Jean-Luc Mélenchon
Francesco Cecchini
Mentre in Francia, dopo il 5 dicembre, continua la forte mobilitazione contro la riforma delle pensioni, i sindacati hanno lanciato un appello allo sciopero per martedì 10 dicembre, Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, ha subito una condanna. Jean-Luc Mélenchon è stato condannato lunedì scorso a tre mesi di carcere, con sospensione della pena, e a pagare 8000 euro dal tribunale di Bobigny per essersi opposto in ottobre del 2018 alla perquisizione della sede del suo partito.
La perquisizione, che aveva riguardato anche l’ abitazione di Melénchon, è stata svolta nell’ ambito di due inchieste parallele sull’uso di fondi europei e su finanziamenti illeciti alla campagna per le presidenziali del 2017. Fu perquisito anche il domicilio di Sophia Chikirou, ex portavoce del leader di sinistra. Un gruppo di deputati di La France Insoumise riuscì a entrare negli uffici del partito, mentre le ricerche erano ancora in corso, arrivando al contatto fisico con gli agenti di polizia, il tutto documentato da dirette video sulla pagina Facebook di Melénchon. Sul posto intervenne anche il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, che si confrontò con i parlamentari. Parlando con i giornalisti di fronte alla sede, Melénchon ha definito l’ irruzione degli agenti un’ operazione politica e un atto di aggressione. Così affermò il leader della France Insoumise : “Vogliono farci paura. Possono invadere la mia casa, la sede del partito e le sezioni, ma non mi spaventeranno. Non abbiamo rubato nulla, siamo persone oneste”. Si dichiarò disponibile a far esaminare i conti del partito e assicurò di aver reso pubbliche tutte le fatture relative alla campagna presidenziale 2017.
“Ovviamente, è una sentenza politica”, ha affermato Jean-Luc Mélenchon lasciando l’aula del tribunale.