Documento finale del VI Congresso del Partito della Sinistra Europea (Malaga 13-15 dicembre 2019)

“RESETTARE” L’EUROPA: SVOLTARE A SINISTRA !
Superare il capitalismo per costruire l’Europa dei popoli, salvare il pianeta e garantire la pace.

  1. Stiamo affrontando nuove emergenze
    Gli sconvolgimenti del mondo
    Viviamo in tutte le aree un periodo di sconvolgimenti sociali e politici profondamente intrecciati:
  • crisi economiche e finanziarie che causano ovunque disoccupazione, povertà, concorrenza intercapitalistiche e guerre economiche esacerbate, disuguaglianze galoppanti e modelli sociali attaccati dalle politiche di austerità attuate dalla borghesia, cambiamenti nel lavoro, nella produzione e negli stili di vita, provocati dalla rivoluzione digitale, dalle economie delle piattaforme e dalla precarietà del lavoro.
  • enormi sfide ecologiche di fronte alla crisi climatica e alle minacce alla biodiversità e alla vita causate dal modo di produzione capitalistico diffuso su scala mondiale.
  • nuove minacce alla pace e alla sicurezza con la proliferazione delle guerre, l’aggressività raddoppiata di Trump, il rilancio degli armamenti, l’onda montante di razzismo e xenofobia, la regressione dei diritti umani testimoniata dal destino indegno riservato a migranti e rifugiati in tutto il continente europeo …

Di fronte a queste colossali sfide, il sistema capitalista globalizzato sprofonda in una situazione di stallo della storia. Un nuovo tipo di umanesimo è necessario per il futuro dei popoli e del pianeta. Il PIL dei Paesi dell’Unione Europea è passato da 15.000 a 17.000 miliardi in dieci anni. La mancanza di controllo sulle società offshore e sul mercato secondario toglie alla collettività il 40% dei profitti delle multinazionali. Nello stesso tempo, i poveri che lavorano stanno diventando più numerosi e il denaro non ridistribuito dei mercati finanziari è sempre più cospicuo. Il denaro, infatti, non manca. La questione centrale è quella del suo uso per il progresso sociale, per la riconversione ecologica del modello di sviluppo. Le politiche neoliberali, come quelle xenofobe, cercano di giustificarsi invocando il mito della scarsità finanziaria. In realtà oggi siamo in una crisi di sovra-accumulazione, con una enorme ricchezza non redistribuita. L’Europa è un continente ricco. E’ questa la base materiale della nostra battaglia.
Unione Europea ed Europa al centro della crisi
Finora l’Unione Europea (UE) ha messo il suo potere al servizio della competizione e dell’austerità neoliberali e ha spinto questa logica al limite. Oggi è al centro della profonda crisi economica, sociale e istituzionale di questo sistema. Dalla crisi del 2008, ha fatto pagare il conto alla popolazione e al settore pubblico per salvare le banche e il capitalismo finanziario con politiche di austerità che continuano a peggiorare la situazione e ci impediscono di aprire la strada a uno sviluppo economico durevole nell’interesse del bene comune, della razza umana e del pianeta. La grande concentrazione della proprietà del capitale delle forze produttive nelle mani di pochi sono l’ostacolo più grande alla creazione di un mondo migliore per i più in un pianeta verde. Le disuguaglianze si approfondiscono considerevolmente. Sempre più persone sono escluse e tagliate fuori dallo sviluppo sociale. Vengono sacrificati gli investimenti e i servizi pubblici necessari per il progresso umano e il futuro ecologico. I giovani considerano il loro futuro tradito da questa UE. La salute di tutti, in primo luogo degli anziani, è minacciata dallo smantellamento della protezione sociale, dal rischio della sua privatizzazione e dalla messa in discussione del servizio sanitario pubblico. La povertà energetica aumenta ulteriormente le disuguaglianze con risultati negativi per la coesione sociale. Le scelte politiche in Europa sono dominate da grandi interessi finanziari, da società transnazionali, da istituzioni dell’UE senza legittimità democratica, in particolare la Commissione europea e la Banca Centrale Europea (BCE). L’elezione del presidente della Commissione europea e la distribuzione dei posti sono state ancora una volta sviluppate come il mercato delle vacche. L’Europa non si limita all’UE, ma la politica dell’UE ha un’influenza importante sullo sviluppo dell’intera Europa, comprese le relazioni con la Russia. La Sinistra Europea sta discutendo della possibilità e del modo di trasformare questa situazione e l’UE. È chiaro a tutti noi che i trattati di Maastricht, Amsterdam e Lisbona non costituiscono una base per un’Europa sociale, democratica, ecologica e pacifica. Vogliamo cambiare e sfidare questi trattati, che la sinistra europea ha sempre considerato dannosi. Senza aspettare, vogliamo avanzare verso un’altra Europa. Ciò che è decisivo per noi sono i processi politici che devono essere avviati ora per aprire, ogni qualvolta è possibile, percorsi concreti verso i necessari cambiamenti dell’UE e quindi anche dell’Europa. La sinistra deve raccogliere questa sfida senza rimandare le sue lotte. È essenziale che l’Europa diventi la protagonista di un grande cambiamento, al servizio di un nuovo progetto di solidarietà e cooperazione umanista tra i popoli.
Una crisi democratica
Il crescente rifiuto del sistema e la protesta non sono sufficienti per aprire la strada a una nuova Europa di giustizia e pace. Per mancanza di speranza, la crisi è diventata una crisi politica, una crisi di fiducia nella democrazia, una crisi di progetto e prospettive.
Per preservare il sistema, le forze capitaliste attaccano ovunque la democrazia, concentrano e confiscano le decisioni politiche. Ovunque stiamo assistendo a un declino della democrazia. I regimi e le pratiche autoritarie sono in aumento. Partiti tradizionali, grandi coalizioni e alleanze neoliberali perdono terreno a favore di destre radicalizzate e della estrema destra.
La estrema destra ha una doppia faccia ed è ultra-demagogica, non respinge la logica della guerra economica e non si oppone alle politiche di austerità. Anzi le esacerba, addirittura sviluppando il razzismo. Vogliono far credere alle persone che le proteggeranno meglio: prima di tutto loro, contro gli altri. Ma in pratica non difendono mai gli interessi dei lavoratori e dei popoli. La minaccia è reale. Dopo la II guerra mondiale, le destre estreme non sono mai state così forti in Europa. Nonostante l’apparenza di “normalizzazione” che alcune di loro cercano di sostenere, il loro progetto rimane lo stesso: vogliono ricostruire le società europee sulla base delle cosiddette “basi etniche”. Spesso affondano le loro radici nella storia del fascismo europeo. Sono in molti Paesi al centro del panorama politico e hanno la capacità di imporre le loro posizioni politiche nel dibattito pubblico.
La socialdemocrazia è precipitata in una profonda crisi a causa dell’accettazione generale del quadro neoliberista, che ha portato a una situazione di stallo. E in questo sconvolgimento politico, il rifiuto dei sistemi politici dominanti e dell’Unione Europea è spesso espresso in un ambiente politico dominato da una grande confusione, come abbiamo visto con la Brexit o l’alleanza in Italia tra Salvini e il Movimento cinque stelle.
I partiti ecologisti hanno aumentato i loro consensi in Europa. Ma questi partiti sono di natura diversa dagli altri, senza essere anticapitalisti. A volte sono vicini alle aspirazioni sociali e ambientali della sinistra europea, e talvolta sono pronti ad alleanze di varia geometria con conservatori o socialdemocratici in nome di un presunto capitalismo verde. Questa situazione sfida la sinistra a sviluppare un progetto sociale ed ecologico connesso in modo inestricabile al superamento della logica del profitto.
I movimenti popolari aprono la speranza
Gli ultimi anni hanno visto l’ascesa di movimenti popolari che danno speranza per il futuro:

  • Una nuova ondata di movimenti femministi, per la vera uguaglianza, contro ogni violenza contro le donne, per il diritto all’aborto, in un momento in cui gli attacchi retrogradi contro i diritti delle donne stanno riemergendo in Europa.
  • Crescente consapevolezza della crisi climatica nelle popolazioni di tutto il pianeta e la nascita di un movimento internazionale per il clima con grandi proteste, azioni di disobbedienza civile e sciopero del clima delle scuole ispirato da Greta Thunberg. Di fronte all’inerzia degli Stati e dell’Europa, le persone e soprattutto i giovani si stanno mobilitando adottando lo slogan “cambiare il sistema, non il clima”, per un’altra organizzazione della società.
  • I sindacati continuano la lotta contro l’austerità e per i diritti dei lavoratori, per salari decenti, pensioni e condizioni di lavoro dignitosi.
  • Azioni locali contro l’aumento dei prezzi degli affitti e la “gentrificazione” delle principali città in difesa di alloggi a basso costo e di qualità per tutti. Il diritto a un alloggio sano ed efficiente dal punto di vista energetico per tutti è una priorità in Europa.
    Questi movimenti e altri sono una forza per un cambiamento progressivo. Il Partito della Sinistra Europea (PSE) sostiene il loro sviluppo e collabora con loro. Il PSE sostiene tutti coloro che sono alla ricerca di alternative a questo sistema, che sfrutta gli esseri umani e la natura con la stessa violenza e si impegna a rafforzare le iniziative in questa direzione.
    Un risveglio necessario per la sinistra europea
    La sinistra europea ha intuito molto presto la dannosità dei trattati europei. Ma in questo contesto di sconvolgimenti sociali e politici, finora non è riuscita a trasformare le crescenti critiche alle politiche neoliberiste in Europa in successi per un progetto politico alternativo, credibile agli occhi della gente.
    Alle elezioni del Parlamento europeo del 2019, il PSE è generalmente diminuito, nonostante alcuni successi. Senza abbellire o giustificare questi risultati, va notato che la situazione sociale e politica è cambiata rispetto alle elezioni europee del 2014. Allora le forze di Sinistra Europea sono state rinvigorite e rafforzate dall’opposizione alle politiche neoliberiste di austerità e dalle crescenti speranze, soprattutto nei Paesi del sud, che facevano da cavia alle politiche di austerità. Nel 2019, in molti Paesi europei, la sinistra europea non è riuscita ad qualificarsi in campagna elettorale europea come un’alternativa credibile alla politica neoliberista e a contrastare l’estrema destra con il suo nazionalismo e razzismo. La sinistra non ha saputo parlare abbastanza con una sola voce. Non siamo stati in grado di opporci insieme al Diktat imposto alla Grecia dal 2015, momento in cui la sinistra europea non è riuscita a creare quei rapporti di forza in grado di opporsi alle politiche neoliberiste. E questo ha lasciato il segno. Non siamo neppure riusciti a cogliere l’occasione e passare all’offensiva su questioni importanti come la migrazione, i rifugiati o la crisi climatica.
    La sinistra europea sta ora affrontando una nuova svolta, la necessità di un rilancio politico. Sebbene rappresenti una parte importante delle forze di sinistra in Europa, la sua quota non è abbastanza grande. Questa è la sfida che ora dobbiamo superare, lavorando attivamente e deliberatamente verso la cooperazione di tutte le forze di sinistra e verdi in Europa, attraverso lotte e obiettivi comuni. Ciò richiede l’affermazione delle nostre proposte alternative, una definizione più chiara delle lotte che consentirà di farle progredire e uno sforzo più coraggioso per unire le nostre battaglie nazionali con la nostra lotta comune per costruire un futuro diverso in Europa. È essenziale per noi ora definire i processi politici per costruire proposte, azioni e cooperazione che consentano di riunire forze più ampie, cambiare l’equilibrio di potere e avviare le trasformazioni necessarie nell’interesse dei popoli.
    La sinistra europea ha assunto impegni concreti pubblici, soprattutto nel Manifesto pubblicato per le elezioni europee del 2019. Questi forniscono indicazioni e proposte per andare avanti in questa direzione. Quattro temi principali attraversano queste proposte: una transizione socio-ecologica necessaria e urgente; l’obiettivo di raggiungere l’uguaglianza per tutti in Europa; la democratizzazione dell’Europa proteggendo i popoli e le nazioni da tutti gli autoritarismi; la lotta per la pace e la solidarietà internazionalista.
  1. L’alternativa della Sinistra Europea
    Il cuore del nostro progetto: la trasformazione sociale ed ecologica
    La concorrenza capitalista e le politiche di austerità sono asservite alla corsa ai profitti schiacciando la spesa per lo sviluppo umano e danneggiando il pianeta. Vogliamo sostituire queste politiche con politiche economiche, ecologiche e sociali sostenibili, mobilitando investimenti verso spese socialmente utili.
    La sinistra europea lavora per la proprietà comune in molte forme. Le autorità pubbliche, i dipendenti, le comunità e altre associazioni popolari devono avere un controllo diretto sulla produzione. Ciò significa che le persone e i loro rappresentanti eletti a livello locale, regionale, nazionale e internazionale gestiscono il potere economico. Ciò comporterà una radicale espansione della democrazia.
    Il futuro appartiene a un modello di sviluppo fondamentalmente nuovo, con l’obiettivo di trasformare profondamente le strutture economiche capitaliste. La sinistra europea difende l’obiettivo dell’appropriazione sociale e democratica. Le autorità pubbliche, i dipendenti, le associazioni dei lavoratori e dei cittadini devono essere in grado di controllare gli orientamenti economici e le imprese. Il nostro obiettivo a lungo termine è che i settori chiave dell’economia, come l’energia, diventino di proprietà sociale. Ciò implica che il popolo e i suoi rappresentanti eletti guidano l’economia. Per noi, la trasformazione sociale ed ecologica è una lotta di classe, al centro del pensiero della sinistra. Vogliamo aprire la prospettiva di una società liberata dalle richieste di profitto per il capitale, una società socialista e democratica per l’uomo e per il pianeta. Ciò significa mettere i flussi finanziari sotto controllo democratico, rafforzare il settore pubblico e introdurre una regolamentazione sociale e democratica dell’economia a tutti i livelli, dal locale al regionale, dal nazionale all’europeo.
    A tal fine, desideriamo servizi e investimenti pubblici per i beni comuni quali fornitura di energia e nuove energie, fornitura di acqua, nuove forme di mobilità e comunicazione, lavoro, alloggio, salute e cura. Educazione e cultura devono essere autonome e non soggette ai dettami del mercato. In particolare, vogliamo un’educazione libera, laica, inclusiva, trattando in maniera eguale ragazzi e ragazze, rispettando la varietà dei ruoli sociali e delle identità personali, che permetta lo sviluppo della personalità dei-lle giovani ed il loro approccio responsabile alla cittadinanza.
    La privatizzazione dei servizi pubblici è devastante per le persone e le nazioni; nulla lo giustifica finanziariamente. A tale proposito, il PSE chiede l’istituzione di un “Osservatorio europeo dei servizi pubblici”.
    Il PSE chiede un accesso gratuito per tutti ai medicinali contro le aziende globali dell’industria farmaceutica e la creazione di un polo pubblico europeo per i medicinali in collaborazione con i poli pubblici nazionali e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
    Gli orientamenti di una politica industriale di sinistra devono essere ridefiniti. È essenziale chiarire cosa implica in un momento in cui il processo di produzione delle imprese sta attraversando un profondo sconvolgimento. Vogliamo ripensare la produzione industriale e la sua proprietà, perchè sia in grado di soddisfare le esigenze umane, ma sganciata da combustibili fossili ed efficiente sotto il profilo delle risorse. Vogliamo un nuovo modello agricolo e alimentare, attraverso una riforma totale della Politica Agricola Comune (PAC), per garantire un reddito dignitoso agli agricoltori e un cibo sano ed economico, per spostare la produzione e armonizzare le norme ambientali verso l’alto. Le emissioni di gas serra devono essere drasticamente ridotte del 70% entro il 2030 per raggiungere decarbonizzazione totale entro il 2050, come stabilito dall’accordo di Parigi sul clima della COP21.
    Per combattere la crisi climatica, l’esaurimento delle risorse naturali e le catastrofi ecologiche sono necessari un cambiamento sociale di fondo e una riprogettazione dell’organizzazione della produzione. Il modello energetico deve essere ripensato nella sua interezza.
    Devono essere attuati ampi programmi di investimento sotto il controllo pubblico democratico al fine di evitare una semplice modernizzazione capitalista, ineguale e poco verde. Il PSE chiede di reindirizzare le politiche di investimento, ricerca e sviluppo a favore della creazione di posti di lavoro e dell’ecologia. La speculazione e gli investimenti che distruggono i posti di lavoro, incoraggiando il trasferimento delle aziende e l’inquinamento devono essere scoraggiati e penalizzati. Di fronte a nuovi compiti e nuovi criteri socio-ecologici che creano posti di lavoro di qualità, la Banca centrale europea (BCE) deve essere sottoposta a controllo democratico e svolgere un altro ruolo con nuovi obiettivi, assumendo il finanziamento di questo nuovo tipo di sviluppo economico
    L’Eurogruppo, organo non democratico, deve essere eliminato. A un livello immediato, la BCE deve basare il rifinanziamento delle banche su altri criteri, in modo che le banche smettano di finanziare speculazioni, delocalizzazione delle imprese, soppressione di posti di lavoro e inquinamento. Viceversa devono rifinanziare a interesse zero lo sviluppo di posti di lavoro, creazione di ricchezza reale e riduzione dell’inquinamento. Il PSE vuole aprire un ampio dibattito sulla creazione di un fondo europeo sotto controllo democratico (Parlamento europeo, parlamenti nazionali e sindacati) con contributi monetari della BCE che potrebbe finanziare i servizi pubblici in Europa e concedere prestiti agli Stati per lo sviluppo di servizi pubblici. L’esplosione di ricchezza e profitti, a spese dei salari, deve essere fermata. Le politiche fiscali devono diventare più eque imponendo tasse più alte sui redditi delle persone più ricche e sulla ricchezza, sui profitti delle grandi società e delle banche, riducendo al contempo l’onere fiscale sui redditi di fascia bassa e media. I paradisi fiscali devono essere chiusi.
    Le speculazioni finanziarie su energia, acqua, abitazioni, sanità, istruzione, terra devono essere vietate e i mercati finanziari devono essere sottoposti a controllo democratico per combattere la finanziarizzazione dell’economia. Per combattere la precarietà delle condizioni di lavoro, sosteniamo le lotte sociali per l’istituzione e l’aumento di un salario minimo, in tutti i Paesi in cui il movimento operaio sta lottando per questo. Più in generale, sosteniamo le lotte per i salari, i contratti collettivi, la riduzione delle ore di lavoro, senza riduzione dei salari e il miglioramento delle condizioni di lavoro in tutti i Paesi.
    È anche importante rafforzare i sindacati e il loro potere sugli accordi collettivi per aumentare i redditi dei dipendenti e migliorare la protezione sociale. Il diritto al lavoro, dignitoso e giustamente remunerato, fa parte di tutti i diritti umani imprescrivibili. Il “pilastro dei diritti sociali”, sempre promesso, e mai realizzato, deve diventare una priorità e tradursi in diritti sociali vincolanti e applicabili che siano effettivamente strumenti per combattere la povertà e l’esclusione sociale. Non può essere subordinato alle politiche di austerità o alle leggi sul mercato e sulla concorrenza nel semestre europeo. Per questo, sosteniamo la richiesta della Confederazione Europea dei Sindacati (CES) di un protocollo sociale che privilegi i sindacati e i diritti sociali rispetto al “diritto del mercato” e alle “libertà fondamentali dell’UE”. I nuovi diritti all’intervento dei dipendenti nelle aziende devono consentire di inventare una nuova democrazia economica.
    L’alloggio è un diritto. L’aumento dei prezzi e degli affitti, la speculazione immobiliare, lo sfratto delle classi medie e piccole, il rischio di museificazione di alcuni quartieri sono fenomeni diffusi. Il fenomeno del turismo eccessivo gioca un ruolo aggravante in queste logiche. Il diritto all’alloggio e la protezione degli inquilini, inclusa l’edilizia popolare, devono essere difesi: servono a lottare contro la povertà, l’esclusione e a difendere i senzatetto opponendosi a piattaforme come Airbnb che “uberizzano” i nostri quartieri.
    Parità di diritti per tutti in Europa
    La parità di diritti per tutti in Europa è un obiettivo centrale per la Sinistra Europea. Ogni discriminazione, legata al sesso, all’etnia, alla nazionalità, alla religione, all’orientamento sessuale o alla disabilità, deve essere eliminata.
    Il PSE sostiene il movimento femminista nella sua lotta contro il patriarcato e per la parità di diritti delle donne in termini di salari, condizioni di lavoro, avanzamento di carriera, partecipazione sociale a tutti i livelli. La lotta contro ogni violenza contro le donne deve essere una priorità in tutti i Paesi europei, con i mezzi necessari.
    La sinistra europea sostiene la causa delle minoranze sessuali LGBTIQ contro la discriminazione che subiscono e per il pieno riconoscimento dei loro diritti in materia di uguaglianza.
    La Sinistra Europea è fortemente impegnata nella lotta contro tutte le forme di razzismo poiché forze apertamente razziste e xenofobe stanno spuntando in tutta Europa, anche nei governi europei.
    La Sinistra Europea condanna politiche disumane nei confronti dei migranti, a cominciare da quelle che hanno mandato a morte migliaia di rifugiati nel Mediterraneo negli ultimi anni. Invece di chiudere le frontiere spendendo più denaro per Frontex e costruendo muri alle frontiere, la Sinistra Europea propone una politica europea attiva, basata sul principio di solidarietà tra gli Stati membri e che è allo stesso tempo è diretta verso politiche di cooperazione e di pace che affrontano le cause della migrazione forzata legata alla povertà, alle guerre e alla crisi climatica. Il PSE sostiene anche politiche in materia di asilo e rifugio degne dei diritti umani, tenendo conto del diritto alla mobilità e al movimento di tutti gli esseri umani sul pianeta terra. Il PSE sostiene il sistema di convenzioni internazionali che proteggono i diritti umani dagli attacchi di governi, come la “Convenzione delle Nazioni Unite sullo status dei rifugiati” e la “Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Il PSE chiede la soppressione dei regolamenti di Dublino e l’istituzione di corridoi umanitari, legali e sicuri.
    Mentre le leggi del mercato dominano tutto e le idee dell’estrema destra si diffondono, la questione dell’egemonia culturale deve di nuovo diventare una forza trainante per l’azione della sinistra. Le lotte politiche, sociali, economiche, ecologiche e democratiche comportano maggiori sfide culturali.
    Un’Europa democratica di popoli sovrani
    La lotta per la democrazia e il rispetto della sovranità popolare è una delle basi del PSE.
    Combattiamo l’ascesa dell’autoritarismo e dell’isteria etnica, nonché la messa in mora dei principi di uguaglianza, stato di diritto, libertà civili fondamentali e, più in generale, principi di emancipazione, laicità, libertà di religione pensiero ed espressione indipendenti da qualsiasi oppressione economica o clericale, fenomeni che si stanno diffondendo in Europa. Il rilancio di idee di estrema destra da parte di governi liberali o di destra, lungi dal ridurli, legittima tali discorsi. Ciò si traduce in molti Paesi nella repressione o nei divieti alle organizzazioni politiche e sindacali, ai giornali di sinistra e di opposizione, alle ONG che lottano per i diritti e le libertà. Il PSE ribadisce la sua solidarietà e condanna fermamente qualsiasi revisionismo storico che equipara il comunismo al nazismo, come ha vergognosamente dichiarato il Parlamento europeo.
    Combattiamo anche la visione autoritaria attorno alla quale è costruita l’Unione Europea neoliberista.
    Il fiscal compact, la moneta unica basata sul concetto di austerità, i meccanismi di controllo dei bilanci nazionali e locali da parte della Commissione europea, l’indipendenza della Banca Centrale Europea (BCE), il peso delle lobby, Business Europe e la Tavola rotonda europea sono anti-democratiche.
    Il PSE difende uno spazio europeo in cui popoli e nazioni, uguali tra loro, hanno il controllo sulle scelte politiche e decidono sovranamente la cooperazione e la condivisione che desiderano tra di loro. Il principio della sovranità popolare, il rispetto per le nazioni è essenziale per noi. Sappiamo anche che le principali sfide del 21 ° secolo sono di natura globale: la lotta contro il dumping sociale, la lotta alle frodi e all’evasione fiscale, la lotta contro la crisi climatica e la questione del debito impongono lotte e conflitti comuni, risposte politiche a livello europeo e internazionale.
    La democrazia in Europa è significa anche maggiore coinvolgimento dei cittadini, dei popoli, dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo che dovrebbero essere rafforzate nelle decisioni europee, nonché la lotta contro la corruzione e le porte girevoli, la difesa dei diritti dei lavoratori, dei sindacalisti, la lotta contro il dumping sociale e fiscale, la difesa dei sistemi di protezione sociale per tutti, la difesa della neutralità di Internet, la democrazia digitale e la protezione di informatori e giornalisti che denunciano reati finanziari o sistemi di sorveglianza statale. Sosteniamo il principio di allineamento con il livello più alto, in termini di diritti sociali, fiscali ed ecologici.
    Europa di pace e solidarietà internazionale
    La guerra è oggi ai confini dell’Europa e nella stessa Europa. L’impegno incondizionato per la pace e il disarmo è una parte inseparabile di una politica di sinistra. Il PSE ribadisce la sua opposizione alla Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO) ed ai tentativi di creare una forza europea ad essa associata che conferisca sempre più poteri all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (FRONTEX). Al contrario, vogliamo lo scioglimento di questa agenzia che sta mantenendo l’Europa Fortezza.
    La presenza aggressiva della NATO in Europa deve essere combattuta con l’obiettivo del suo scioglimento. Lo scudo missilistico della NATO deve essere smantellato. Il PSE invita i Paesi in possesso di armi nucleari a negoziare trattati che ne limitino la produzione e lo spiegamento. Il nostro obiettivo è il disarmo nucleare globale. L’UE deve ratificare il trattato delle Nazioni Unite (UN TPNW) sul divieto delle armi nucleari. Di fronte alla logica del blocco, cui si attestano i progetti di difesa europei, difendiamo la logica della sicurezza collettiva sulla base di uno sviluppo del ruolo dell’OSCE, del Consiglio d’Europa e della prospettiva di una conferenza e un trattato paneuropeo di sicurezza collettiva con la Russia.
    Al fine di difendere la pace in Europa, è effettivamente necessario stabilire e riavviare la cooperazione economica e culturale tra le nazioni europee. La Russia è il più grande Paese europeo e il deterioramento delle relazioni tra Russia e la UE è dannoso per tutti i popoli del continente. Inoltre, il divario tra Russia e UE è un pretesto per la corsa agli armamenti in Europa, nella NATO e in Russia. Il PSE sostiene fermamente la revoca delle sanzioni con la Russia come mezzo per una soluzione diplomatica alla crisi nell’Ucraina orientale, principalmente attraverso l’attuazione degli accordi di Minsk. La normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i Paesi europei e la Russia deve trovare il suo posto nello stesso processo. Il PSE richiede l’immediata cessazione della corsa agli armamenti, si oppone all’aumento della spesa militare e sostiene tutte le azioni di cooperazione civile e culturale come parte di una cultura di pace tra la UE, la Russia e l’Ucraina.
    In Europa, il PSE chiede una ripresa urgente dei negoziati su Cipro per una soluzione pacifica globale che rispetti il quadro concordato per uno Stato federale, bi-zonale e bi-comunitario con sovranità unica e con il ritiro delle truppe di occupazione turche e in definitiva delle basi militari straniere.
    Assistiamo alle tragiche morti di migliaia di persone nel Mar Mediterraneo. È una situazione insopportabile e ci impegniamo a lottare per fermare questa situazione terribile di persone che vogliono solo una vita migliore. Ci impegniamo a lottare per una soluzione pacifica e a combattere le cause che spingono quelle persone a fuggire dalle loro case. I conflitti che sorgono dalla migrazione sono principalmente economici, quindi ci impegniamo nella lotta per ridistribuire la ricchezza dai ricchi ai poveri anche su questo versante.
    La situazione è ancora peggiore nell’Europa orientale e centrale. Nei Paesi colpiti dagli effetti disastrosi dell’applicazione del “Consenso di Washington” e che rimangono nella periferia dell’UE con poche possibilità di raggiungere le medie economiche e sociali dell’UE, la sinistra è spesso scomparsa. La definizione di una strategia regionale per la sinistra implica la necessità di una definizione di interessi comuni a favore di investimenti pubblici per la creazione di posti di lavoro, l’introduzione di imposte progressive, salari e pensioni dignitosi, contro tutte le forme di nazionalismo, discriminazione e repressione, anche nei confronti di minoranze e rifugiati, contro ogni forma di patriarcato, per garantire libertà civili, politiche, culturali e religiose. Nei Balcani, l’istituzione di una pace duratura e della previdenza sociale costituisce una priorità, al fine di superare la logica del “dividi e comanda”, gli odi nazionalisti e le tensioni tra i Paesi. Inoltre, la cooperazione regionale deve contribuire a creare le condizioni necessarie per la protezione dei diritti sociali, l’uguaglianza di tutte le persone che vivono nei Paesi, compresi i migranti, la lotta alla criminalità organizzata e la tratta. Insieme alle forze della sinistra, ecologiste, della pace, dei movimenti sociali e femministi nei Balcani, dobbiamo lavorare per un concetto globale multifacetico di sicurezza (politica, economica, sociale, ecologica, umana), rifiutando le opzioni che portano alla guerra e violenza, all’indebolimento del diritto internazionale e alle violazioni dei diritti umani e delle minoranze. Tutto ciò mira a preparare la sinistra dei Paesi dell’Europa centrale, dei Balcani e dell’Europa orientale ad occupare un posto più forte nelle strutture europee.
    Il PSE esprime inoltre profonda preoccupazione per il mancato rispetto da parte dei British Tories degli “Accordi del Venerdì Santo”, del 1998, per l’Irlanda del Nord. La Iegislazione nazionale del popolo irlandese stabilita in questi accordi deve essere pienamente rispettata.
    Riaffermiamo anche il nostro sostegno al riconoscimento dei diritti del popolo Saharawi, attraverso lo svolgimento del referendum sull’autodeterminazione.
    Inoltre appoggiamo la battaglia per la democrazia dei popoli turchi, incluso il popolo curdo di fronte al regime di Erdogan. Allo stesso tempo, condanniamo l’invasione di Erdogan nella Siria settentrionale. Le elezioni democratiche del governo siriano sono una condizione ineludibile per portare la pace nella regione. Siamo a favore del pieno diritto all’autodeterminazione e al rispetto dei diritti umani, culturali e politici di tutte le parti del popolo siriano. Al fine di raggiungere la pace in Siria non vediamo altra opzione che i negoziati di pace condotti dalle Nazioni Unite. Chiediamo all’ONU di includere nei negoziati i gruppi non armati e i rappresentanti dell’autogoverno curdo. Siamo contrari agli interventi di forze straniere in Siria.
    Il PSE ribadisce ampiamente la sua solidarietà con le persone che lottano per i loro diritti: il popolo palestinese per un processo di pace che riconosca due Stati, Palestina e Israele, che vivano in eguale sicurezza, con uno stato palestinese costituito all’interno dei confini del 1967, con Gerusalemme Est come del capitale; il popolo di Cuba con la revoca del blocco e tutti i popoli latinoamericani, africani, mediterranei e asiatici che lottano per i loro diritti e la libertà. I popoli cileno, boliviano, colombiano e argentino che stanno combattendo per la loro dignità; il popolo venezuelano contro le sanzioni e le interferenze nord-americane ed europee.
    La guerra e il bombardamento nello Yemen devono cessare, così come la vendita di armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, nella quale le industrie europee degli armamenti svolgono un ruolo di primo piano.
  2. Nuovi traguardi per il PSE
    Il PSE ha visto un periodo di fondazione, quindi un periodo di sviluppo e rafforzamento, e negli ultimi anni ha dovuto affrontare una fase di difficoltà per la sinistra europea. Le sfide e le richieste della lotta di classe in Europa richiedono al PSE di impegnarsi per nuovi traguardi e di fare una proposta politica a tutte le forze di sinistra in Europa con l’obiettivo di reimmergere la politica nei luoghi in cui vivono i cittadini e le cittadine.
    La Sinistra in ogni forma è chiamata a guidare la resistenza contro le conseguenze delle crisi costruendo alternative progressive in Europa e nel mondo. Ciò che è più urgente è un nuovo equilibrio di forze sociali e politiche. Il Congresso PSE decide quindi di:
  • Continuare e rafforzare il Forum europeo annuale delle forze di sinistra, verdi e progressiste. Il PSE aveva deciso al suo 5 ° Congresso di proporre alle forze politiche progressiste, sociali, di cittadinanza attiva ed ecologiche di incontrarsi in uno spazio aperto di scambi ed elaborazione di iniziative comuni. Da allora si sono tenute tre sessioni del forum: Marsiglia (2017), Bilbao (2018) e Bruxelles (2019). Testimoniano che in Europa esiste una vasta gamma di forze disponibili per lavorare su un progetto alternativo per i popoli d’Europa. Il processo di discussione comune, incentrato sulla direzione e sul contenuto degli assi politici condivisi, favorisce il rafforzamento delle forze di sinistra in Europa
    Il PSE presenta le seguenti proposte alle forze impegnate nel forum:
    • Consolidare il forum elaborando proposte e assi di lotte concrete assunte tra l’altro, dalle assemblee di sindacalisti, donne e giovani, come esplicitato nella dichiarazione del Forum di Bruxelles. Il rafforzamento del lavoro con forze e movimenti sociali, ambientali e femministi è una questione importante per il futuro del forum.
    • Ribadire l’offerta di una co-costruzione del forum verso le forze di sinistra, comunista, ecologista, socialdemocratica, progressista, socialista, sindacale, cittadina, pacifista sulla base di una critica radicale all’ordine liberale produttivista e militarista esistente, al fine di perseguire l’allargamento del Forum. Questa proposta è indirizzata principalmente alle forze membri di GUE-NGL, ai verdi e al Progressive Caucus.
    • Elaborare e portare avanti campagne comuni per rotture concrete con la logica capitalista e produttivista, che presiede la costruzione europea, per creare una cooperazione tra i popoli e le nazioni d’Europa sulla base del rispetto della sovranità popolare, del progresso sociale, della transizione ecologica ed energetica, del rispetto dei diritti per tutti e della pace.
    • Per il rispetto della sovranità popolare e della democrazia: per l’abolizione del patto sul pareggio di bilancio e dei meccanismi di controllo della commissione europea sui bilanci nazionali (semestre europeo, two-pack, six-pack,) e l’abolizione della regola aurea di bilancio.
    • Per la giustizia fiscale: per una COP fiscale globale, sotto l’egida delle Nazioni Unite; per un’imposta globale sulle transazioni finanziarie sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il PSE sostiene qualsiasi misura da parte degli Stati e dell’UE in questa direzione.
    • Per la parità di genere: per l’immediata e vincolante attuazione della reale parità salariale di genere tra uomini e donne; Il PSE chiede la più ampia mobilitazione l’8 marzo.
    • Contro gli accordi di libero scambio, in primo luogo contro il CETA (“Canada-Europe Trade Agreement”), il Trattato TTIP e il TLC con Mercosur.
    • per il mantenimento e l’estensione dei sistemi pensionistici a ripartizione e dei regimi di protezione sociale; per l’allineamento verso l’alto di salari, pensioni e protezione sociale.
    • Lottare per un nuovo modello industriale per ridurre la disoccupazione e rispondere alla sfida ecologica e climatica, attraverso la cooperazione, lo sviluppo delle capacità umane e nuovi tipi di investimenti anziché concorrenza, rapina finanziaria e riduzione del “costo del lavoro”. Il PSE chiede di ridurre l’orario di lavoro. Per una rete di vigilanza, cooperazione, informazione e lotta a sostegno delle mobilitazioni per l’occupazione, i salari, il clima e la transizione ecologica contro le multinazionali, contro la guerra economica guidata dagli Stati Uniti. Una particolare vigilanza deve essere data al settore energetico, decisivo per il controllo e il raggiungimento della transizione energetica.
    • Per lo scioglimento della NATO e per un nuovo sistema paneuropeo di sicurezza collettiva basato sull’OSCE e sul Consiglio europeo, rifiutando le politiche militariste.
    • Per un modello di sviluppo che includa le decisioni della COP 21 sulla decarbonizzazione entro il 2050. Il PSE propone di impegnarsi in una grande battaglia ecologica per la creazione di servizi pubblici ambientali, gestione delle acque pubbliche, sviluppo trasporto pubblico gratuito o rinnovo termico delle abitazioni, difesa della biodiversità e fine dei pesticidi. ll nostro obiettivo è ridurre l’uso di energia, sviluppando allo stesso tempo una vita equa e buona per tutti. Supportiamo e lavoriamo per l’energia rinnovabile come l’energia solare, eolica e l’uso ecologicamente equilibrato dell’energia idroelettrica.
    Questi assi di trasformazione e lotta sociale sono comuni ai partiti membri del PSE che sono autonomi e sovrani nelle modalità della loro declinazione nazionale. Costituiscono una proposta politica, per un lavoro congiunto, indirizzata agli altri partiti della sinistra europea, in particolare ai membri del GUE-NGL che non sono membri del PSE.
    Il Congresso da mandato alla Presidenza eletta ed al Consiglio Direttivo di portare avanti queste aree.
    • Continuare l’allargamento del PSE, in particolare verso i Paesi e le regioni d’Europa in cui non è rappresentato. Ciò riguarda in particolare l’Europa orientale e sudorientale.
    • Ampliare il coordinamento e la cooperazione degli spazi sociali, politici e sindacali. Nel quadro della costruzione di un’alternativa di sinistra in Europa, c’è bisogno di maggiore cooperazione e coordinamento, partendo dal massimo rispetto per l’indipendenza di ciascuna istituzione. In questa senso, riteniamo necessario mantenere e rafforzare la cooperazione con il GUE/NGL, al fine di aiutare il suo lavoro istituzionale a essere il più efficace possibile e con il massimo impatto sociale. Con Trasform! Europa, collaboreremo per approfondire il suo ruolo di centro studi e di riferimento per il pensiero ed il lavoro quotidiano del PSE e di tutti i partiti della nostra rete.
    • Continuare e consolidare le relazioni di cooperazione internazionale. Il PSE è molto impegnato allo sviluppo delle relazioni di cooperazione di lavoro, fiducia e iniziative con le forze progressiste internazionali: il Foro di San Paolo dell’America Latina e dei Caraibi, attraverso il seminario PSE-Foro di San Paolo, le forze di sinistra del Mediterraneo attraverso il Foro mediterraneo, le forze di sinistra in Nord America, Asia ed Africa.
    Il Partito della Sinistra Europea concepisce sè stesso come uno spazio politico di scambio tra i partiti e i soggetti politici, che sono membri, osservatori e partner, nel rispetto della loro sovranità, e come un luogo di elaborazione e battaglie comuni contro la costruzione neoliberista della Unione europea, per un’Europa di cooperazione tra popoli uguali e sovrani. Le differenze tra i partiti membri, che riconosciamo, non dovrebbero ostacolare il nostro lavoro congiunto per rendere il Partito della Sinistra Europea un partito europeo più forte, più influente, più efficace, in grado di costruire lo spazio europeo sostenibile di cui ha bisogno la sinistra.
    Il Partito della Sinistra Europea si considera uno strumento per l’unità delle forze di sinistra che si battono per un socialismo democratico, antimperialista, femminista ed ecologico. Il nostro campo sociale è quello di popoli, lavoratrici e lavoratori, giovani, pensionate-i, di coloro che combattono contro ogni tipo di oppressione, discriminazione e per l’emancipazione, di donne che combattono il patriarcato e la violenza di genere, di coloro che vogliono vivere su un pianeta abitabile oggi e domani, di coloro che lottano per la pace e la sicurezza collettiva, di tutte e tutti coloro che hanno interesse a superare il capitalismo e intendono agire insieme per raggiungere questi obiettivi.

(traduzione a cura del dipartimento esteri del PRC)

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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