Giulio Chinappi

A seguito delle forti tensioni tra Iran e Stati Uniti, il partito iraniano del Tūdeh ed il Communist Party of the USA hanno rilasciato un comunicato congiunto contro uno scontro bellico tra i due Paesi. All’appello si è unito anche il Communist Party of Britain.

Alla difesa aprioristica del proprio Stato, tipica delle forze borghesi e reazionarie, i partiti comunisti rispondono con l’internazionalismo e la solidarietà tra le nazioni, nell’interesse comune delle proprie classi lavoratrici. È questo lo spirito che ha animato i comunisti iraniani, statunitensi e britannici, che hanno deciso di rilasciare un comunicato congiunto contro lo scontro bellico tra Iran e Stati Uniti, con l’eventuale partecipazione di altre potenze occidentali contro Tehrān.

Non dobbiamo dimenticare, infatti, che, mentre le classi dominanti giocano con lo scacchiere geopolitico, a pagare il prezzo dei conflitti sono sempre le classi subalterne, di qualsiasi Paese si tratti. L’escalation nata dall’atto terroristico orchestrato da Donald Trump, autore dell’omicidio mirato del generale iraniano Qasem Soleimani, rischia di portare ad un nuovo conflitto di ampie proporzioni nell’area mediorientale, che verrebbe macchiato del sangue della classe lavoratrice iraniana, irachena e non solo.

Di seguito la nostra traduzione del comunicato congiunto firmato dal partito iraniano del Tūdeh, dal Communist Party of the USA e dal Communist Party of Britain.

L’assassinio di venerdì 3 gennaio 2020 a Baghdad, in Iraq, di Qasem Soleimani, comandante della forza Niru-ye Qods extra-territoriale del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGC), e Abu Mahdi al-Mohandis, capo dell’Iraq Kataib Hezbollah, insieme a molti altri cittadini iraniani, iracheni e libanesi, su ordine del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sono una chiara violazione sia della sovranità nazionale irachena che del diritto internazionale. Le nostre parti lo condannano senza riserve.

Condanniamo altresì le successive intimidazioni di Trump contro l’Iran, minacciando di colpire 52 siti in quel Paese, compresi i siti culturali. Inoltre, consideriamo la minaccia del regime iraniano di colpire il personale e gli interessi degli Stati Uniti nella regione come una posizione pericolosa e irresponsabile che serve solo ad aumentare la tensione.

Gli attacchi missilistici sulle basi statunitensi in Iraq mercoledì 8 gennaio, da parte dell’IRGC, hanno chiaramente accentuato le tensioni e minacciato di provocare una guerra totale con gli Stati Uniti. È chiaro che queste mosse bellicose hanno il potenziale per trasformare ancora una volta l’Iraq in un campo di battaglia regionale e internazionale, ed immergere un insieme di Paesi in un altro bagno di sangue.

I nostri partiti avvertono con urgenza che questa spericolata spaccatura sta spingendo incessantemente gli Stati Uniti e i suoi alleati – tra cui Gran Bretagna, Israele e Arabia Saudita -, insieme all’Iran e ai suoi sostenitori regionali, più vicini al punto di non ritorno, aumentando notevolmente il pericolo di una guerra totale in Medio Oriente e persino di catastrofici scontri globali. Condanniamo il soffiare sulle fiamme del conflitto da parte dei mass media di Stati Uniti, Gran Bretagna e Iran, le cui menzogne e distorsioni gingoiste cercano di giustificare l’aggressione non provocata e di ottenere il sostegno popolare all’escalation e alla guerra.

Notiamo che l’esecuzione del piano di assassinio è stata attentamente e cinicamente cronometrata dal presidente degli Stati Uniti per distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi interni – l’impeachment per abuso di potere e ostruzione del Congresso e le importanti questioni sociali in vista delle imminenti elezioni presidenziali statunitensi del 2020. La sua azione mina la Costituzione degli Stati Uniti e dimostra che non si fermerà assolutamente davanti a nulla nella sua spietata ricerca dell’egemonia degli Stati Uniti e del suo potere personale.

L’assassinio e le sue conseguenze si stanno sviluppando in un ambiente in cui le tensioni sono state deliberatamente alimentate per più di due decenni. L’attuale polveriera è un miscuglio alimentato dalle avventurose politiche dell’imperialismo USA – tra cui le dure sanzioni contro l’Iran, il ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action – JCPOA) e la continua presenza militare in Iraq – insieme alle politiche e azioni interventiste del regime teocratico iraniano, in particolare la sua forza Qods, in tutta la regione. Allo stesso tempo, le divisioni settarie-religiose adottate dai successivi governi iracheni negli ultimi sedici anni hanno danneggiato la sovranità nazionale di quel Paese.

Pertanto, occorre compiere ogni sforzo per disinnescare la tensione, prevenire un’escalation dell’attuale crisi ed evitare un altro disastroso conflitto militare diretto o per procura nella regione. A tal fine, tutti gli interventi stranieri in Iraq e in Iran devono essere fermati. A nessuno dei protagonisti dovrebbe essere permesso di condurre la regione verso una sanguinosa guerra, che servirà solo gli interessi delle forze più reazionarie e di destra nella regione e altrove, e che rimpinguerà le tasche degli azionisti dei vasti complessi militari-industriali del mondo. Inoltre, la minaccia della guerra danneggia ulteriormente i movimenti popolari contro la corruzione e la cattiva gestione e per la libertà e la giustizia sociale in Iran, Iraq e altri Paesi vicini. Questi hanno già affrontato una repressione brutale e violenta. Una guerra totale farà piovere morte e distruzione su milioni di persone innocenti e annullerà la loro lunga lotta per i diritti fondamentali e la possibilità di determinare un futuro di loro scelta. È solo in pace che i normali lavoratori di Paesi come l’Iran e l’Iraq possono continuare questa lotta.

Le nostre parti chiedono alle Nazioni Unite, alle sue agenzie e alla comunità internazionale di aiutare a trovare approcci pacifici per risolvere i problemi attuali nella regione. Facciamo appello al movimento per la pace in tutto il mondo per mobilitare l’opinione pubblica contro la guerra e costringere i governi e le forze gingoiste e pro-guerra alla ritirata, finché c’è ancora tempo. L’imperialismo statunitense e la dittatura iraniana sono disarmati e privi di denti senza questi elementi.

Infine, ci impegniamo per e chiediamo la più ampia solidarietà con la classe lavoratrice e i popoli dell’Iran e dell’Iraq nella loro difficile lotta in questi giorni bui e nei prossimi mesi. Una soluzione pacifica è possibile. Insieme, e solo insieme, possiamo conseguirla

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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