Al vertice hanno partecipato Vladimir Putin, il Presidente dell’Azerbaigian İlham Aliyev, il Primo Ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan, il Presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, il primo Presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbaev, il Presidente del Kirghizistan Sooronbay Jeenbekov, il Presidente della Moldavia Igor Dodon, il Presidente del Tagikistan Emomalī Rahmon e il Presidente del Turkmenistan Gurbanguly Berdimuhamedow.
Vladimir Putin ha raccontato ai partecipanti dei materiali d’archivio sulla storia precedente alla Seconda Guerra Mondiale, e li ha invitati a visitare una mostra appositamente organizzata.
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Discorso al vertice informale della CSI
Presidente della Russia Vladimir Putin: Colleghi, sono molto felice di vedervi. Vorrei darvi il benvenuto ancora una volta, a questo formato “molto esteso” dei capi di stato della CSI.
Ci siamo concentrati su eventi dedicati alla fine della Grande Guerra Patriottica tra l’Unione Sovietica e la Germania Nazista, e la vittoria dell’Unione Sovietica.
Lasciatemi sottolineare che per tutti noi, e so che siete d’accordo, è una data speciale, perché i nostri padri e nonni hanno sacrificato molto per la nostra Patria, che allora era la nostra Patria comune. In effetti, ogni famiglia nell’ex Unione Sovietica in un modo o nell’altro ha sofferto per quello che è successo al nostro paese e al mondo.
Ne abbiamo discusso molte volte sia formalmente che informalmente, e abbiamo deciso di lavorare insieme alla vigilia del 75° anniversario. Vorrei condividere alcuni dei miei pensieri su questo.
Sono rimasto sorpreso, anche un po’ ferito, da una delle ultime risoluzioni del Parlamento Europeo del 19 settembre 2019 “sull’importanza di preservare la memoria storica per il futuro dell’Europa”. Anche noi abbiamo sempre cercato di garantire la qualità della storia, la sua sincerità, apertura e obiettività. Voglio sottolineare ancora una volta che ciò vale per tutti noi, perché siamo in qualche modo discendenti dell’ex Unione Sovietica. Quando parlano dell’Unione Sovietica, parlano di noi.
Cosa dice? Secondo questo documento, il cosiddetto Patto Molotov-Ribbentrop (i ministri degli esteri dell’Unione Sovietica e della Germania Nazista), com’è scritto più avanti, ha diviso l’Europa e i territori di stati indipendenti tra due regimi totalitari, cosa che ha aperto la strada alla Seconda Guerra Mondiale. Il Patto Molotov-Ribbentrop “ha aperto la strada alla Seconda Guerra Mondiale…” Beh, forse.
Inoltre, i parlamentari europei chiedono che la Russia interrompa i suoi sforzi volti a distorcere i fatti storici e a promuovere la tesi secondo cui sono stati la Polonia, i paesi baltici e l’Occidente ad iniziare davvero la guerra. Non credo che abbiamo mai detto niente del genere, o che uno di questi paesi sia stato il colpevole.
Dopotutto dov’è la verità? Ho deciso di capirlo, e ho chiesto ai miei colleghi di controllare gli archivi. Quando ho iniziato a leggerli, ho trovato qualcosa che penso sia interessante per tutti noi, perché, ancora una volta, veniamo tutti dall’Unione Sovietica.
Ecco la prima domanda. Parliamo continuamente del Patto Molotov-Ribbentrop. Lo facciamo come i nostri colleghi europei. Ciò pone la domanda: era questo l’unico documento firmato da uno dei paesi europei, all’epoca dell’Unione Sovietica, con la Germania Nazista? Si scopre che non è affatto così.
Ne farò semplicemente un elenco, se posso.
Cominciamo con la Dichiarazione sul Non Uso della Forza tra Germania e Polonia. Questo è, in effetti, il cosiddetto Patto Pilsudski-Hitler firmato nel 1934. In sostanza, si trattava di un patto di non aggressione.
Poi c’è l’Accordo Navale anglo-tedesco del 1935. La Gran Bretagna offrì ad Hitler l’opportunità di avere la sua marina militare, che dopo la Prima Guerra Mondiale era diventata illegale o, di fatto, ridotta al minimo.
Poi c’è la dichiarazione congiunta anglo-tedesca di Chamberlain e Hitler firmata il 30 settembre 1938, concordata su iniziativa di Chamberlain. Diceva che “L’Accordo di Monaco, così come l’Accordo Navale anglo-tedesco simboleggiano…” e così via. È proseguita la creazione di un quadro giuridico tra i due stati.
Questo non è tutto. C’è la Dichiarazione Franco-Tedesca firmata il 6 dicembre 1938 a Parigi dai ministri degli Esteri di Francia e Germania, Bonnet e Ribbentrop.
Infine, il trattato tra la Repubblica di Lituania e il Reich tedesco firmato il 22 marzo 1939 a Berlino dal Ministro degli Esteri della Lituania e Ribbentop, secondo cui il Territorio di Memel si riuniva con il Reich tedesco.
Poi, ci fu il Trattato di non Aggressione tra il Reich tedesco e la Lettonia del 7 giugno 1939.
Pertanto, il trattato tra Unione Sovietica e Germania fu l’ultimo di una serie di trattati firmati da paesi europei che sembravano interessati a mantenere la pace in Europa. Inoltre, desidero notare che l’Unione Sovietica ha accettato di firmare questo documento solo dopo che tutte le altre strade erano state chiuse, e tutte le proposte dell’Unione Sovietica volte a creare un sistema di sicurezza unificato, di fatto una coalizione anti-nazista in Europa, vennero respinte.
A questo proposito, vi chiedo di dedicare qualche minuto per tornare alle origini, all’inizio, che trovo molto importante. Suggerisco di iniziare, come si suol dire, dal “dischetto di centrocampo”, come si dice, dai risultati della Prima Guerra Mondiale, dalle condizioni della Pace di Versailles scritte nel Trattato del 1919.
Per la Germania, il Trattato di Versailles divenne un simbolo di palese ingiustizia e umiliazione nazionale. In realtà, significava derubare la Germania. Vi darò alcuni numeri, perché sono molto interessanti.
La Germania ha dovuto pagare i paesi della Triplice Intesa (la Russia ha lasciato i vincitori e non ha firmato il Trattato di Versailles) una somma astronomica di 269 miliardi di marchi d’oro, l’equivalente di 100.000 tonnellate di oro. Per fare un confronto, vi dirò che le riserve auree ad ottobre 2019 sono di 8.130 tonnellate negli Stati Uniti, 3.370 tonnellate in Germania e 2.250 tonnellate in Russia. E la Germania ha dovuto pagarne 100.000 tonnellate. Al prezzo attuale dell’oro, 1.464 dollari per oncia troy, le riparazioni costerebbero circa 4,7 trilioni di dollari, mentre il PIL tedesco ai valori del 2018, se i miei dati sono corretti, è solo di 4 trilioni di dollari.
Basti pensare che gli ultimi pagamenti di 70 milioni di euro sono stati effettuati abbastanza di recente, il 3 ottobre 2010. La Germania stava ancora pagando per la Prima Guerra Mondiale nel 20° anniversario della Repubblica Federale Tedesca.
Credo, e molti concordano, compresi i ricercatori, che il cosiddetto spirito di Versailles abbia creato un ambiente per uno stato d’animo radicale e revanscista. I Nazisti hanno sfruttato attivamente Versailles nella loro propaganda, promettendo di togliere alla Germania questa vergogna nazionale, quindi l’Occidente ha dato ai Nazisti mano libera per ottenere vendetta.
Per riferimento, posso dire che l’uomo dietro la vittoria francese nella Prima Guerra Mondiale, il Maresciallo Ferdinand Foch, il comandante in capo francese, parlò dei risultati del trattato di Versailles e una volta pronunciò una famosa profezia, e cito: “Questa non è una pace. È un armistizio di vent’anni”. Ebbe ragione anche sul lasso di tempo.
Il Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson avvertì che dare un motivo alla Germania per vendicarsi sarebbe stato un grosso errore. E Winston Churchill, noto a livello internazionale, scrisse che gli articoli economici del trattato erano malvagi e stupidi al punto da essere chiaramente senza senso.
L’ordine mondiale di Versailles ha dato origine a molti conflitti e disaccordi basati sui confini dei nuovi stati europei, elaborati arbitrariamente dai vincitori della Prima Guerra Mondiale. Cioè, i confini sono stati rimodellati, e questo ha creato le condizioni per la cosiddetta crisi dei Sudeti. Il Sudetenland faceva parte della Cecoslovacchia, dove viveva la popolazione tedesca. Ecco un documento di riferimento sulla crisi dei Sudeti e sulla conseguente cosiddetta Conferenza di Monaco.
Nel 1938, 14 milioni di persone vivevano in Cecoslovacchia, di cui 3,5 milioni di etnia tedesca. Il 13 settembre 1938 scoppiò una ribellione, e la Gran Bretagna propose immediatamente di parlare con Hitler e di placarlo per mantenere la pace. Non vi annoierò con i dettagli della corrispondenza e dei colloqui, ma hanno portato alla firma del noto Accordo di Monaco.
Per ribadire, abbiamo usato alcuni materiali di archivio. Voglio spiegarne alcuni. Abbiamo un messaggio criptato dall’Inviato Plenipotenziario Sovietico in Francia al Commissario per gli Affari Esteri Litvinov, datato 25 maggio 1938, su una conversazione confidenziale con il Primo Ministro francese Daladier.
Leggerò un estratto, in quanto è un documento interessante. “Il Primo Ministro francese, Eduard Daladier, ha dedicato gli ultimi giorni a chiarire la posizione della Polonia”. Questo si riferisce all’Accordo di Monaco, a seguito del quale il Sudetenland, parte del territorio cecoslovacco, avrebbe dovuto essere ceduto alla Germania. “Il sondaggio in Polonia ha dato un risultato assolutamente negativo”, ha detto il Primo Ministro della Francia. “Non solo non possiamo fare affidamento sul sostegno polacco, ma non c’è certezza che la Polonia non ci pugnalerà alle spalle”. Contrariamente alle rassicurazioni polacche, Daladier non crede nella lealtà dei polacchi, anche se la Germania dovesse attaccare direttamente la Francia. Chiese ai polacchi una risposta chiara e inequivocabile da che parte stavano in pace e in guerra. A questo proposito, pose all’ambasciatore polacco in Francia, Juliusz Łukasiewicz, una serie di domande dirette. Gli chiese se i polacchi avrebbero lasciato passare le truppe sovietiche attraverso il loro territorio. Łukasiewicz disse di no. Daladier chiese quindi se avrebbero lasciato volare aerei sovietici sul loro territorio. Łukasiewicz disse che i polacchi avrebbero aperto il fuoco su di loro. Quando Łukasiewicz disse no alla domanda se la Polonia sarebbe venuta in soccorso della Francia dopo un attacco tedesco alla Cecoslovacchia (c’era un accordo di mutua assistenza tra Francia e Cecoslovacchia) e se la Germania avesse dichiara guerra alla Francia, il rappresentante polacco disse di no. Daladier disse di non vedere alcuna ragione in un’alleanza franco-polacca e nei sacrifici che la Francia sta facendo come parte di essa.
Che cosa significa questo? Significa che l’Unione Sovietica era pronta ad aiutare la Cecoslovacchia, che la Germania Nazista avrebbe derubato. Ma l’accordo tra Unione Sovietica e Cecoslovacchia affermava che l’Unione Sovietica avrebbe fatto questo solo se la Francia avesse adempiuto ai propri obblighi nei confronti della Cecoslovacchia. La Francia ha collegato i suoi aiuti alla Cecoslovacchia al sostegno della Polonia. Ma la Polonia ha rifiutato di fornirlo.
Il seguente documento è il documento n. 5, di fronte a me, di cui ho appena parlato. Andiamo avanti col sesto documento.
Cosa fecero le autorità polacche quando la Germania iniziò a rivendicare parte del territorio cecoslovacco? Hanno anche rivendicato la loro parte della “preda” durante la spartizione del territorio cecoslovacco, e hanno chiesto che una certa parte della Cecoslovacchia venisse trasferita loro. Inoltre, erano pronte ad usare la forza. Formarono uno speciale gruppo militare chiamato “Slesia”, che comprendeva tre divisioni di fanteria, una brigata di cavalleria e altre unità.
C’è anche un documento specifico dagli archivi. Da un rapporto di un comandante del Gruppo Operativo Indipendente della Slesia, un certo Signor Bortnowski che parla dei preparativi per l’operazione offensiva, la cattura della Slesia di Cieszyn e l’addestramento delle truppe, le autorità polacche hanno addestrato e inviato militanti in Cecoslovacchia per compiere sabotaggi e attacchi terroristici, e prepararsi attivamente per la divisione e l’occupazione della Cecoslovacchia.
Il documento successivo è il resoconto di una conversazione tra l’ambasciatore tedesco in Polonia, Moltke e il ministro degli Esteri polacco, Beck. In questo documento, il ministro degli Esteri polacco Beck ha parlato direttamente di questo, e cito: “Nelle aree rivendicate dalla Polonia, non ci saranno conflitti con gli interessi tedeschi”. Pertanto, ci sarebbe stata una divisione del territorio cecoslovacco.
Immediatamente dopo la conclusione dell’Accordo di Monaco il 30 settembre 1938, Varsavia, dopo aver imitato in realtà i metodi Nazisti, inviò un ultimatum a Praga con una rivendicazione incondizionata di una parte del territorio della Cecoslovacchia – la Slesia di Cieszyn. Francia e Gran Bretagna non appoggiarono la Cecoslovacchia, che fu costretta a cedere a questa violenza. Contemporaneamente all’annessione tedesca dei Sudeti, la Polonia iniziò una cattura diretta del territorio cecoslovacco il 1° ottobre 1938, violando così l’accordo che aveva precedentemente concluso con la Cecoslovacchia.
Il prossimo documento parla dell’accordo finale per stabilire il confine tra Polonia e Cecoslovacchia. Ecco di cosa si tratta: il 28 luglio 1920, con l’arbitrato della Triplice Intesa, la Polonia e la Cecoslovacchia firmarono il cosiddetto accordo di frontiera finale, che conferiva ai cechi la parte occidentale della regione di Cieszyn, e la parte orientale a Varsavia. Entrambe le parti riconobbero questo ufficialmente e, soprattutto, garantirono il loro confine condiviso.
Naturalmente, la Polonia aveva capito che senza il sostegno di Hitler tutti i tentativi di impadronirsi di parte della Cecoslovacchia erano destinati a fallire. In questo contesto, vorrei citare un documento molto interessante: una conversazione registrata tra l’ambasciatore tedesco a Varsavia Hans-Adolf von Moltke e Josef Beck sulle relazioni polacco-ceche e la posizione dell’URSS su esse dal 1° ottobre 1938.
L’ambasciatore tedesco riferisce ai suoi superiori a Berlino. Beck – ricordiamo che era il ministro degli Esteri della Polonia – espresse la sua profonda gratitudine per l’interpretazione leale degli interessi polacchi alla Conferenza di Monaco, e per le relazioni sincere durante il conflitto ceco. Il governo e il popolo polacco hanno dato credito ad Hitler e al Reichskanzler, il che significa che erano grati per le azioni di Hitler alla Conferenza di Monaco.
È interessante notare che i rappresentanti della Polonia non sono stati invitati alla Conferenza di Monaco, e che i loro interessi erano in realtà rappresentati da Hitler.
A questo punto la Polonia ha assunto il ruolo di istigatore: ha cercato di attirare l’Ungheria nella spartizione della Cecoslovacchia, il che significava trascinare deliberatamente altri paesi nella violazione del diritto internazionale. Era ben noto ad altri paesi europei, inclusi Gran Bretagna e Francia, che Germania e Polonia agivano insieme.
Prossimo documento, il decimo. Da un rapporto dell’ambasciatore francese in Germania André François-Poncet al ministro degli Esteri francese Georges-Étienne Bonnet del 22 settembre 1938. Lo leggerò; è un documento molto interessante. È una citazione, è il rapporto dell’ambasciatore francese al suo superiore a Parigi; scrive: “Riguardo alle iniziative intraprese dalla Polonia e dall’Ungheria il 20 settembre nei confronti del Führer e di Londra, esse erano progettate per sottolineare che Varsavia e Budapest non avrebbero accettato di esercitare un piano meno favorevole del piano offerto ai tedeschi dei Sudeti per le loro minoranze etniche nello stato cecoslovacco. Ciò equivale ad una dichiarazione”, prosegue l’Ambasciatore francese, “che i territori da cedere, abitati dalla maggioranza tedesca, dovrebbero comportare anche la resa di Praga del distretto di Cieszyn e di 700.000 ungheresi in Slovacchia. Pertanto, la presunta cessione di territorio equivarrà alla spartizione del paese (cioè la Cecoslovacchia)”.
Questo è esattamente ciò che voleva il Reich. La Polonia e Varsavia si unirono alla Germania contro la Cecoslovacchia. La Francia e l’Inghilterra, che cercavano di offrire concessioni e facevano del loro meglio per soddisfare le richieste della Germania, volevano salvaguardare l’esistenza dello stato ceco, che stava affrontando un fronte unito di tre stati che si sarebbero dovuti dividere la Cecoslovacchia.
I leader del Reich, che non fecero segreto del loro obiettivo di cancellare la Cecoslovacchia dalla mappa dell’Europa, usarono immediatamente le iniziative polacche e ungheresi per dichiarare attraverso la loro stampa ufficiale, già dal 21 settembre, che era emersa una nuova situazione che richiedeva una nuova soluzione.
Il prossimo documento. Il fatto che la Polonia abbia espresso il suo appetito una volta avvertita l’ora della spartizione del bottino, non poteva essere una sorpresa per coloro che erano a conoscenza delle intenzioni del ministro degli Esteri polacco Beck, che aveva mostrato una crescente cautela nei confronti della Germania ed era pienamente informato dei progetti dei leaders di Hitler. In particolare, a causa del regolare contatto con Hermann Göring per diversi mesi, il ministro degli Esteri polacco ritenne inevitabile la spartizione della Cecoslovacchia, che sarebbe avvenuta prima della fine del 1938. Beck inoltre non nascose le sue intenzioni di rivendicare la Slesia di Cieszyn, e di occuparla se necessario.
E l’ultimo punto. Le differenze tra il partito guidato da Konrad Henlein – leader del partito in Cecoslovacchia – e i cechi servirono solo come pretesto e punto di partenza per il Reich, poiché, perseguitando le autorità di Praga, il Reich poteva raggiungere il suo obiettivo principale, che era quello di abbattere un ostacolo all’espansione della Germania, poiché la Cecoslovacchia era alleata di Francia e Russia nell’Europa centrale.
Questo è significativo. In che modo i principali politici di tutto il mondo reagirono al tradimento di Monaco, un accordo firmato tra Hitler, Gran Bretagna e Francia nel 1938? Cos’hanno detto allora le persone famose che hanno guadagnato il rispetto del pubblico in tutto il mondo e in Europa? Possiamo dire che, con poche eccezioni, la loro reazione è stata positiva e ottimista. Solo Winston Churchill fu onesto nel descrivere la situazione, dicendo pane al pane e vino al vino.
Voglio aggiungere che dopo la firma dell’accordo, il Primo Ministro britannico, parlando al di fuori della sua residenza in Downing Street al suo ritorno da Monaco il 30 settembre 1938, disse: “Per la seconda volta nella nostra storia, un Primo Ministro britannico è tornato dalla Germania portando la pace con onore. Credo che ci sarà pace per i nostri tempi”. Cioè, per la nostra generazione.
Dopo la firma dell’Accordo di Monaco, Franklin Roosevelt nel suo messaggio di saluto a Chamberlain del 5 ottobre 1938, scrisse che condivideva completamente la sua convinzione che questa fosse una grande opportunità per stabilire un nuovo ordine basato sulla giustizia e sullo stato di diritto.
Il 19 ottobre 1938, l’ambasciatore degli Stati Uniti nel Regno Unito Joseph Kennedy, padre del futuro presidente John Kennedy, diede la seguente valutazione dell’Accordo di Monaco firmato tra i paesi occidentali, o le democrazie, e la Germania e l’Italia: è mia convinzione da molto tempo, è improduttivo e irragionevole sia da parte delle democrazie che delle dittature sottolineare le differenze esistenti tra loro. Possono trarre vantaggio dal lavorare per risolvere i loro problemi comuni, qualcosa che cambierà le relazioni tra di loro in meglio.
E ora dal discorso di Churchill pronunciato alla Camera dei Comuni del Parlamento britannico il 5 ottobre 1938: “Abbiamo subito una sconfitta totale e incondizionata… Tutto è finito. Silenziosa, triste, abbandonata, distrutta, la Cecoslovacchia si allontana nell’oscurità… Non lasciamoci accecare da ciò”. Disse che avremmo dovuto smettere di ingannarci; avremmo dovuto guardare realisticamente all’entità del disastro che il mondo stava affrontando. “Un disastro di prima grandezza è accaduto in Gran Bretagna e Francia… Abbiamo subito una sconfitta senza una guerra, le cui conseguenze viaggeranno lontano con noi lungo la nostra strada… E non supponete che questa sia la fine. Questo è solo l’inizio della resa dei conti. Questo è solo il primo sorso”. Un’ottima valutazione.
Di cosa stava parlando Churchill? Del fatto che a Monaco le cosiddette democrazie occidentali avevano tradito il loro alleato, segnalando che la guerra era imminente.
Parlando ad una riunione plenaria della Società delle Nazioni nel settembre 1938, il nostro Ministro degli Esteri Maksim Litvinov disse: “Evitare una probabile guerra oggi e ottenere una guerra sicura e universale domani – e questo a costo di alimentare l’appetito insaziabile degli aggressori e distruggere i paesi sovrani – non significa agire nello spirito del patto della Società delle Nazioni”. Ovvero, l’Unione Sovietica ha condannato questo evento.
A questo proposito, vorrei presentare il seguente documento molto importante; è un documento curioso. In realtà, li abbiamo esposti tutti nella nostra mostra. Questa è una risposta dell’Ufficio Politico del Partito Comunista russo (Bolscevico) al cablogramma del 20 settembre 1938 dell’Inviato Plenipotenziario dell’URSS alla Cecoslovacchia, Aleksandrovskij. Il 20 settembre 1938, l’Ufficio Politico del Partito Comunista russo (Bolscevico) diede all’unanimità una risposta positiva alla domanda diretta del presidente Edvard Benes sul fatto che l’URSS avrebbe fornito prontamente assistenza alla Cecoslovacchia se la Francia fosse rimasta fedele ad essa.
Inoltre, il 23 settembre 1938, l’Unione Sovietica notificò ufficialmente alla Polonia che se avesse invaso la Cecoslovacchia, il patto di non aggressione sovietico-polacco sarebbe stato sciolto. Il ministro degli Esteri polacco Jozef Beck lo definì uno stratagemma propagandistico senza significato.
Inoltre, considerando la futura invasione della Slesia di Cieszyn, la Polonia ha fatto tutto il possibile per impedire all’Unione Sovietica di adempiere ai suoi obblighi di fornire assistenza alla Cecoslovacchia. Come ricorderete, avrebbero abbattuto gli aerei sovietici e non avrebbero permesso il transito delle truppe sovietiche per aiutare a salvare la Cecoslovacchia. Nel frattempo, la Francia, all’epoca il principale alleato di cechi e slovacchi, rinunciò di fatto alle sue garanzie di difendere l’integrità della Cecoslovacchia.
Rimasta sola, l’URSS ha dovuto affrontare la realtà creata dagli stati occidentali. La spartizione della Cecoslovacchia era stata crudele e cinica, in sostanza la stavano saccheggiando. Abbiamo tutte le ragioni per dire che l’Accordo di Monaco è stato il punto di svolta nella storia in seguito alla quale la Seconda Guerra Mondiale divenne inevitabile.
Hitler avrebbe potuto essere fermato nel 1938 attraverso gli sforzi collettivi degli stati europei. Ciò è stato riconosciuto dagli stessi leader occidentali.
Un altro riferimento a un documento. Questa è una trascrizione delle conversazioni del 17 maggio 1939, tra rappresentanti dei comandi francese e polacco sulle possibilità di guerra in Europa tra le coalizioni italo-tedesca e franco-polacca. Il capo di Stato Maggiore francese dichiarò in una riunione con il ministro polacco degli Affari Militari che la situazione generale nel 1938 offriva molte più opportunità di opposizione alla Germania. Di cosa stava parlando? Per farla breve, la guerra avrebbe potuto essere evitata. Nel frattempo, durante il Processo di Norimberga, il Feldmaresciallo Keitel disse, rispondendo alla domanda se la Germania avrebbe attaccato la Cecoslovacchia nel 1938 se le potenze occidentali avessero sostenuto Praga, “No. Non eravamo abbastanza forti militarmente”. L’obiettivo [dell’Accordo] di Monaco era spingere la Russia fuori dall’Europa, guadagnare tempo e completare l’armamento della Germania.
L’Unione Sovietica ha costantemente cercato di prevenire la tragedia della spartizione della Cecoslovacchia sulla base dei suoi obblighi internazionali, compresi i suoi accordi con Francia e Cecoslovacchia. Tuttavia, la Gran Bretagna e la Francia preferirono gettare un paese democratico dell’Europa orientale in pasto ai Nazisti per placarli. E non solo, ma anche fomentare le aspirazioni Naziste verso est. All’epoca la Polonia, sfortunatamente, fu determinante in questo. I leader della Seconda Rzeczpospolita fecero tutto il possibile per resistere ad un sistema di sicurezza collettiva che includesse l’URSS.
Voglio mostrarvi un altro documento – una trascrizione della conversazione di Adolf Hitler con il ministro degli Esteri polacco Jozef Beck del 5 gennaio 1939. Questo documento è indicativo. È una sorta di distillato della politica congiunta del Reich tedesco e della Polonia alla vigilia, nel corso e dopo la fine della crisi della Cecoslovacchia. Il contenuto è cinico nel suo atteggiamento nei confronti delle nazioni vicine e dell’Europa nel suo insieme. E illustra chiaramente i contorni dell’alleanza polacco-tedesca come una forza impressionante contro la Russia.
Vorrei citare solo alcuni brani. Documento 13. Qui è tutto in caratteri eleganti. Questa è una copia del documento del 17 maggio 1939, e ho chiesto ai miei colleghi di fare degli estratti per me in modo che siano leggibili.
Quindi, cito il numero uno. Il Führer afferma senza mezzi termini: “Non è stato facile convincere i francesi e gli inglesi a consentire l’inclusione delle rivendicazioni polacche e ungheresi nei confronti della Cecoslovacchia nell’Accordo di Monaco”. Ciò significa che Hitler stava lavorando nell’interesse di quei paesi. In effetti, Hitler era un avvocato per le autorità polacche a Monaco.
E la seconda citazione. Il ministro polacco afferma, con un certo orgoglio, che la Polonia non mostra nervosismo riguardo al miglioramento della sua sicurezza come, ad esempio, la Francia, e non attribuisce alcuna importanza ai cosiddetti sistemi di sicurezza che sono andati completamente in malora dopo la crisi di settembre (crisi dei Sudeti) in Cecoslovacchia. Non vogliono stabilire nulla. Il ministro degli Esteri polacco lo dice direttamente a Hitler.
Nessuno dei decisori a Berlino o Varsavia si preoccupava del fatto che il sistema di sicurezza in Europa si stesse disintegrando. A loro importava qualcos’altro.
A questo proposito, la terza citazione. Hitler afferma (sono parole di Adolf Hitler): “In ogni caso, la Germania sarà interessata alla conservazione di una nazione polacca forte, assolutamente indipendente dalla situazione in Russia. Che si tratti di Bolscevica, Zarista o di qualsiasi altra Russia, la Germania sarà sempre estremamente cauta nei confronti di questo paese. Un forte esercito polacco toglierà un peso considerevole alla Germania. Le divisioni che la Polonia è costretta a mantenere al confine con la Russia alleggeriscono la Germania da ulteriori spese militari”. Sembra un’alleanza militare contro l’Unione Sovietica.
Questo documento, come potete vedere, non era affatto segreto e non è nato dal nulla. Questo non fu il risultato di manovre tattiche, ma piuttosto un riflesso della tendenza costante verso il riavvicinamento polacco-tedesco a scapito dell’Unione Sovietica. E ho altre prove in questo senso, anche se hanno date precedenti, sono molto rivelatrici.
Questo è un estratto di una conversazione tra il viceministro degli esteri polacco Jan Szembek e Hermann Göring sulle relazioni polacco-sovietiche del 5 novembre 1937. Göring è fiducioso che il Terzo Impero, cioè il Terzo Reich, non sarà in grado di collaborare con i sovietici e con la Russia in generale, indipendentemente dalla sua struttura interna. Göring ha aggiunto che la Germania ha bisogno di una Polonia forte, e che il Mar Baltico non è abbastanza per la Polonia e deve avere accesso al Mar Nero.
Sia allora che adesso, la Russia veniva usata per spaventare le persone. Che si tratti di zarista, sovietica o di quella odierna, nulla è cambiato. Non importa che tipo di paese sia la Russia – questa logica rimane. Non dovremmo inoltre confondere i termini ideologici – bolscevica, russa, qualunque cosa, si tratta sempre della nostra ex patria comune, l’Unione Sovietica. Per raggiungere questo obiettivo, faranno un accordo con chiunque, compresa la Germania Nazista, possiamo infatti vederlo.
E, in relazione a questo, c’è un altro documento rivelatore, la trascrizione di una conversazione fra il Ministro degli Esterni tedesco, Joachim Ribbhentrop, e il Ministro degli Esteri polacco, Jozef Beck, il 6 gennaio del 1939. Noi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, recuperammo un discreto numero di documenti dall’Europa Orientale e dalla Germania. Joachim Ribbentrop esprime la posizione della Germania dicendo, cito, “noi procederemo considerando il problema dell’Ucraina come un affare polacco, e sosterremo la Polonia in tutti gli aspetti nella discussione di questo argomento, tuttavia, lo faremo solo a condizione che la Polonia assuma un atteggiamento anti-russo più deciso (questa è una citazione) poiché, altrimenti, noi (la Germania Nazista) non avremmo nessun altro interesse in comune con loro”. Rispondendo alla domanda di Ribbentrop riguardo se la Polonia avesse abbandonato le ambizioni del Maresciallo Pilsudski sull’Ucraina, il signor Beck disse “ i polacchi sono già stati a Kiev e questi piani sono oggi ancor vivi senza alcun dubbio”.
Tutto ciò accadde nel 1939. Speriamo che, sotto questo aspetto, qualcosa sia oggi cambiato. Tuttavia, quello che oggi condivido con voi sono le fondamenta della russofobia patologica. Le capitali europee, incidentalmente, erano perfettamente consapevoli di ciò, così come gli alleati occidentali della Polonia.
E il seguente documento conferma quel che ho appena detto. È un resoconto del 31 maggio 1938 dell’ambasciatore francese in Polonia, Leon Noel, diretto al Ministro degli Esteri francese Georges Bonnet, sulle sue conversazioni con i colleghi polacchi. In questo documento, l’ambasciatore francese riportava le inequivocabili frasi fatte dai leader polacchi che non usavano mezzi termini durante le riunioni.
Per citare: “anche se il tedesco è un rivale, resta comunque un europeo e un uomo di ordine”. E la Polonia avrebbe presto visto cosa vuol dire “europeo e uomo di ordine”. Tutti ne avrebbero fatto l’esperienza il 1° settembre 1939.
Secondo Noel, i polacchi vedevano i russi come barbari con i quali “ogni contatto è pericoloso e ogni compromesso è mortale”. Per commentare, questa frase può essere vista come un tipico esempio di razzismo e di disprezzo per i “sottouomini”, un concetto nazista che include i russi, i bielorussi, gli ucraini e, più tardi, gli stessi polacchi.
Lo sapete, in questo contesto, io valuto gli episodi di russofobia, antisemitismo e via dicendo che avvengono in certi paesi europei e che hanno una somiglianza sorprendente con tutto ciò.
Il nazionalismo aggressivo rende sempre ciechi ed elimina qualsiasi confine morale. Quelli che prendono questo sentiero non si fermeranno di fronte a niente pur di raggiungere i loro scopi ma, alla fine, questo finirà per colpire loro stessi, lo abbiamo visto ripetutamente.
Sempre su questo argomento, qui c’è un altro documento a sostegno di queste tesi, un resoconto dell’ambasciatore polacco nella Germania Nazista, Jozef Lipski, al suo Ministro degli Esteri Jozef Beck, il 20 settembre 1938, documento che reputo necessario leggervi. Lipski aveva parlato con Hitler, e questo è ciò che lui, l’ambasciatore polacco, scriveva al suo Ministro degli Esteri: “A seguito della nostra discussione, il Cancelliere tedesco, Hitler, ha sottolineato con persistenza che la Polonia è un fattore fondamentale che protegge l’Europa dalla Russia”.
Segue da altre affermazioni di Hitler che egli ebbe improvvisamente l’idea che il problema ebraico si potesse risolvere con migrazioni verso le colonie, in accordo con la Polonia, l’Ungheria e forse anche con la Romania. Hitler suggeriva l’espulsione forzata della popolazione ebraica dall’Europa verso l’Africa, non solo la loro espulsione ma proprio il loro invio verso lo sterminio. Tutti noi sappiamo cosa volevano dire le colonie nel 1938, significavano sterminio. Questo fu il primo passo verso il genocidio, lo sterminio degli ebrei e quello che oggi conosciamo come l’Olocausto.
E questo è ciò che scrisse l’ambasciatore polacco al Ministro degli Esteri polacco, apparentemente sperando nelle sue comprensione ed approvazione: “io, voglio dire l’ambasciatore polacco in Germania, risposi (lo scriveva al suo Ministro degli Esteri) che, se questo fosse accaduto e questo problema fosse stato risolto, noi avremmo costruito un bel monumento in suo (di Hitler) onore a Varsavia. Proprio là.
In quella conversazione sopra riportata fra Adolf Hitler e il Ministro degli Esteri polacco Jozef Beck, il 5 gennaio 1939, Hitler disse “un altro argomento di interesse comune fra Germania e Polonia è il problema ebraico”. Lui, il Fuhrer, è fermamente deciso ad espellere gli ebrei dalla Germania. In quel momento, ad essi sarebbe stato permesso di portare con loro alcuni dei loro beni, e Hitler notava che avrebbero portato via dalla Germania molto di più di quel che avevano quando vi si erano insediati. Ma più a lungo avessero indugiato, meno proprietà avrebbero potuto portare con loro.
Cos’è questo? Che razza di gente sono? Chi sono? Io ho l’impressione che l’Europa di oggi non voglia saper niente di tutto ciò, è deliberatamente messo a tacere mentre cercano di spostare la colpa, inclusa quella dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, dai nazisti ai comunisti.
Sì, sappiamo chi fu Stalin, sul quale abbiamo già dato il nostro giudizio. Ma credo rimanga il fatto che la Germania Nazista invase per prima la Polonia il 1° settembre 1939, e poi l’Unione Sovietica il 22 giugno 1941.
E che tipo di persone erano quelli che tennero queste conversazioni con Hitler? Furono loro che, mentre perseguivano le loro ambizioni mercenarie cresciute a dismisura, lasciarono la loro gente, i polacchi, indifesi all’attacco della macchina militare tedesca e che, inoltre, contribuirono all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Che altro uno dovrebbe pensare leggendo questi documenti?
Ed oggi assistiamo anche a qualcos’altro: dissacrano le tombe di coloro che vinsero quella guerra, che dettero, anche in Europa, la loro vita per liberare quei paesi dal nazismo.
Fra l’altro, mi sono accorto che questo non ha niente a che fare con Stalin, i monumenti in Europa furono eretti dai nostri regolari soldati dell’Armata Rossa, inclusi quelli provenienti dai paesi adesso assolutamente indipendenti e nati dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Erano gente comune. Chi erano quei soldati dell’Armata Rossa? Erano soprattutto operai e contadini, molti di loro avevano sofferto sotto il regime di Stalin, alcuni di loro erano kulaki repressi, altri avevano avuto parenti spediti nei campi di lavoro. Queste persone morirono mentre stavano liberando l’Europa dal nazismo. Ora, fra le altre cose, i memoriali a loro dedicati sono demoliti, non dovesse mai ritornare alla vista il fatto della collusione di alcuni leader europei con Hitler. Questa non è vendetta contro i bolscevichi, stanno facendo tutto quello che possono per nascondere la proprio posizione.
Perché affermo che a quel tempo i leader di quei paesi, inclusa la Polonia, spinsero la propria gente sotto le ruote della macchina militare tedesca? Perché sottostimarono le vere ragioni che guidavano le azioni di Hitler.
Egli disse a una riunione con i comandanti dell’Esercito Tedesco alla Cancelleria del Reich, cito: “Il punto non riguarda Danzica,” che era una città dichiarata entità internazionale e che la Germania rivoleva indietro dopo la Prima Guerra Mondiale, “per noi il punto è quello di espandere lo spazio vitale verso est e assicurarci la fornitura di cibo”. La Polonia non c’entrava niente. Il punto riguardava la necessità di avere una strada per l’aggressione all’Unione Sovietica.
L’Unione Sovietica tentava tutto il possibile, usando ogni occasione per stabilire una coalizione anti Hitler, teneva riunioni con i rappresentanti militari di Francia e Gran Bretagna, in modo da prevenire lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ma rimase praticamente sola ed isolata. Come ho già detto, fu l’ultimo degli stati europei coinvolti ad essere costretta a firmare un patto di non aggressione con Hitler.
Sì, c’è sempre la riservatezza sulla spartizione di alcuni territori, ma non conosciamo il contenuto degli accordi con Hitler firmati dagli altri stati europei, perché, mentre noi abbiamo desecretato questi documenti, le capitali occidentali stanno ancora mantenendo il segreto sugli accordi da loro firmati. Noi non conosciamo nulla del loro contenuto, ma adesso non ha importanza perché i fatti mostrano che ci fu collusione. In essenza, noi abbiamo assistito alla spartizione di uno stato democratico indipendente, la Cecoslovacchia. E a quel fatto partecipò non solo Hitler, ma anche i leader di allora di quegli stati. Fu questo che aprì la strada verso est ad Hitler, fu questo che causò lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Ancora una cosa riguardante le azioni dell’Unione Sovietica dopo che la Germania lanciò la guerra contro la Polonia. Vi ricordo che nella parte occidentale, nell’area di Lvov, la guarnigione polacca stava ancora resistendo, è vero. Quando l’Armata Rossa avanzò, essi si arresero ad essa con tutte le loro armi. In effetti, il fatto che le unità dell’Armata Rossa siano entrate salvò molte vite fra la popolazione locale, soprattutto la popolazione ebraica. Tutti i qui presenti sanno che la percentuale della popolazione ebraica nell’area era molto alta; se fossero entrati i nazisti, avrebbero falciato tutti e mandato i superstiti alle fornaci.
Riguardo Brest, per esempio, l’Armata Rossa avanzò verso solo dopo che quei territori erano stati occupati dalle truppe tedesche; essa non si mostrò ostile verso nessuno degli abitanti, non stavano combattendo contro i polacchi. Inoltre, a quel tempo, il governo polacco aveva perso il controllo sul paese, sulle forze armate, e si trovava da qualche parte verso il confine con la Romania. Non c’era nessuno con cui intavolare negoziati. Lasciatemelo ripetere, la fortezza di Brest, che tutti noi conosciamo come una cittadella per la difesa degli interessi dell’Unione Sovietica e della nostra comune Madrepatria, e come una delle più straordinarie pagine nella storia della Grande Guerra Patriottica, fu occupata dall’Armata Rossa solo dopo che i tedeschi l’avevano abbandonata. Essi l’avevano già catturata, perciò, tecnicamente, l’Unione Sovietica non la strappò alla Polonia.
In conclusione, mi piace ricordare il modo in cui i contemporanei di quel periodo definivano i risultati della vittoria sul nazismo e i contributi di ciascuno di noi a quella vittoria, a partire dal 1941.
Churchill dichiarò “Mi fa molto piacere di … apprendere da varie fonti della valorosa lotta e dei molti contrattacchi vigorosi con cui le armate russe stanno difendendo il loro suolo natio. Comprendo perfettamente il vantaggio militare da voi guadagnato con il forzare il nemico a dispiegarsi e ingaggiare battaglia nei fronti più occidentali,” (“nei fronti più occidentali” vi sottolineo questo, i leader inglesi di quel tempo ammettevano che ciò aveva una importanza nei combattimenti contro i nazisti tedeschi, “esaurendo così parte della forza del suo sforzo iniziale”. Ciò vuol dire che la potenza dell’assalto iniziale dell’esercito nazista fu indebolito dal fatto che l’Armata Rossa avanzò verso le nuove frontiere. Quindi, anche avanzare nelle nuove posizioni, ebbe una importanza militare per l’Unione Sovietica.
Ed ora una citazione tratta da un messaggio personale di Winston Churchill a Joseph Stalin, il 22 febbraio 1945. Era il 22 febbraio, la vigilia del 27° anniversario dell’Armata Rossa. Churchill scrive che l’Armata Rossa celebra in trionfo il suo ventisettesimo anniversario, che si è guadagnata l’applauso senza riserve dei suoi alleati. E mi piace invitarvi a leggere il seguito in relazione alla recente risoluzione adottata dai nostri colleghi del Parlamento Europeo: “Le future generazioni riconosceranno il loro debito verso l’Armata Rossa come facciamo noi senza riserve, noi che abbiamo vissuto assistendo a questi orgogliosi risultati”. Ma vediamo come i politici europei della presente generazione reagiscono a questa dichiarazione.
Qui è ciò che Roosevelt scrisse a Stalin nel 1945 “I continui ed incredibili risultati dell’Armata Rossa insieme agli sforzi a tutto campo delle Nazioni Unite nel sud e all’ovest hanno assicurato il rapido raggiungimento del nostro obiettivo comune, un mondo pacifico basato sulla mutua comprensione e cooperazione”.
E qualche tempo dopo, Harry Truman, il nuovo Presidente degli Stati Uniti, scrisse “Noi apprezziamo pienamente il magnifico contributo dato dalla potente Unione Sovietica alla causa della civiltà e della libertà. Voi avete dimostrato l’abilità di un popolo, sommamente coraggioso e amante della libertà, nello schiacciare le diaboliche forze della barbarie, quantunque potenti”.
Io credo che ognuno di noi non possa dimenticare e mai dimenticherà i risultati dei nostri padri. Mi piacerebbe davvero tanto che i nostri colleghi ad Occidente in generale e in Europa in particolare tenessero a mente tutto ciò. E se non vogliono ascoltarci, prestino almeno attenzione ai loro leader rispettati, quelli che sapevano di cosa stessero parlando e avevano una conoscenza di prima mano degli eventi.
Il Primo Presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev: questo deve essere reso pubblico.
Vladimir Putin: lo abbiamo già reso pubblico. Ma voglio assemblare il tutto con proprietà, e scriverci un articolo. Voglio scrivere un articolo su questa materia.
Nursultan Nazarbayev: Per sistematizzare, organizzare e presentare tutti questi documenti storici.
Vladimir Putin: Ma non basta. Suggerisco questo: adesso andiamo a pranzo, suggerisco di passare dalla sala in cui abbiamo montato una piccola esibizione di questi documenti. Letteralmente due minuti, e gli specialisti vi diranno tutto su di essi.
Vi ringrazio molto.
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Informativa pubblicata sul sito del Cremlino il 20 dicembre 2019
Traduzione in italiano di Raffaele Ucci e Fabio_san per SakerItalia