Copertina di Tiempos Recios e Mario Vargas Llosa

Francesco Cecchni

In Tiempos Recios, Tempi Difficili, Mario Vargas Llosa mescola la realtà storica con due finzioni: quella del narratore che ricrea liberamente personaggi e situazioni, e quella progettata da coloro che volevano controllare la politica e l’economia di più paesi.

Il book trailer del romanzo Tiempos Recios è il seguente:

JACOBO ÁRBENZ.

Jacobo Árbenz vinse le elezioni del 1950 in Guatemala sostenuto da partiti progressisti. Operai,  contadini, insegnanti e  studenti lo apoggiarono. La presidenza  di Árbenz era considerato un governo rivoluzionario poiché avviava una riforma agraria per promuovere la modernizzazione dell’agricoltura e lo scioglimento delle forme di lavoro arcaiche prevalenti nelle campagne del Guatemala. La visione progressista e sociale di Árbenz, accusato di “comunista” dall’oligarchia guatemalteca, minacciava United Fruit Company, transnazionale degli Stati Uniti, e altri propietari terreni, che sfruttavano le banane, prodotto principale dell’economia nazionale, sottoponendo i lavoratori a un regime di “semi schiavitù” con forti movimenti migratori interni della popolazione.  Árbenz fu rovesciato grazie all’intervento degli USA. La Central Intelligence Agency degli Stati Uniti (CIA), organizzò azioni militari con mercenari honduregni. Infine, il  governo progressista fu sostituito  con un colpo di stato, chiamato “El Guatemalazo”, da una brutale dittatura militare guidata da Carlos Castillo Armas (1954-1957),  chiamato “il traditore del paese”.

Jacobo Árbenz

MARIO VARGAS LLOSA

Nel suo nuovo romanzo,Tiempos Recios, Tempi difficili, il premio Nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa, racconta con la capacità che gli è propria  gli interessi economici, geopolitici e culturali che portarono al colpo di stato del 1954 in Guatemala e misero fine al governo progressista di Jacobo Arbenz. Il romanzo è una miscela di finzione e realtà storica o meglio romanza un pezzo di storia. L’inizio del romanzo è l’incontro di ebrei emigrati negli Stati Uniti, Edward L. Bernays inventore delle pubbliche relazioni e Sam Zemurray, uomo che fondò la  United Fruit Company che fu la prima causa  che nel 1954 pose fine alla presidenza progressiva di Jacobo Árbenz in Guatemala. Come narratore, Vargas Llosa si schiera apertamente con il suo eroe, Jacobo Árbenz  e denuncia l’interferenza, intervento degli Stati Uniti. 

Nel romanzo Mario Vargas LLosa scrive, riferendosi alle sfide che Arbenz aveva davanti quando divenne presidente del Guatemala : “Doveva cambiare la struttura feudale che regnava nelle campagne, dove la stragrande maggioranza dei guatemaltechi, i contadini, mancava di terra e lavorava per i proprietari terrieri , per miseri stipendi, mentre i grandi agricoltori vivevano come propietari di indio nella Colonia, godendo di tutti i benefici della modernità “. Inoltre si lamenta di ciò che è accaduto quando il presidente democraticamente eletto è stato rovesciato: “Ogni traccia del regime di Jacobo Arbenz sparì e, al suo posto, era emerso un paese frenetico in cui la caccia a comunisti reali o immaginari era l’ossessione nazionale “.

Va detto che esiste una forte contraddizione tra Mario Vargas Llosa scrittore e Mario Vargas Llosa commentatore politico o politico. In un articolo recente pubblicato in Spagna dal giornale La Nación Vargas Llosa ha scritto:  “In Bolivia sembrava persa la causa della democrazia e della legalità. Cuba, Venezuela e Nicaragua credevano di avere in mano il popolo boliviano. Non sapevano di cosa sono capaci queste persone coraggiose in difesa della loro sovranità e libertà. “

Come politico Mario Vargas Llosa ha preso molte posizioni di destra. Una per tutte, forse la prima. Il 26 gennaio 1983, otto giornalisti e una guida andina furono assassinati, ad Uchuraccay (Ayacucho, Perù), da contadini addestrati e diretti dalla Marina militare a combattere contro i guerriglieri  di “Sendero Luminoso”. I giornalisti si erano recati ad ​Uchuraccay per indagare sull’assassinio di alcuni presunti membri del Partito comunista del Perù, tra i quali, anche alcuni minori. A quel tempo le forze armate peruviane usavano la tattica di organizzare alcune comunità contadine contro la guerriglia. Dopo il massacro venne istituita una commissione d’inchiesta presieduta da Mario Vargas Llosa che coprì le responsabiltà del Governo e delle forze armate peruviane per quel massacro, fornendo un supporto a tutta la politica di violazione sistematica dei diritti umani in atto nel Perù di quel tempo

Mario Vargas Llosa, quindi, un grande e prolifico scrittore, ma un politico opinabile, per le sue prese di posizione.

Mario Vargas Llosa

L’ incipit di Tiempos Recios, Tempi Difficili, è stato pubblicato nel sito Me Gusta Leer. Il link è il seguente:

https://www.megustaleer.com/libros/tiempos-recios/MES-105177

Traduzione dallo spagnolo di alcune righe dell’incipt che presentano Sam Zemurray, propietario della United Fruits ed Edward L. Bernays, suo responsabile delle pubbliche relazioni:

Sebbene sconosciuti al grande pubblico e nonostante appaiano in maniera poco appariscente nei libri di storia, probabilmente le due persone più influenti per il destino nel ventesimo secolo del Guatemala e, in un certo senso, per quello di tutta l’America Centrale furono Edward L. Bernays e Sam Zemurray, due personaggi che non potrebbero essere stati più diversi tra loro per origine, temperamento e vocazione. Zemurray nacque nel 1877 non lontano dal Mar Nero ed essendo ebreo in un momento di terribili pogrom nei territori russi fuggì negli Stati Uniti, dove arrivò prima di aver compiuto quindici anni assieme una zia. Si rifugiarono in casa di un parente a Selma, in Alabama. Edward L. Bernays apparteneva anche lui ad una famiglia di emigranti ebrei, ma di alto livello sociale ed economico e aveva in famiglia un illustre personaggio : suo zio Sigmund Freud. Oltre ad essere entrambi ebrei, sebbene non praticassero troppo la loro religione, erano molto diversi. Edward L. Bernays si vantava di essere qualcosa come il padre delle pubbliche relazioni, una specialità, che sebbene non avesse inventato, avrebbe portato, a spese del Guatemala, ad altezze inaspettate, fino a diventare la principale arma politica, sociale ed economica del ventesimo secolo. Ciò sarebbe  vero, anche se le sue egolatrie lo spingevano talvolta a esagerazioni patologiche. Il loro primo incontro avvenne nel 1948, l’anno in cui iniziarono a lavorare insieme. Sam Zemurray aveva chiesto un appuntamento e Bernays lo aveva ricevuto nel piccolo ufficio che allora aveva nel cuore di Manhattan. Probabilmente quell’uomo enorme e mal vestito, senza cravatta, senza rasatura, con un cappotto sbiadito e stivali alla caviglia, inizialmente impressionò molto poco Bernay di abiti eleganti, parole attente, profumi Yardley e modi aristocratici. “Ho provato a leggere il suo libro, Propaganda, e non ho capito molto”, disse Zemurray presentandosi al pubblicista. Parlava un inglese stentato, come se avesse dubbi su ogni parola.                             

“Tuttavia è scritto in una lingua molto semplice, alla portata di qualsiasi persona alfabetizzata”, Bernays senza infierire.                                              

“Potrebbe essere colpa mia. -ammise l’omone, senza per niente infastidirsi- In realtà, non sono per niente uno che sa leggeree. Sono appena andato a scuola in Russia nella mia infanzia  e non ho mai imparato l’inglese, come vede. Ed è peggio quando scrivo lettere, vengono tutte piene di errori di ortografia. Sono più interessato all’azione che alla vita intellettuale.”                                                 

“Beh, se è così, non so cosa potrei fare per lei, signor Zemurray,” disse Bernays, facendo per alzarsi.                                                                  

“Non non le farò perdere molto tempo.- lo interruppe l’ altro – Gestisco un’azienda che importa banane dall’America centrale negli Stati Uniti.”         

“La United Fruit?” Chiese Bernays, sorpreso, guardando il suo disastrato visitatore con più interesse.                                                        

” Sembra che abbiamo una pessima reputazione sia negli Stati Uniti che in tutta l’America centrale, cioè nei paesi in cui operiamo.-  continuò Zemurray, scuotendo-. E, apparentemente, lei è la persona che potrebbe risolvere la faccenda. Vengo per assumerla come direttore delle pubbliche relazioni dell’azienda. Ad ogni modo, si  metta il titolo che più le  piace. E, per risparmiare tempo, si dia anche lo stipendio.”

Così era iniziata la relazione tra questi due uomini diversi, il raffinato pubblicista che si credeva accademico e intellettuale, e il rude Sam Zemurray, un uomo che si era fatto da solo, un uomo d’affari avventuroso che, a partire da un risparmio di centocinquanta dollari, aveva creato una società che, senza cambiarglli le apparenze, lo aveva reso milionario.  Naturalmente non aveva inventato l’albero delle banane, ma grazie a lui negli Stati Uniti, dove prima pochissime persone avevano mangiato quel frutto esotico, ora faceva parte della dieta di milioni di americani e stava diventando popolare anche in Europa e in altre regioni del mondo. Come aveva raggiunto ciò? Ogettivamente era difficile saperlo, perché nella vita di Sam Zemurray si confodevano leggende e miti. Questo primitivo uomo d’affari sembrava più saltar fuori da un libro di avventure che dal mondo industriale americano. E, a differenza di Bernays, era per niente vanitoso, non parlava mai della sua vita. Durante i suoi viaggi, Zemurray nelle giungle dell’America centrale aveva scoperto le banane e con una felice intiuzione del profitto che poteva ottenere da quei frutti iniziò a importarle in barca a New Orleans e in altre città del Nord America.  Fin dall’inizio trovò molto gradimento. Tanto che la crescente domanda lo portò a diventare da semplice commerciante ad agricoltore e produttore internazionale di banane. Questo è stato l’inizio della United Fruit, una società che, all’inizio degli anni ’50, estese le sue figliali in Honduras, Guatemala, Nicaragua, El Salvador,  Costa Rica, Colombia e diverse isole dei Caraibi, e produsse più dollari che la stragrande maggioranza delle società negli Stati Uniti e anche nel resto del mondo. Questo impero fu, senza dubbio, opera di un solo uomo: Sam Zemurray. Ora molte centinaia di persone dipendevano da lui.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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