Dai baci ai salumi alle citofonate ai presunti spacciatori, durante campagna elettorale per le elezioni in Emilia Romagna la propaganda social di Salvini ha funzionato a pieno ritmo. E anche se a pagare lo stipendio a Morisi e al suo team non è più il ministero dell’Interno, ad alimentare la Bestia sono ancora i soldi pubblici.
Si muove come un maestro d’orchestra. Cammina da un lato all’altro del retropalco, compulsa lo smartphone, impartisce istruzioni ai suoi, ordina di alzare il volume del “Nessun Dorma”, che tradizionalmente accompagna il finale dei comizi Capitano. Sul palco di Maranello, Matteo Salvini arringa la folla per l’evento clou della campagna elettorale in Emilia ma, dietro le quinte, a tenere il timone del comando è Luca Morisi, lo spin doctor più famoso d’Italia. Nulla sfugge al suo controllo, o quasi.
Al termine del comizio, mentre Salvini è impegnato nel consueto rito dei selfie, i giornalisti riescono a superare le transenne e a raggiungere la candidata leghista alla Regione, Lucia Borgonzoni. Quando Morisi se ne accorge, non nasconde il fastidio. Si agita e chiede conto ai collaboratori di come i cronisti abbiano potuto fare breccia nel cordone di sicurezza e raggiungere “la Lucia”, che per larga parte della campagna elettorale è sembrata essere occultata ai media. Ormai però è troppo tardi per rimediare: Borgonzoni sta già parlando. E allora Morisi accende il suo cellulare e si mette a riprendere. Se proprio intervista deve essere, che almeno ci sia un video pronto per essere rilanciato (o nascosto) sui social.
La Bestia è ancora viva
Sotto il tendone rosso Ferrari di Maranello, lavora a pieno ritmo la Bestia, com’è soprannominato lo staff della comunicazione di Salvini. Quando chiediamo a Morisi di poter rivolgere qualche domanda davanti alla telecamera, prima si fa scudo con la proverbiale riservatezza: “Non è nelle mie corde”, poi si congeda con una generica promessa: “Ci sentiamo dopo il 27”.
Già perché il suo team è impegnato senza sosta a seguire il leader nel never ending tour elettorale tra Emilia Romagna e Calabria. Per verificarlo basta consultare i profili social, sempre aggiornati, dei membri del gruppo. È la stessa macchina che, nei mesi passati da Salvini al ministero dell’Interno, ha invaso la rete con le invettive sui porti chiusi e contro le Ong e che adesso cura l’immagine del leader dell’opposizione. Con un filo in comune: a nutrire la Bestia sono sempre i soldi dei contribuenti.
La Bestia di Salvini. Luca Morisi dietro le quinte del palco della Lega
2459630Pubblicato da Marco Billeci
Chi paga la Bestia?
Sui pagamenti dei Morisi Boys negli scorsi mesi si sono accese più volte le polemiche. L’Espresso ha rivelato l’esistenza di un contratto da 480mila euro stipulato nel maggio 2018 dal gruppo della Lega al Senato con la Vadolive srl, società che provvedeva poi a remunerare gli uomini del team social di Salvini. Il contratto si è interrotto nel novembre dello stesso anno perché, nel frattempo, la squadra di Morisi si era trasferita insieme al Capitano al Viminale.
A pagare la grancassa salviniana è stato dunque, nei mesi successivi, il ministero dell’Interno fino ad agosto scorso quando – dopo la crisi di governo da lui stesso provocata – Salvini è tornato a essere un “semplice” senatore. Si è parlato molto nelle scorse settimane dei risparmi per il Viminale in termini di costo per lo staff dovuti al passaggio di consegne tra il leader leghista e Luciana Lamorgese. Vero, ma il saldo per le casse pubbliche rischia di essere quasi nullo. Insieme a Salvini, infatti, anche la Bestia ha trovato un nuovo tetto e nuovi stipendi a palazzo Madama. Da settembre, il costo mensile per il personale del gruppo della Lega al Senato è quasi raddoppiato: si è passati dai circa 44mila euro dei mesi precedenti alla crisi di governo, agli oltre 84mila euro di media spesi nei mesi successivi. Sapere chi e quanto è pagato con i circa 40mila euro in più rendicontati ogni mese da settembre è impresa ardua. Gli unici a conoscere i dettagli sono i contabili del Carroccio ma contattato da Fanpage, il tesoriere del gruppo a palazzo Madama, il senatore Stefano Borghesi, si limita a dire: “I dati pubblicati sono più che sufficienti, non intendo aggiungere altro”.
Qualcosa sul destino della Bestia è comunque possibile ricostruire. Luca Morisi, ufficialmente responsabile comunicazione social della Lega, è ora di casa al Senato. Andrea Paganella, socio di Morisi nella Sistemaintranet.com (la società da cui ha origine la fortuna sul web del Capitano) e capo segreteria di Salvini nei mesi al ministero dell’Interno, oggi ricopre lo stesso ruolo nella struttura che fa riferimento al senatore e leader leghista. Due membri del team scrivono nei loro profili Linkedin che, da settembre 2019, sono alle dipendenze del gruppo della Lega a palazzo Madama: si tratta di Daniele Bertana e Leonardo Foa, figlio del presidente Rai Marcello.
Per altri due ragazzi prodigio della squadra di Morisi – Andrea Zinelli e Fabio Visconti – mancano riferimenti certi, se non una generica appartenenza al team social di Salvini. Di certo anche loro continuano a seguire il capo in tutte le tappe del suo personale giro d’Italia e a lavorare per rilanciare sui social i contenuti della comunicazione salviniana. Fabio Montoli ha invece trovato spazio alle dipendenze del gruppo del Carroccio alla Camera, dopo aver fatto parte dello staff comunicazione di Palazzo Chigi durante il periodo in cui Salvini ha rivestito anche il ruolo di vicepremier. Nell’ufficio stampa leghista poi continuano a operare Iva Garibaldi e Matteo Pandini, già portavoce di Salvini al ministero.
Il cuore della Bestia
Gli uffici della “Bestia” di Salvini nel cuore di Roma, in via delle Botteghe Oscure
Anche il fortino della propaganda salviniana ha trasferito il suo indirizzo in zona Senato. Ora una parte consistente del lavoro si svolge negli uffici del gruppo della Lega, in piazza San Luigi dei Francesi, alle spalle di palazzo Madama. In realtà, già dal 2018, il cuore della Bestia si era spostato dal Nord verso Roma. La stampa se ne accorse quasi per caso, inseguendo un giorno Salvini che scendeva a piedi dal Quirinale dopo le consultazioni all’indomani delle elezioni politiche. Il Capitano condusse il codazzo di cronisti e telecamere fino a un edificio in via delle Botteghe Oscure, proprio di fronte alla storica sede del Pci, dove rimase asserragliato per il resto della giornata. Si venne a sapere poi, che in quel palazzo avevano trovato posto gli uffici di Morisi e della sua squadra, insediati nella capitale dopo il 4 marzo. Quella tana semi-segreta è stata tenuta attiva anche quando gli uomini della Bestia sono stati assunti al ministero dell’Interno. Un simbolo della commistione tra la propaganda di partito e il ruolo istituzionale che ha caratterizzato il mandato di Salvini al Viminale.
Nello stesso edificio di via delle Botteghe Oscure che ospita i computer della Bestia, si trova il quartier generale dell’Ugl, sindacato di destra molto vicino al Carroccio. Le stanze occupate dalla Bestia erano state in precedenza sede dell’Iper-Ugl, l’istituto di ricerca del sindacato. Nei mesi scorsi, l’ex vicesegretario della confederazione, Giancarlo Favoccia, ha chiesto in una lettera al segretario Francesco Capone se gli uffici siano stati subaffittati o concessi gratuitamente alla Lega. Per tutta risposta, è stato sospeso dal sindacato con cui oggi è in causa. “Quelli non sono nostri uffici, noi non possiamo subaffittare a nessuno, i locali non sono stati concessi in nessun modo”, replicano dall’Ugl. “Non abbiamo nessun tipo di rapporto con la Lega”, tagliano corto.
Sta di fatto che, ancora oggi, nel palazzo di via delle Botteghe Oscure gli uffici al primo piano sono indicati come quelli che ospitano lo staff leghista. E se citofoniamo fingendoci dei giovani programmatori interessati a lasciare il nostro curriculum per candidarci a entrare nella squadra di Morisi, una voce risponde sospettosa: “Chi le ha detto di venire qui?”, prima di riagganciare. La Bestia c’è, ma si deve vedere il meno possibile. Almeno fuori dai social