Anche in Italia i sostenitori dei Julian Assange fanno sentire la loro voce contro l’estradizione negli Stati Uniti del fondatore di Wikileaks che rischia 175 anni di prigione per “aver detto solo la verità”, come hanno ribadito il Generale Fabio Mini e l’ambasciatore, Alberto Bradanini
Nei giorni scorsi riflettori mediatici di nuovo puntati sul fondatore di Wikileaks, Julian Assange, rinchiuso in una prigione britannica, durante la prima udienza sulla sua estradizione negli USa dove rischia una condanna a 175 anni di carcere.
In Italia i sostenitori di Assange sono tornati a farsi sentire, come riporta l’Adnkronos che cita una dichiarazione del Generale Fabio Mini: “La vicenda di Assange, le accuse più disparate, il trattamento iniquo e le violazioni dei diritti umani che ha dovuto subire dimostrano come le cosiddette ‘grandi democrazie’ occidentali -in particolare, Stati Uniti e Gran Bretagna- non hanno rispetto delle persone e nemmeno delle loro stesse leggi”.
“Non occorre essere complottisti -prosegue il generale- per riconoscere che l’accanimento contro Assange è dovuto a un solo, grave, delitto: aver detto la verità. E, ancor peggio, non aver aggiunto nulla di suo a quanto americani e inglesi affermavano e facevano in spregio a qualsiasi ‘umanità’ e logica, in guerra e in pace, con i nemici e gli alleati. Ma se la persecuzione di questi ‘paladini della libertà e della democrazia’ non stupisce, è invece assordante il silenzio che tutti gli altri Stati mantengono da anni, invece di insorgere non soltanto per ciò che sta accadendo ad Assange, ma per ciò che si è limitato a rivelare”
La comunità internazionale, i servizi d’intelligence, gli eserciti e i politici del mondo “gli sono debitori di molte rivelazioni che nemmeno immaginavano o che si rifiutavano d’immaginare -osserva Mini- Piuttosto che ammetterle, fingono di non averle mai sentite o dicono che si tratta di nefandezze giustificate in quanto parte della guerra e della politica. Il silenzio degli ‘altri’, però, autorizza i ‘paladini’ a insistere con le menzogne, mentre Assange dev’essere lasciato libero -fisicamente e psicologicamente- anche di difendersi o di accusare. In entrambi i casi abbiamo tutto da guadagnare”.
A sostegno di Assange anche l’ex Ambasciatore italiano in Cina e Iran Alberto Bradanini, il quale ha spiegato che il fondatore di Wikileaks sta “pagando con la vita, a vantaggio di noi tutti, la difesa della libertà”. Ed ha aggiunto: ” “La sua prigionia ingiustificata testimonia la pretesa di dominio imperiale dell’élite americana, che teme la verità ed è in preda al panico per il fatto che comuni cittadini possano conoscere trame oscure, corruttele e manipolazioni politiche e mediatiche messe in opera da quella che si autoproclama la ‘più grande democrazia del mondo’”.
Attraverso la pubblicazione di migliaia di documenti degli apparati americani, “ricevuti senza violare alcuna norma, ma solo svolgendo la professione di giornalista -prosegue il diplomatico italiano- Assange ha mostrato come operino strutture Usa occulte o semiocculte. Queste dispongono di ingenti risorse finanziarie e tecnologiche, con cui raccolgono dati su nemici e amici, finanziano tensioni, aggressioni politiche ed economiche, ‘rivoluzioni’ e conflitti contro nazioni, organizzazioni, imprese o individui che non si sottomettono al loro potere. Tutto ciò a beneficio di una minoranza, la plutocrazia dell’1% contro il 99% di una popolazione precarizzata ed eticamente manipolata, che alimenta il mito della ‘nazione indispensabile’, voluta da Dio per governare un mondo recalcitrante”.
Con la richiesta di estradizione, secondo Bradanini, gli Usa si pongono “al di sopra del diritto (nazionale e internazionale), della libertà di stampa, cruciale in un sistema democratico, e del rispetto dei diritti umani, come è evidente anche dalla decisione di tenere aperta la prigione di Guantanamo, dove si può essere rinchiusi senza limiti di tempo e torturati senza aver subito alcuna condanna penale”.
“Gli abusi subiti da Assange, con la complicità del governo britannico -conclude l’ex ambasciatore- possono giustificarsi solo nella presunzione che i cittadini debbano restare all’oscuro di quel che fanno apparati paralleli e servizi di intelligence. Il fondatore di Wikileaks appare come uno dei grandi della scena politica contemporanea, a favore del quale dovrebbero mobilitarsi le nazioni europee. L’Italia democratica e costituzionale -guidata da due partiti che per storie diverse si attribuiscono grande sensibilità ai temi etici- potrebbe offrire asilo politico a Julian Assange. Ma si troverà il coraggio per un passo del genere?”.