Bolivia La senatrice dell’opposizione di destra, Jeanine Áñez emulando il golpista venezuelano Guaidó tenta la stessa strada e si è autodichiarata presidente del paese.
La notte scorsa (ora italiana), si è auto investita della carica non rispettando i requisiti costituzionali, poiché il Parlamento non ha raggiunto il quorum vista la assenza dei deputati del movimento socialista, che sono la maggioranza, non presenti in aula a causa della mancanza di garanzie per la loro sicurezza .
In altri termini, in aula c’erano solo i deputati della destra non sufficenti a raggiungere il quorum.
“Assumo immediatamente la presidenza dello Stato e mi impegno a prendere tutte le misure necessarie per pacificare il Paese”, ha dichiarato Áñez, che è la seconda vice presidente del Senato appartenente al Unità Democratica di destra.
La senatrice si è autoproclata presidente con una presenza minima di deputati, tutti di opposizione e violando gli articoli 161, 169 e 410 della Costituzione.
Martedì (ieri) era stata convocata una sessione straordinaria di entrambe le camere del Parlamento, ma i rappresentanti del Movimento per il Socialismo, che sono la maggioranza, non hanno partecipato perché non avevano garanzie per la loro sicurezza e per i membri delle loro famiglie, minacciati di rappresaglie.
Pertanto, il Parlamento ha sospeso la sessione a causa della mancanza di quorum.
La senatrice si è autoproclamata senza alcun voto parlamentare.
Jeanine Añez fu eletta nel 2014 senatrice dal Partito di Unità Democratica nel Dipartimento di Beni con 91.895 voti.
“Vale a dire, del totale nazionale di 5.171.428 ha ottenuto l’1,7% dei voti” afferma il giornalista @lucio_garrigao
Ieri si è dichiarata presidente della Bolivia.
Il paese sta attraversando una crisi politica dopo le dimissioni forzate del presidente Evo Morales, del suo vice Álvaro García Linera e dei presidenti delle camere dei deputati e dei senatori, a causa dell’ondata di violenza dell’opposizione che si è scatenata contro la popolazione indigena e contadina.
Il colpo di stato fu consumato quando l’Organizzazione degli Stati americani (OSA) ha emesso un rapporto preliminare su presunte irregolarità nel processo elettorale del 20 ottobre, e il successivo “suggerimento” delle Forze Armate di far dimettere Morales.
La violenza nel paese continua da parte di gruppi di opposizione radicali che hanno bruciato i simboli della popolazione indigena. Nel frattempo a La Paz, migliaia di sostenitori di Evo Morales si sono mobilitati per respingere il colpo di stato e i suoi atti discriminatori e razzisti.
Traduzione rete solidarietà rivoluzione bolivariana