Il 21 gennaio 1990 circa 52 persone furono uccise e 250 ferite sul ponte Gaw Kadal a Srinigar


Francesco Cecchni


Fin dal 1947 in Kashmir son avvenuti numerosi massacri. Nei primi anni dei 90 del secolo scorso, la vita quotidiana in Kashmir era una routine di repressioni, coprifuoco, arresti di massa. Spari indiscriminati da esercito e polizia contro manifestanti. Erano gli anni di massacri che ancora bruciano nella memoria dei kashmiri, ma più o meno dimenticati nel resto del mondo. Ci sono stati eventi come l’esodo dei pundit hindù dal Kashmir che si sono verificati anche nella stessa epoca. Un giorno dopo l’esodo dei pundit hindù del Kashmir, quello che è successo fu tragico. L’esito degli pundit hindù dal Kashmir avvenne il 19 gennaio 1990 e due giorni dopo il governatore del Kashmir, Jagmohan, ordinò alle sue truppe di aprire un fuoco indiscriminato su persone indifese. Tre anni prima le elezioni del 1987che elessero Jagmohan erano state truccate per sconfiggere i kashmiri che volevano l’indipendenza del Kashmir.
Dal 21 al 25 gennaio tre massacri avvennero in pochissimo tempo. Il primo fu il massacro del ponte Gaw Kadal di Srinigar, in cui furono uccisi circa 53 persone e centinaia furono i feriti. Soldati spararono a manifestanti pacifici mirando alla testa e petto. La notte prima, l’esercito perquisì a ffondo il quartiere Chota Bazar, andando di casa in casa alla ricerca di armi e militanti. Furono arrestati centinaia di giovani che non erano né militanti né avevano un’arma. I soldati molestarono donne, picchiarono giovani e bambini e spararono proiettili contro le case
Nessun uomo dell’esercito è stato mai punito e che nessuna indagine è stata completata fino ad oggi.
La situazione in Kashmir è peggiorata. Lo status speciale concesso al Kashmir ai sensi dell’articolo 370 della Costituzione è stato abolito il 5 agosto 2019. Il territorio è stato frantumato in Kashmir, Jammu e Ladakh e il Kashmir è diventata la zona più militarizzata del mondo, dove i morti per scontri tra militanti ed esercito sono decine ed aumentano.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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