutte e di tutti, in difesa del mondo animale, Antonio scrive anche per L'Interferenza

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