Manifestanti con la bandiera amazigh (berbera)


Francesco CecchInì


Venerdì scorso durante l’ hirak No 47 in tutte manifestazioni, o quasi, è stata sventolata la bandiera amazigh, segno d’identità di una parte importante della popolazione algerina. Il 12 gennaio gli algerini celebrano il Nuovo Anno Amazigh, Yennayer, il 2970, festa nazionale in Algeria dal 2017.
Dal 22 febbraio, la questione dell’identità è stata presente nell’hirak Da giugno, i servizi di sicurezza hanno iniziato ad arrestare coloro che portavano la bandiera amazigh. Il capo di stato maggiore, Gaied Salah, constatando che molti manifestanti recavano, oltre alla bandiera nazionale anche quella amazigh ha pubblicamente dichiarato, il 19 giugno, di non tollerare queste bandiere, invitando ad arrestare chi non avesse obbedito a questa ingiunzione. Manifestanti hanno trascorso anche sei mesi in prigione, in particolare quelli che sono stati arrestati ad Algeri, ma non si arrendono.
L’insegnamento del tamazight nelle scuole è stato istituito nelle scuole nel 1995 sotto la presidenza di Liamine Zeroual, dopo un anno di boicottaggio scolare in Cabilia. Il tamazight è diventata lingua ufficiale in Algeria nel 2016.
In ogni caso, oggi e al di là della sua evoluzione ufficiale, anche se resta ancora molto da fare sul campo la questione dell’identità sta guadagnando sempre più consenso all’interno della società, sebbene ci siano ancora resistenze, alcune drammatiche, vedi la repressione di coloro che sventolano bandiere amazigh durante l’hirak.

Ogni colore si riferisce ad un elemento di Tamazgha, territorio abitato fin dall’antichità dai berberi: Il blu rappresenta il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, il verde rappresenta il Bled, l’ampia fascia di territorio coltivabile e le montagne verdi; il giallo rappresenta la sabbia del deserto del Sahara.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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