Francesco Cecchini

Territorio Mapuche recuperato
Mapuche significa popolo o gente (che) della terra (mapu), terra del popolo. Un popolo che prima gli spagnoli, ma poi, innanzitutto, i padri della patria e degli argentini di oggi tentarono di sterminare e quasi ci riuscirono. Una vaga, ma tragica contabilità parla di centinaia di migliaia di morti. Le campagne militari della Pampa o del Desierto furono vere e proprie azioni di genocidio. Ma invano i Mapuches ed anche i pochi Tehuelches che rimangono continuano a resistere e lottare. Sono un popolo tenace e duro come le loro terre, dal Pacifico all Atlantico: le due coste, Le Ande, il nord della Patagonia, la Pampa, ed i venti che le scuotono.

Nazione Mapuche
COMUNICATO DEI MAPUCHE DEL LOF KURACHE,  PUBBLICATO IL 25 DICEMBRE DA AGENCIA PARA LA LIBERTAD.
Il link con l’originale del comunicato è il seguente:
https://agenciaparalalibertad.org/nueva-recuperacion-territorial-mapuche-en-tierras-usurpadas-por-benetton/
Al nostro Popolo Nazione Mapuche in lotta, a tutti i popoli originari di Abya Yala, che resistono al capitalismo estrattivo e al colonialismo che vuole organizzare le nostre vite per il profitto della borghesia, a tutti i popoli oppressi del mondo che combattono per la loro liberazione con una prospettiva di eguaglianza di genere, di conservazione degli ecosistemi naturali e con un atteggiamento comunitario, in equilibrio con la natura e con una posizione di declonizzazione; ai movimenti sociali, contadini e ambientalisti, ai media alternativi e contro-egemonici, compromessi con quelli di sotto, los de abajo, e per la conservazione della vita e del territorio, comunichiamo quanto segue:
Come famiglie del LOF KURACHE iniziamo un’azione di recupero territoriale, nell’El Platero, alla multinazionale Compañía Tierras del sur della famiglia Benetton. Questa decisione nasce dall’esigenza primaria di continuare a esistere come mapuche nel nostro territorio, in terre adatte al nostro sviluppo spirituale, culturale, economico, sociale e politico, negato per oltre 140 anni. A causa, inoltre, di politiche scarse o quasi nulle di restituzione di terre produttive, nonostante i grandi conflitti territoriali che portano il pu peñi ka pu lamgen ( marce di sorelle e fratelli) in diverse parti del territorio mapuche. E’ stata data priorità, come nel caso di Chubut, alla creazione di ministeri per miniere e per idrocarburi, piuttosto che a istanze governative per l’espropriazione e il ritorno di terreni usurpati dagli grandi propietari terrieri o alla creazione di scuole interculturali negli spazi rurali delle comunità per frenare la migrazione di campo alla città, spostando conflitti territoriali alla magistratura o tavole di mediazione che non portano a nessuna soluzione concreta a causa dell’assenza del potere esecutivo o criminalizzando le rivendicazioni territoriali e optando per protocolli per reprimere le rivendicazioni delle comunità.

Nel secondo caso la nostra posizione ideologica, che si basa sul kimün ( conoscenza mapuche) e sul mapuche feyentun (spiritualità mapuche) ci spinge a definirci oggi anticapitalisti e andare contro la concentrazione della terra nelle mani di pochi, per continuare a spaccare le basi della struttura economica del grande soggiorno che ci ha portato dopo il bottino a soffrire la fame, lo sfruttamento dei nostri fratelli e la povertà per le comunità. E il modo migliore per farlo è recuperare ciò che è rubato che per diritto ancestrale appartiene a noi.

In terzo luogo, data l’avanzata dell’estrazione mineraria e l’espansione dello sfruttamento di idrocarburi, voluta dalla classe politica parassitaria di successivi governi nazionali e provinciali in collaborazione con le multinazionali che si stanno sviluppando nell’Altopiano di Zungunkura, diciamo che il nostro strumento fondamentale è il recupero e il controllo territoriale da parte delle comunità per continuare a preservare gli ecosistemi naturali che per migliaia di anni hanno permesso la diversità della vita nel nostro wallmapu (territorio), in completa armonia, e non continuare a consentire più aree di sfruttamento. Per questo motivo, siamo solidali e inviamo un saluto fraterno alle comunità che si trovano sull’altopiano resistendo alla compagnia mineraria Pan American Silver e al suo progetto, difendendo la falda acquifera Sacanana. Che non c’è vita senza acqua e non stiamo parlando di acqua in bottiglia ma di acqua che scorre libera nel territorio. Solidarizziamo anche con le comunità che resistono all’avanzamento del gruppo Burco di capitali che provengono dal Quatar sulla sorgente del fiume Chubut, da cui emana l’acqua vitale necessaria per molte comunità sia di Rio Negro che di Chubut, che però è anche ambita da grandi multinazionali con vari progetti minerari. Infine, chiediamo a tutti i lavoratori Mapuche, ai lavoratori a giornata, ai lavoratori domestici, agli studenti, i tagliatori, i lavoratori edili e i disoccupati di recuperare nelle famiglie ciò che i grandi propietari hanno usurpato, poiché la ricchezza di questi è stata generata dal sudore e da sangue dei nostri genitori e nonni e quindi ci appartiene. Invitiamo a Peñi e Lamgen (fratelli e sorelle) con terre improduttive confinate a rovesciare i fili spinati, ad abbandonare le liti per la scarsa terra tra i vicini Mapuche e unirsi per combattere contro il vero nemico, i padroni delle grandi fattorie, i grandi gruppi imprenditoriali che usurpano i nostri territori per creare paradisi privati, società minerarie e idrocarburi che stanno ancora cercando di venderci un falso progresso e benessere economico in cambio della consegna totale del nostro wallmapu (territorio) e dei beni comuni, lasciando completamente contaminati acqua, terra e aria.
In questo modo concludiamo, affermando che il modo migliore per onorare la memoria di Rafael Nawel è continuare a recuperare il territorio usurpato.
-POR LA DIFESA DEL SACANANA ACUIFERO E LE NASCITE DEL FIUME DI CHUBUT.

  • LIBERTÀ A TUTTI I PRIGIONI POLITICI MAPUCHE
    -ABSOLUZIONE DI LAUTARO GONZALES CURUHUI
  • FUORI BENETTON, LEWIS, VAN DITMAR, HERMANOS MINDLIN, PAN AMERICAN SILVER, QATARIES E MAXIMA ZORRIGUETA DAL TERRITORIO MAPUCHE

Ragazza mapuche resistente

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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